Qual è il patto basato sulla fiducia che nessuno risarcisce in caso di violazione

promessa

“Io mi fido di te” canta Jovanotti. E in effetti in questa frase brevissima si racchiude un mondo intero. Vale a dire un io che sceglie di “stare collegato” all’altro, come prosegue il cantautore. Quindi, alla base di tutto c’è una precisa scelta di un individuo che decide e sente di dover riporre fiducia in un’altra persona. Anche se “forse fa male” è sempre Jovanotti a dire. Ed infatti, è proprio qui che sta il nocciolo della questione su cui intendiamo concentrare l’attenzione. Vediamo quindi, più nello specifico, qual è il patto basato sulla fiducia che nessuno risarcisce in caso di violazione.

Fiducia e fede

Cominciamo buttando uno sguardo sull’etimologia della parola fiducia. La matrice è di derivazione latina e la parola è “fides”, che significa appunto “riconoscimento dell’affidabilità dell’altro”. Dunque, già da questo primo passaggio, si comprende una cosa fondamentale. Vale a dire la fiducia verso l’altro non è innata, né tantomeno automatica, ma qualcosa che si conquista sul campo. Pertanto, per far sì che si cominci a provare fiducia verso un’altra persona, si richiede l’incontro e il contatto diretto. Per cui, alla fiducia non ci si abbandona incondizionatamente. Cosa che, invece, avviene quando si fa un atto di fede. La fede, infatti, é un atto di tipo assoluto. È questo il caso dei cosiddetti dogmi di fede che, senza alcun vaglio, presuppongono un abbandono incondizionato e assoluto. Ebbene, sgomberato il campo da ciò che la fiducia non è, vediamo quali sono i presupposti su cui si costruisce e come la si perde.

Quando nasce la fiducia

“Forse fa male eppure mi va” canta sempre Jovanotti ed in effetti, spesso ciò che spinge a fidarsi di una persona, piuttosto che di un’altra, non è granché spiegabile. Alle volte si percepisce come familiare e affidabile quel certo modo di fare o di porsi che ha quella determinata persona. Altre volte sono i gesti che l’altro compie che ce lo rendono degno di massima stima e ammirazione.

È questo un ambito nel quale sono molto più efficaci i fatti rispetto alle parole che si dicono. Non è un caso che i latini dicevano “verba volant”, ovvero le parole volano via e si disperdono. Per cui, una volta individuata la nostra persona di fiducia, prenderà avvio il passaggio più delicato. Cioè, per dirla sempre con Jovanotti, si comincerà a prendere consapevolezza di “cosa si è disposti a perdere”. Perché si sa che nello scoprire parti di noi all’altro, ci si rende molto più vulnerabili, ma questo è il prezzo da pagare se si vuole stare collegati e creare legami.

Quando si perde la fiducia

Finché va tutto liscio è una cosa che fa venire le vertigini, sapere di poter contare, nel bene e nel male, su un’altra persona. Ma l’idillio può non durare per sempre. E così può capitare che l’altro, nel tempo, si riveli ben altro rispetto agli inizi. O magari si deve fare un “mea culpa” per aver riposto malamente la nostra fiducia in chi non la merita affatto. Comunque sia, laddove ci si avveda che l’altro ha tradito la nostra fiducia, non c’è tribunale che purtroppo riesca a risarcire dei torti subìti. Infatti come dice anche Paulo Coehlo “ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla”.

Lo scrittore ci va giù pesante quando usa il termine “distruzione”. E in effetti il tradimento della fiducia porta con sé qualcosa di irreparabile che sarà destinato a riscrivere la lavagna della nostra vita. E’ come se ci fosse un prima e un dopo la rottura di quel patto di fiducia. Ecco qual è il patto basato sulla fiducia che nessuno risarcisce in caso di violazione. Attenzione quindi a commettere sgarbi, soprusi, tradimenti che possano far venir meno la fiducia dell’altro. Se si arriva alla rottura di quel patto non scritto, spesso niente e nessuno riuscirà a sanare la ferita che si produce all’interno.

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