Puoi assentarti dal lavoro per il mal di schiena? Ecco quali sono i tuoi diritti

mal di schiena

In questa mini guida “Puoi assentarti dal lavoro per il mal di schiena? Ecco quali sono i tuoi diritti”, un focus sui famigerati dolori localizzati sulla zona del dorso o dei lombi.

Associare il mal di schiena ad una sventura comune è ormai la normalità. La vita sedentaria e la società odierna che ci vuole connessi ed ossessionati dagli Smartphone, di certo non aiuta. Gli ultimi dati ufficiali parlano del 73% degli italiani colpiti dai dolori posturali. In particolar modo, sono vittime del mal di schiena circa il 49% delle persone intervistate.

Mal di schiena e lavoro, un mix letale

In base all’intensità del dolore, il fastidio lombare può essere considerato una vera e propria malattia. Per questo motivo, il soggetto che ne soffre può avvalersi di alcune giustificazioni valide per assentarsi dal lavoro.

Il certificato medico

Come da prassi, anche per il mal di schiena è doveroso fornire al titolare dell’azienda di lavoro di un certificato medico che certifichi, appunto, la presenza di una malattia.

Tale certificato permetterà anche di garantire la normale retribuzione, sorretta in questo caso dall’INPS, che in casi specifici è integrata anche dal datore di lavoro. Inoltre, una volta terminato il periodo di malattia, qualora il mal di schiena non fosse passato, il lavoratore potrebbe avvalersi del diritto di contestare la valutazione e procedere con il rinnovo eventuale del periodo di malattia. In tale arco di tempo, il lavoratore dovrà essere reperibile negli orari della visita di controllo.

Spese di cura e terapia

Il lavoratore che soffre di acuti mal di schiena, infine,  può avvalersi della possibilità di usufruire di una detrazione del 19% inerente a tutte le spese di diagnosi e cura. Rientrano nell’agevolazione anche l’acquisto di eventuali materassi ortopedici e le sedute per la fisioterapia.

Se “Puoi assentarti dal lavoro per il mal di schiena? Ecco quali sono i tuoi diritti” vi è stato utile, leggete anche “Se sei una donna e vuoi entrare nel mondo dell’imprenditoria lo Stato ti riconosce fino a 300.000 euro“.

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