Può verificarsi un improvviso crash dei mercati? Dinamiche e motivi che possono scatenarlo

ProiezionidiBorsa

Quali possono essere dinamiche tecniche ed altri fattori, che possono condurre ad un improvviso crash dei mercati?

Vediamolo in questo articolo, considerando la situazione degli indici con base storica di dati particolarmente estesa, cioè indici azionari USA e Dax.

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Possiamo individuare alcuni principali fattori:

convergenza di trend lines

momentum

magic box

sopravalutazione

fattori geopolitici-

Molto spesso, giunti ai loro massimi storici, i mercati rialzisti di lungo termine, cedono sotto il loro peso, spesso senza neppure un motivo apparente.

Non bisogna infatti pensare che siano solo le prospettive dell’economia o degli utili ad influenzare le dinamiche di borsa, ma anche il livello di quotazione raggiunto rispetto ad elementi tecnici e di analisi fondamentale.

Esaminiamoli di seguito:

Convergenza di trend lines.

Spesso la convergenza di trend lines di lungo e di lunghissimo termine sugli stessi livelli, determina la fine del trend in atto.

E’ quanto si sta verificando sui mercati americani, ad esempio, e sul Dax.

Sullo S e P 500 la retta congiungente i massimi attuali e quelli del 2000, parallela ad altra retta di lunghissimo termine congiungente importanti minimi e massimi a partire dagli anni ’90, si trova ora all’incrocio con la retta superiore del canale rialzista originatosi nel 2009.

Analoghe configurazioni riscontriamo sugli altri indici azionari USA e sul Dax.

Momentum: interessante notare il livello raggiunto dal momentum a 12 mesi soprattutto sul Dax.

Tutte le volte che l’indicatore ha raggiunto gli attuali livelli, l’indice tedesco era sui massimi di lungo termine, o su rilevanti top di medio, situazione verificatasi nel 2015.

Magic box: con questo metodo possiamo individuare particolari soglie di prezzo, sensibili ad inversioni di breve, medio e lungo termine, nonché i setup in corrispondenza dei quali, o entro i quali, dovrebbero verificarsi le inversioni.

Già da diversi pattern di magic box di lungo si può desumere come i prezzi attualmente raggiunti rappresentino soglie da cui può ingenerarsi un’inversione di lungo.

A tale considerazione si deve aggiungere la formazione di doppi massimi su time frame mensile su S e P 500 e Dow Jones.

Sopravalutazione: oggettivamente, i listini hanno raggiunto notevoli livelli di sopravalutazione, rispetto a parametri di analisi fondamentale.

Lo possiamo desumere, ad esempio, da due diversi metodi basati sul parametro p/e.

Uno, il cosiddetto p/e ratio di Shiller, evidenzia livelli che sono stati superati solo in occasione della bolla del 2000.

Ma si tratta pur sempre di un multiplo definito in base a medie storiche, quindi metodo empirico e non analitico.

Volendo, invece, riferirsi a modelli econometrici analitici, che definiscano i corretti livelli di fair value in base a precisi parametri di riferimento, e non a mere medie storiche, possiamo adottare il modello Fed, corretto con una maggiorazione per il rischio, da aggiungere al tasso risk free, quello dei titoli di stato decennali.

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In tal senso consideriamo che lo S e P 500 il 28 aprile scorso aveva raggiunto un p/e di circa 25,22.

Considerando il p/e di equilibrio, dovremmo avere: 1/0,0729, formula data dal rapporto tra il numero 1 ed il tasso dei treasury bond decennali, 2,29, cui aggiungiamo un premio per il rischio del 5 per cento.

Otteniamo in tal modo 13,71, rispetto al quale l’attuale p/e rappresenta una sopravalutazione dell’83 per cento.

Ed il Dax?

Sul massimo del 26 aprile il p/e si attestava su un p/e di 20,08.

Il p/e di equilibrio corrisponde a: 1/0,05318, dunque 18,8.

Quindi solo una leggera sopravalutazione di circa il 6 per cento.

Complessivamente parametri tecnici e di analisi fondamentale inducono quindi alla prudenza, peraltro conformemente alle indicazioni desunte da altri tipi di analisi, già svolte in precedenti occasioni.

Naturalmente un’inversione di trend deve essere confermata da precisi segnali, che ancora non ci sono, ma, si sa, le analisi sulla possibile formazione di top o bottom ancora non ne possono tenere conto.

E’ peraltro interessante notare come, applicando già un anno fa alcuni analoghi modelli di analisi, si potessero formulare indicazioni poi puntualmente rispettate dai mercati.

https://archivio.proiezionidiborsa.it/preferire-azionario-alloro-gian-piero-turletti/

In sintesi, consigliavo all’epoca, ad esempio, di privilegiare investimenti nell’azionario, rispetto all’oro, ed a distanza di un anno possiamo notare come i rendimenti sul comparto azionario spazino, ad esempio, da un 14 per cento dello S e P 500 ad un circa 20 per cento sul Dax, rispetto ad un modesto 0,15 per cento dell’oro, a dimostrazione dell’efficacia dei metodi utilizzati.

Come sempre, va comunque distinto il trend dalle proiezioni, quindi ancora non è venuto il momento degli short, ma al momento non pare comunque preferibile investire sull’azionario, sulla base di evidenze statistiche, tecniche e di analisi fondamentale.

Ma cosa potrebbe ingenerare un crash dei mercati?

Come ho detto più sopra, a volte i mercati crollano semplicemente sotto il loro peso.

Da un punto di vista economico e geopolitico, possono comunque intervenire alcuni fattori particolarmente destabilizzanti, nei prossimi mesi.

I principali sono:

crisi con la corea del nord

prospettive politiche europee

previsioni economiche.

Iniziando a considerare le previsioni economiche, osserviamo che molti parlano delle brillanti prospettive di rilancio che si attendono da Trump.

Tuttavia, considerando la struttura della curva dei rendimenti USA, notiamo come il mercato stia proiettando una minor crescita economica, nel tempo, più o meno lo stesso livello di crescita economica previsto un mese fa, ma in netta diminuzione rispetto alle proiezioni della curva di un anno fa.

I mercati quindi prospettano quanto meno un rallentamento della crescita, mentre le quotazioni azionarie hanno invece espresso una prospettiva decisamente più ottimistica ed in direzione opposta, aumentando in tal modo il divari rispetto all’economia reale.

Lo osserviamo considerando lo spread di rendimento tra le scadenze a 5 e a 30 anni, rispettivamente un anno fa, un mese fa, e lo spread espresso dalla curva attuale:

1,4, 1,09, 1,12.

Invece ecco lo spread relativo alla curva della Germania, rispettivamente un anno fa, un mese fa, e la curva attuale: 1,27, 1,5, 1,48.

Come notiamo una previsione di crescita, sia pur modesta, e certo non tale da giustificare il livello di crescita del comparto azionario.

Anche tali considerazioni fanno emergere come le dinamiche economiche siano previste ancora in crescita, ma ad un ritmo decisamente inferiore rispetto a quello dei mercati finanziari, ed addirittura un contrazione negli USA, altra indicazione che dovrebbe far riflettere.

Prospettive politiche europee: i risultati delle elezioni statunitensi ed il referendum sulla Brexit inducono alla prudenza, quando si tratta di previsioni elettorali.

Pertanto anche se il pronostico sulle presidenziali francesi vede favorito Macron, non è a priori esclusa una vittoria della Le Pen.

Una sua vittoria, legata ad una probabile uscita dall’Ue, difficilmente sarebbe compatibile con la sopravvivenza dell’euro.

La Francia è tra i fondatori dell’UE e senza una sua partecipazione anche solo all’eurozona diverrebbe probabile una crisi irreversibile della moneta unica, con ovvie implicazioni per il comparto azionario.

Corea del Nord: non può essere escluso un conflitto bellico.

E’ vero che durante il precedente conflitto coreano, quello degli anni ’50, la borsa salì, ma ora le prospettive sono per una guerra di tipo ben diverso, che non esclude l’uso di armi atomiche, quindi con implicazioni ben diverse rispetto al passato.

Riassumendo, possiamo dire che elementi di analisi tecnica e fondamentale, nonché macroeconomica, inducono alla prudenza, e soprattutto i fattori geopolitici dianzi indicati possono rappresentare un fattore scatenante reazioni di crash sui mercati azionari, peraltro da non escludere anche in loro assenza.

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