Prendere la disoccupazione quando ci si licenzia. È possibile?

disoccupazione in Italia

Che sia per giusta causa, collettivo, senza preavviso o online, il licenziamento rappresenta spesso un momento di scontro tra datore di lavoro e dipendente. Per dare le dimissioni è necessario seguire un iter burocratico che tuteli tanto il lavoratore quanto l’azienda presso cui si ha prestato servizio. Le ragioni che spingono ad un licenziamento possono fondamentalmente provenire o dal lavoratore stesso oppure dal datore.

Ci sono dei casi particolari in cui è possibile prendere la disoccupazione quando ci si licenzia. Quali sono? Come si considerano? Quando si parla di disoccupazione, solitamente si fa riferimento alla NASpI, ossia la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego. Cerchiamo dunque di capire a chi spetta tale indennizzo nei casi di licenziamento.

A chi spetta la NASpI quando ci si licenzia

Per ottenere l’indennità NASpI, è necessario inoltrare richiesta sul sito Inps e seguire le istruzioni per l’inserimento dei dati richiesti. Tutti coloro a cui viene approvata l’indennità di disoccupazione hanno diritto ad un importo calcolato in base ad alcuni parametri che riguardano: la tipologia di contratto e lo stipendio percepito. È possibile prendere la disoccupazione quando ci si licenzia? La risposta è affermativa in taluni casi. nella fattispecie, ci riferiamo alle dimissioni per giusta causa. Molti noteranno che questa ragione entra apparentemente in conflitto con quanto dichiarato sul sito Inps: “La NASpI spetta ai lavoratori con rapporto di lavoro subordinato che hanno perduto involontariamente l’occupazione”.

La questione però va letta da un altro vertice osservativo. Quando un dipendente dà le dimissioni per giusta causa, in realtà le ragioni che lo hanno indotto al licenziamento volontario sono indipendenti dalla sua volontà. Ecco perché è possibile prendere la disoccupazione quando ci si licenzia per giusta causa. A corroborare questa tesi vi è anche la sentenza 269/2002 alla quale l’Inps si è allineata con la pubblicazione della circolare 97/2003.

 Esclusione  dall’indennizzo

Negli altri casi in cui sia il dipendente a dare le dimissioni, non è previsto l’indennizzo NASpI. Pertanto, se le ragioni che spingono al licenziamento volontario sono: un impiego più redditizio, l’impossibilità a lavorare a causa dell’età o di una malattia, il ritardo nei pagamenti e quant’altro, la NASpI non è garantita. Licenziarsi per giusta causa vuol dire avere delle ragioni che costringano a dare le dimissioni che vanno al di là della propria volontà.

Gli esempi più frequenti ricorrono nei casi di mobbing, vessazioni e discriminazioni razziali, mancato riconoscimento del proprio operato etc. Quando si verificano questi casi, è sempre bene capire come affrontare il mobbing sul lavoro e, solo successivamente, occuparsi dell’indennità di disoccupazione. La salute fisica e mentale del lavoratore ha sempre la precedenza su qualsiasi importo o indennizzo calcolato.

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