Poste Italiane e Alitalia: un binomio pericoloso

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In uno stato sovrano le aziende pubbliche  a partecipazione pubblica sono sempre state finanziate con denari fior di conio. Nessuno può dimostrare che universalmente sia stato emesso, da qualsivoglia nazione, paritetico debito pubblico.

Da quando però è nata l’UE questa equazione è diventata obbligatoria e certificata dal vertice delle comunità di stati… Fatto salvo che poi sulle banconote degli euro non si trova nemmeno la dicitura pagabili al portatore…chiusa parentesi.

Or dunque l’unica soluzione di quando una nazione , magari già indebitata come l’Italia, vuole sostenere una propria azienda e/o coprire necessità di varia natura è costretta ad andare a spolpare altre realtà produttive.

De casi:
–  l’INPS costretta già da diversi anni a pagare la cassa integrazione coi fondi teoricamente accantonati per i futuri pensionati, in questo caso possiamo trovare per lo meno una contiguità: sempre fondi di lavoratori  per lavoratori sono(cosa che dal nostro punto di vista rimane comunque ingiustificabile e foriera di futuri enormi problemi)…

le Poste Italiane caldamente invitate ovvero costrette a partecipare agli aumenti di capitale di Alitalia.
Sappiamo quali sono da anni i conti, in perdita costante, di Alitalia e quindi che fine hanno fatto i fondi stornati dalle poste. Non entriamo nel merito se sia necessario e dovuto avere una compagnia di bandiera (molto più semplice è stabilire che pubblici debbano rimanere sanità ed istruzione per esempio…).

 

Ciò che vogliamo stabilire è il confine tra l’utilizzo di risparmi correnti che in teoria in ogni momento il pubblico dei clienti delle poste potrebbe rivolere indietro ed il loro utilizzo. Più che vincolato direi condannato a perdita certa.

La benedizione dell’UE, che circa tre anni fa promosse questa manovra non definendola aiuto di stato, addirittura convalida l’ipotesi che si stiano impiegando danari privati per un utilizzo pubblico che tutto può essere considerato tranne che un buon investimento.

Nel momento in cui il nuovo governo ragiona sull’ipotesi sul tema Alitalia con l’intenzione di reiterare o replicare manovre messe in atto dal governo precedente credo che una riflessione su come e dove debbano essere reperite le risorse per il mantenimento di servizi pubblici sia obbligatoria.

Le Poste Italiane sono da qualche anno quotate in borsa. Gli azionisti pur se di minoranza visto che lo stato rimane il principale proprietario, meritano rispetto.

 

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