Politiche monetarie eccessivamente accomodanti rischiano di creare bolle speculative sul mercato degli asset

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Le politiche di riduzione del debito e le politiche monetarie sono attuate davvero nel pubblico interesse? Questa domanda, apparentemente strana e retorica, è, in realtà, molto meno banale e scontata di quello che si pensa. Se l’è posta, nello specifico, il professor Lars Feld, direttore del prestigioso Walter Eucken Insitute dell’Università di Friburgo, per anni capo dei consiglieri economici della cancelliera tedesca Angela Merkel. L’occasione è stata l’annuale conferenza Jacques Roueff di Montecarlo, organizzata dalla Fondazione per gli studi sull’economia austriaca (Ecaef) e dal Centro per la ricerca economica del Principato di Monaco (Ceprom), alla quale ho avuto il piacere di partecipare.

Politiche monetarie eccessivamente accomodanti rischiano di creare bolle speculative sul mercato degli asset

Le conclusioni alle quali giunge il professor Feld sono molto interessanti, affatto scontate e uniscono analisi economica ad evidenza empirica derivata dall’analisi dei sistemi politici di vari paesi. Per Feld, innanzitutto, non esiste una unica definizione di “interesse pubblico”, dal momento che questa deve essere sempre “distillata” dall’analisi dei meccanismi di funzionamento dei sistemi democratici. Nessun sistema democratico è perfetto, ricorda Feld. Tuttavia, i sistemi autoritari e dittatoriali performano, alla prova empirica, peggio di quelli democratici, relativamente alle variabili macroeconomiche dell’inflazione e del debito pubblico. In sostanza, quanto è migliore il sistema dei “pesi e contrappesi”, tipico delle democrazie evolute, tanto minori saranno il livello di inflazione e quello del debito di uno Stato, come dimostra sempre l’evidenza empirica.

Di più. I meccanismi di democrazia diretta, come i referendum, e un federalismo fiscale competitivo, come quello svizzero, ad esempio, sono due elementi che concorrono a migliorare il sistema democratico dei “pesi e contrappesi”. Infine, le regole di bilancio assicurano la protezione delle minoranze e l’equità intergenerazionale, mentre politiche monetarie eccessivamente accomodanti rischiano di creare bolle speculative sul mercato degli asset che possono essere trattate dal policy maker solamente in due modi: o con la repressione finanziaria (ad esempio una sovra regolamentazione del mercato creditizio), o con la presenza di un safe asset che faccia da collaterale alla stabilità della valuta nella quale è denominato il debito (la solidità delle finanze pubbliche dei paesi del Nord nell’euro zona o il ruolo di valuta di riserva globale del dollaro per gli Stati Uniti).

Lo studio del professor Feld è ampio, ben argomentato e ricco di evidenze empiriche. Un ottimo suggerimento di lettura e di studio per tutti i politici e i policy-maker che vogliono approcciare o approfondire il tema della sostenibilità delle finanze pubbliche degli Stati.

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