Politica italiana caotica: Ilva ed altri problemi, capolinea politico ed economico?

Politica italiana caotica

Politica italiana caotica in questi giorni. l’Ilva verrà chiusa? Il governo rischia veramente di cadere per questa tegola o forse anche a fronte di altri problemi? E cosa succederà a Taranto, e più in generale al sud? Renzi ha un piano B che sta attuando?

Molti sono i temi che imperversano, in queste ore, nella mente di economisti, analisti e politici, a partire dalla tegola sull’Ilva.

Cerchiamo di dare una risposta, come sempre il più possibile fedele ai fatti ed agli scenari, che stanno sconvolgendo lo scenario politico ed economico italiano.

Ma procediamo con ordine, e partiamo con una scaletta degli argomenti.

  • Una giornata ed una notte difficili
  • Ilva: la questione scudo legale
  • Il problema tasse: ripercussioni aziendali
  • Governo Conte e piano B di Renzi.

Una giornata ed una notte difficili

Oggi i principali organi d’informazione italiani titolano quasi tutti sull’Ilva, dopo le concitate ultime vicende che la riguardano.

Si vede che era destino che la giornata di ieri, ma anche la nottata, dovesse essere scossa da eventi particolarmente negativi.

Ricordiamo le scosse di terremoto che hanno riguardato Cile ed Argentina, oltre ad una vasta area dell’oceano pacifico, ma anche l’esplosione notturna avvenuta nell’alessandrino.

E metaforicamente, possiamo dire che anche sull’Ilva è scoppiata una bomba non da poco.

Ma cosa è successo? Quali sono i termini della questione?

Ilva: la questione scudo legale

Per chi non avesse seguito le vicende dell’Ilva di Taranto, un po’ di storia.

L’Ilva rappresenta una delle più importanti acciaierie a livello europeo e mondiale.

Ma, espressione di concezioni industriali del passato, era anche una delle principali responsabili della grave situazione ambientale, che si ripercuoteva da anni sul territorio tarantino, ed in particolare sul quartiere Tamburi, adiacente alla struttura industriale.

Non sto a ricordare le statistiche sulle molte malattie che si sono abbattute nel tempo sugli abitanti, ben al di sopra delle medie nazionali.

I precedenti titolari, appartenenti alla famiglia Riva, furono indagati dalla magistratura.

Il problema che si pose, quindi, fu proprio il contrasto tra esigenze occupazionali e rispetto della tutela ambientale e delle condizioni igienico-sanitarie, non solo dei lavoratori, ma dell’intera popolazione di quel territorio.

Dopo alterne vicende ed un periodo d’incertezza sul futuro dell’azienda e dei suoi dipendenti, si giunse ad un contratto di gestione con il gruppo ArcelorMittal.

Ma, quando si ha a che fare con investimenti operativi e gestionali in Italia, uno dei principali problemi è quello del rischio legale.

Rischio legato per un verso alla complessità del nostro ordinamento giuridico, che spesso non consente il pieno rispetto dei principi di certezza giuridica e di responsabilità solo nei confronti di fattispecie chiare e definite a priori, come invece dovrebbe essere in un effettivo stato di diritto.

Ma per altro verso rischio legato anche alla possibilità di interpretazioni delle medesime situazioni decisamente diversificata tra i diversi organi giudiziari, che possono essere competenti sulla medesima questione.

ArcelorMittal e la consapevolezza sugli investimenti

Il gruppo gestore, che andava a sostituire i Riva, era quindi consapevole di dover investire molto e di dover gestire una situazione al tempo stesso di rilancio economico e di risanamento ambientale con non pochi rischi anche sul versante di possibili incriminazioni.

Non ci vuole poi molto per sentirsi attribuite responsabilità, magari legate invece a problemi tecnici e gestionali delle precedenti gestioni.

Altro problema è l’intervento della magistratura, quando ordina determinati interventi in tempi troppo ristretti, dal punto di vista tecnico-operativo, pena la chiusura di impianti ed eventuali ulteriori responsabilità.

Si tenga infatti anche conto del fatto che impianti, come quelli siderurgici, devono essere tenuti in funzione, per consentire il loro utilizzo.

Per tentare di risolvere tutti questi problemi, fu concordato un piano di investimenti e di interventi gestionali, e per mettere al riparo da eventuali rischi legali, fu approvata una norma che prevedeva esenzione da responsabilità penali o amministrative nell’attuazione del programma concordato.

Ma questa norma, per volere dei pentastellati, fu prima ridotta nel suo ambito applicativo, e poi decisamente abbandonata.

La decisione di ArcelorMittal

Ecco quindi che l’ArcelorMittal ha comunicato l’intento di recedere, a fronte del venir meno dello scudo legale.

L’esecutivo afferma che tale facoltà di recesso nel contratto stipulato non sussiste.

Ma analizzando il contratto, si nota, invece, che espressamente quel contratto prevede che in caso di interventi legislativi, che possano mutare il quadro di riferimento delle responsabilità, quel recesso sia invece effettivamente consentito.

Già s’intuisce, quindi, che la questione probabilmente proseguirà anche in sede legale, con tesi nettamente contrapposte sulla sussistenza e l’ambito di operatività di un’eventuale facoltà di recedere.

Quasi superfluo richiamare le gravi ricadute sia occupazionali, che ambientali, che l’abbandono da parte del gruppo avrebbe.

Infatti non va dimenticato che il programma prevedeva anche il risanamento ambientale dell’azienda.

E’ altresì evidente la possibilità di gravi scontri nella maggioranza, tra partiti su posizioni decisamente diverse.

Lo scudo fu infatti voluto da Renzi, e proprio contro questo scudo si sono sempre schierati i pentastellati.

Il tutto s’inquadra peraltro in una situazione complessiva del sud che certo non brilla economicamente, per usare un eufemismo.

Anzi, è stato proprio dichiarato tecnicamente in recessione, da istituti come lo Svimez.

Il problema tasse: ripercussioni aziendali

Ma il nodo Ilva non è certo l’unica questione di cui dovranno occuparsi governo e maggioranza.

Intanto stanno facendo sentire il loro effetto recessivo le misure previste in materia di imposizione fiscale.

Ieri l’Ita, azienda operante nel settore dei prodotti per fumatori, ha annunciato che non darà luogo al previsto piano per assumere 140 persone, proprio a fronte delle misure fiscali.

Parimenti, sappiamo che si rischia un effetto recessivo anche nel settore della plastica o conseguente alla sugar tax.

Per non parlare della tassazione sui veicoli aziendali.

In particolare su questi temi è stato critico Renzi, e già si era aperto un fronte anche aspro di confronto tra partiti della maggioranza, complici anche i risultati delle elezioni umbre e della successiva debacle che li riguarderebbe, almeno secondo alcuni sondaggi elettorali, in prossime elezioni.

Governo Conte e piano B di Renzi

Possiamo quindi ben dire che anche questo secondo governo Conte non ha certo vita facile, e già stanno affiorando anche indiscrezioni giornalistiche su possibili scenari politici alternativi.

In particolare, dopo la nascita del suo partito, Renzi starebbe pensando ad una sorta di piano B.

Dopo la nascita del secondo governo Conte, per Italia viva attendere che entrino in vigore le nuove norme sul taglio dei parlamentari, a fronte dei sondaggi elettorali, potrebbe costituire un problema.

Se quindi l’esecutivo non cambierà strada, soprattutto su imposizione fiscale e scudo legale, Renzi avrebbe un motivo in più per rompere, e la durata dell’esecutivo in carica potrebbe anche essere più breve rispetto a quella del primo governo Conte. Tanto più che, infatti, attendere la scadenza naturale della legislatura, a quanto pare, non conviene troppo a Renzi.

Molteplici, quindi, i fattori di incertezza politica ed economica, su questioni di assoluta rilevanza nazionale, da seguire con attenzione anche in relazione ai possibili effetti sulla dinamica dei mercati.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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