Pochissimi conoscono questo microstato italiano

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Esiste un episodio realmente accaduto che meriterebbe la massima attenzione da parte di ogni appassionato di storytelling e del surreale. Ma non c’è nulla di inventato in questo racconto che ProiezionidiBorsa oggi propone ai suoi lettori. Stiamo parlando di una vera e propria avventura intrapresa da un ingegnere bolognese negli anni ’60. Il suo nome è Giorgio Rosa, il quale, stanco della burocrazia italiana, ha ben pensato di fondare un piccolo Stato a largo della riviera romagnola. Si tratta dell’Isola delle Rose. Pochissimi conoscono questo microstato italiano che prende il nome del suo fondatore.

Cos’è un microstato

L’Isola delle Rose aveva la pretesa di essere un’entità politica indipendente paragonabile a un vero Stato. L’ingegner Rosa, insieme ai suoi amici e collaboratori, decise di fondare questo Stato dalle dimensioni molto ridotte e dalla popolazione infinitesimamente piccola. Il 1° maggio del 1968, nel pieno della rivolta studentesca europea e della guerra fredda, issarono la bandiera della Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose. E ancora non è tutto. Insieme alla bandiera, Rosa introdusse anche una Costituzione, una moneta, una lingua (l’esperanto) e un inno ufficiale.

Un’iniziativa senza precedenti

Mosso da un ideale utopistico di libertà assoluta, quest’uomo dallo slancio futurista, progettò e costruì una piattaforma di acciaio e cemento. Era una struttura di 400 metri quadrati collocata appena al di fuori delle acque territoriali italiane nei pressi di Rimini. All’ingegner Rosa non risultò difficile sfruttare le sue competenze tecniche per realizzarla. La reazione dei turisti dell’Adriatico fu immediata; molti di loro si recarono in visita su quest’isola romanzesca per vederla da vicino e scattare qualche foto.

55 giorni di sovranità

La politica e le istituzioni, però, non rimasero insensibili a questo guizzo di emancipazione dalla Repubblica italiana. Appena 55 giorni dopo la sua costituzione, le autorità italiane misero fine all’iniziativa, negando a chiunque l’accesso alla struttura. Divenne un vero e proprio caso. Alcuni esponenti politici ipotizzarono perfino che la piattaforma fosse una base logistica dei sovietici. Altri pensavano, invece, che dietro l’idea di questo microstato italiano che pochissimi conoscono, si celasse l’intento di aprire un casinò sottratto al controllo del Fisco. L’epilogo di questa vicenda si ebbe l’11 febbraio 1969. Quel giorno, la Marina italiana procedette al bombardamento dell’Isola delle Rose con oltre 2 tonnellate di esplosivo. A più di 50 d’anni di distanza, questa storia che ha dell’incredibile è stata documentata da un film diretto da Sydney Sibilia. La pellicola, prodotta da Groenlandia, sarà disponibile dal 9 dicembre su Netflix.

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