Pochi sanno perché usare queste parole come sinonimi è sbagliato

querela

Nel linguaggio comune frequentemente si sente parlare di denuncia e di querela, spesso utilizzati come sinonimi.

Si tratta di termini che, seppur simili, portano con sé delle notevoli differenze.

Nel codice di procedura penale i delitti vengono suddivisi in perseguibili a querela e perseguibili d’ufficio.

Pochi sanno perché usare queste parole come sinonimi è sbagliato

I reati perseguibili d’ufficio sono quelli che suscitano più allarme sociale. Come, ad esempio, l’omicidio.

Nel caso contrario, di delitti non perseguibili d’ufficio, invece, sarà necessario procedere con una querela.

Ma, quindi quale differenza intercorre tra questi due atti? Pochi sanno perché usare queste parole come sinonimi è sbagliato.

Querela

La querela è una condizione di procedibilità disciplinata dall’art. 120 c.p.

Si tratta di un atto con il quale chiunque può lamentare di aver subito un’offesa.

Uno di quei reati minori che l’ordinamento persegue a seguito di una esplicita richiesta.

Il soggetto leso, personalmente o a mezzo di procuratore, potrà portare a conoscenza dell’Autorità un reato non perseguibile d’ufficio. La querela, infatti, può essere presentata solo dalla persona che ha subito il reato.

Si tratta di reati che coinvolgono maggiormente la sfera privata del cittadino. Lo Stato procederà solamente in presenza di una specifica lamentela.

È importante sapere, poi, che la querela è sottoposta a un termine di decadenza ex art. 124 c.p. Dovrà, infatti, essere presentata entro tre mesi dall’avvenuta conoscenza della notizia di reato. In alcuni casi più gravi il termine di decadenza è aumentato a sei mesi.

Inoltre, la querela può essere ritirata in qualsiasi momento con la remissione di querela (art. 340 c.p.p.). Tranne nei casi di violenza sessuale.

Denuncia

La denuncia, invece, è l’atto con il quale qualsiasi cittadino comunica all’Autorità di essere a conoscenza di un reato. A differenza della querela la denuncia non potrà essere ritirata.

Il Pubblico Ministero, ricevuta la denuncia, farà partire le indagini. Volte a verificare che un reato sia stato effettivamente commesso e da chi.

La denuncia si suddivide, poi, in facoltativa e obbligatoria. La denuncia facoltativa è, solitamente, quella che proviene da privati. Mentre quella obbligatoria dai pubblici ufficiali che apprendono la notizia di un reato procedibile d’ufficio.

Proprio per la gravità del reato perseguito la denuncia facoltativa non è soggetta a termini di decadenza. Nel caso della denuncia obbligatoria, invece, specifiche disposizioni stabiliscono il termine entro il quale dovrà essere presentata.

La denuncia potrà essere resa in forma orale o scritta. E dovrà contenere l’esposizione dei fatti. E ciò anche se presentata contro ignoti.

Ecco spiegate le differenze principali tra questi due termini che in molti utilizzano come sinonimi, sbagliando.

Per approfondire si consiglia la lettura di questo articolo.

Consigliati per te