Pochi sanno che questo comportamento molto comune favorirebbe l’invecchiamento e accorcerebbe la vita

invecchiamento

Sta arrivando la primavera 2022, le giornate si allungano, il clima diventa più mite. Sono tutte ottime condizioni per chi vuole iniziare a rimettersi in forma, anche adottando una dieta più sana. Quando si inizia a praticare un’attività sportiva regolare e una dieta equilibrata, ne guadagna tanto la salute quanto l’aspetto fisico.

Proprio a questo proposito, ormai, è da anni che gli scienziati cercano di capire la relazione tra dieta e invecchiamento. Più in particolare stanno tentando di indagare la connessione tra invecchiamento e durata della vita rispetto alla restrizione calorica. Il tutto è partito da uno studio del New England Journal of Medicine, nel 1997, che aveva ad oggetto la riduzione di cibo per i ratti di laboratorio. Questa diminuzione aveva portato, nei roditori, ad una migliore aspettativa di vita e al rallentamento dei processi di invecchiamento.

Pochi sanno che questo comportamento molto comune favorirebbe l’invecchiamento e accorcerebbe la vita

In realtà, i meccanismi che legano riduzione delle calorie e longevità non sono del tutto chiari. Per questo gli studi, in questi anni, si sono moltiplicati e hanno coinvolto anche le persone. In particolare, è interessante una ricerca pubblicata sulla rivista Science del Professor Vishwa Deep Dixit della Yale School of Medicine. Lo studio si basa su dei test clinici condotti su circa 200 soggetti sani per la durata di 2 anni. Il Professore ha diviso i volontari in due gruppi. Al primo ha chiesto di ridurre l’apporto calorico giornaliero del 14%, al secondo di continuare con la classica dieta.

Durante i due anni della ricerca, gli studiosi hanno monitorato gli indici di invecchiamento e di benessere dei volontari. In particolare, molta attenzione hanno prestato al timo, una ghiandola del torace che è associata alla produzione delle cellule immunitarie T. Questa ghiandola è molto sensibile all’invecchiamento, per questo può costituire un buon indicatore.

I risultati del recente studio

Pochi sanno che questo comportamento di riduzione calorica, messo in pratica dai volontari, ha dimostrato la sua efficacia. Infatti, dopo due anni la ghiandola in questione produceva più cellule immunitarie, in proporzione, nei soggetti che avevano ridotto l’apporto calorico giornaliero. Oltre a questo, i ricercatori hanno scoperto che anche la proteina PLA2G7 apporta grandi benefici all’organismo in riduzione calorica. Infatti, questa proteina è associata ai meccanismi di infiammazione ma la sua azione era molto ridotta nei soggetti che avevano diminuito l’apporto calorico.

Dunque, la ricerca pone un altro punto, mettendo in relazione sistema metabolico e sistema infiammatorio. La ricerca sembra aprire, cioè, alla possibilità di ulteriori studi che possano dimostrare un collegamento tra riduzione calorica e qualità della vita. In particolare, è importante indagare il nesso tra riduzione delle calorie, potenziamento del sistema immunitario, diminuzione della risposta infiammatoria e lotta all’invecchiamento. Quindi, pochi sanno che questo comportamento di riduzione calorica può portare grandi benefici.

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