Pochi sanno che questi laghetti incastonati nei boschi del Sud Italia assomigliano ai paesaggi fiabeschi della Nuova Zelanda

Laghi di Monticchio

Il paesaggio è caratterizzato da boschi fitti, castagni, querce, qualche faggio nelle zone più alte. Ma è soprattutto il verde intenso che colpisce arrivando in questo luogo, in particolare d’estate. Una tonalità intensa che richiama certi scenari al di là del globo, magari in Nuova Zelanda, tra alberi e acqua.

E in effetti, sono proprio loro due gli elementi principali di questa zona della Basilicata, Regione che per fortuna, e meritatamente, sta avendo sempre più attenzione dal mondo del turismo.

Dentro le bocche di un antico vulcano

Nell’area protetta del Parco Naturale Regionale del Vulture, in provincia di Potenza, spiccano dunque tra la vegetazione due affascinanti specchi lacustri. Sono i laghetti di Monticchio e la loro acqua occupa i crateri dell’antico vulcano, il Vulture appunto. Attivo da 750mila anni fa in poi, si è spento 130mila anni fa.

In realtà pochi sanno che questi laghetti incastonati sono il risultato di tutto quel gran movimento geologico. Il lascito del Vulture ha originato pure terreni fertili dove crescono tra l’altro i vigneti del corposo vino rosso Aglianico. Dunque, non solo boschi e laghetti.

I due laghi di Monticchio, dalle forme ellittiche, non sono entrambi allo stesso livello. Così, attraverso un canale, le acque del Lago Piccolo arrivano nel Grande, 658 metri di altezza contro 656.

E ciascuno lago ha la sua “personalità”. Il Grande infatti è costituito da una depressione a imbuto che da un lato ha pendii molto ripidi e una profondità anche di 38 metri, dall’altro un basso fondale.

Nel Piccolo, alimentato da sorgenti calde, cariche di minerali, la densità delle acque è così elevata da impedire che quelle del fondale, nonostante le temperature elevate, si mescolino con quelle superficiali.

Pochi sanno che questi laghetti incastonati nei boschi del Sud Italia assomigliano ai paesaggi fiabeschi della Nuova Zelanda

Nel suo insieme, la coppia lacustre, in un’atmosfera solitaria, è di grande suggestione. Lo sapeva l’Imperatore Federico II di Svevia, che cacciava nei boschi attorno, scelti come rifugio sicuro dal brigante Carmine Crocco.

Qui, dove sembra di essere nei paesaggi fiabeschi di altri mondi lontani, noi viaggiatori possiamo pure godere di un’altra meraviglia. È l’Abbazia Benedettina di San Michele Arcangelo, la cui struttura bianca si specchia nel Lago Piccolo. Costruita attorno all’anno 1000 sopra una grotta abitata da eremiti, ora è sede del Museo di storia naturale del Vulture. Nelle sale interne ampio spazio è dedicato a un fossile vivente, la falena Bramea. Sopravvissuta grazie all’ambiente unico e speciale del Vulture, l’hanno scoperta solo nel 1963. E noi abbiamo la fortuna di poter godere di tutto questo.

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