Pochi conoscono le donne che scrivono e non ne immaginano minimamente il perché

letteratura

La storia della letteratura italiana è una storia antica che muove i primi passi nel Duecento e annovera numerose opere di differenti epoche. Se chiedessimo a chiunque di citarci il nome di alcuni autori che ne fanno parte, probabilmente non avrebbe difficoltà alcuna nell’esaudire la nostra richiesta. Eppure, nel farlo, sicuramente i nomi sarebbero tutti di genere maschile. Forse perché pochi conoscono le donne che scrivono e non ne immaginano minimamente il perché. Allora viene spontaneo ricercare una risposta, chiedendosi se dipenda dall’assenza e dall’attitudine letteraria delle scrittrici o, piuttosto, da qualche altro inatteso motivo.

Le donne hanno sempre scritto

Le donne scrivono e hanno sempre scritto, naturalmente in quantità maggiore o minore in base alle libertà concesse dai secoli di riferimento e alla posizione sociale.  Sorprenderà, ma la prima poetessa italiana è Compiuta Donzella, vissuta addirittura nel XIII secolo! Il primo di una ricca schiera di nomi arricchitasi sempre più col passare del tempo, ma tutti fin troppo poco celebri. Per molto tempo le donne hanno vissuto ai margini della società, perlopiù senza poter detenere alcun ruolo di spicco.

Tuttavia, nonostante l’evoluzione dei tempi, poche autrici trovano spazio nei nostri manuali di letteratura, molto spesso relegate a brevi quanto fugaci trafiletti. Di certo non per carenza di merito rispetto ai loro colleghi uomini, come ben mostrano alcuni esempi del secolo scorso.

L’autrice Grazia Deledda, sebbene molto raramente citata, nel 1926 si è aggiudicata nientemeno che il Premio Nobel per la letteratura, un riconoscimento a livello mondiale. Altrettanto sporadicamente si sente parlare di Natalia Ginzburg e di Lalla Romano, sebbene siano state ambedue vincitrici del Premio Strega negli anni Sessanta.

Pochi conoscono le donne che scrivono e non ne immaginano minimamente il perché

Il canone letterario italiano esclude la maggior parte delle scrittrici che, di conseguenza, non trova spazio nei programmi scolastici. Da ciò deriva la loro collocazione nel dimenticatoio e la scarsa conoscenza in merito.

La loro rimozione fa sì che la storia della letteratura non solo sia incompleta, ma che si presenti erratamente come monopolio maschile.

Di base sembrerebbe esserci un principio tendente ad appiattire e uniformare la letteratura, adottando un unico punto di vista, quello maschile e dominante. Un’azione prettamente culturale molto vicina al come e perché i generi femminili e maschili delle parole cambiano in altre lingue e culture.

Se per molto tempo le circostanze storico-sociali non hanno permesso un’inversione di rotta, ora sembrerebbe giunto il momento di compierla. È necessario riportare alla memoria la produzione di tutte le scrittrici dimenticate nella letteratura italiana, private del giusto posto e riconoscimento. Individuare la problematica, nonché riflettervi, potrebbe essere già un passo per la risoluzione.

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