PIL francese: se Roma piange Parigi non ride

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La Francia che pure ha ottenuto negli ultimi anni deroghe importanti , direi fondanti, per affrontare e superare la crisi globale ha oggi pubblicato i propri dati sul PIL , entrambi in linea con le attese: +0.2% trimestrale e +1.7% annuale.

Se questi sono i dati su un picco del ciclo economico di un paese fortemente favorito in ambito UE grazie alle proprie alleanze interne alla Unione che a noi sono mancate completamente, possiamo davvero dire che se Roma piange Parigi non ride.

Anche perché l’elemento fondante del PIL sono  state le importazioni, quindi lo specchio di una disponibilità alla spesa ma non certo un dato in grado di proiettare dinamiche di ciclo economico favorevoli.

Non a caso questa analisi è ulteriormente convalidata dalla seconda tornata di dati transalpini:

Indice PMI manifatturiero francesi (Set)   52,5 53,3 53,5
Indice PMI Markit composito francese (Set)   53,6 54,7 54,9
Indice dei direttori agli acquisti del settore terziario francese (Set)   54,3 55,2 55,4

 

Una tris di PMI tutti negativi nei confronti del consensus era da un po’ che non si vedeva.

In Francia non va dimenticato le tensioni sociali , per quanto oscurate dai media principali restano molto alte e anche gli attacchi dall’esterno estremamente drammatici non sono mancati.
Proprio ieri abbiamo trovato in un post di una brava giornalista una frase che, attenzione, prima o poi potrebbe calzare a pennello alla Francia e alle sue criticità :

“Esistono due tipi di eventi rari: a) I cigni neri raccontati, ovvero quelli che fanno parte del dibattito pubblico e di cui è probabile sentire parlare in televisione, e b) i cigni neri di cui nessuno parla, perché sfuggono ai modelli e di cui ci si vergogna a parlare in pubblico, dal momento che non sembrano essere plausibili. Il fatto che nel primo caso la frequenza dei cigni neri sia sopravvalutata e nel secondo gravemente sottovalutata è del tutto compatibile con la natura umana.”NassimTaleb

Chissà perché ci viene in mente che l’Italia rappresenti il cigno nero che fa parte del dibattito pubblico , sempre sotto i riflettori ma che tutto sommato ormai convive con questa situazione di critica e di stress.

Al dunque situazioni già note che hanno ben poche probabilità di fare deflagrare crisi strutturali.

La  Francia invece resta quasi sempre defilata nella definizione delle aree in cui la crisi che attanaglia l’area del Mediterraneo concede, come confermano i dati di sopra, una tregua molto blanda anche nella fase migliore del ciclo economico corrente.

E’ necessario dunque prestare un occhio dunque alla situazione internazionale francese, la politica guerrafondaia di Parigi sta infatti procurando parecchi nemici pericolosi agli eredi di Napoleone.

Ancora di più andrà monitorata la dinamica delle criticità interne: in particolare nelle banlieue delle grandi città il 2018 è stato certamente più tranquillo del 2017, ma il malessere popolare cova sotto la cenere e nel paese della grande rivoluzione del 1789 trattasi di una radice di malessere popolare tanto difficile da estirpare quanto più complesso ne risulterà il contenimento se dovesse divampare.

 

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