Pil effettivo e Pil potenziale e il caso Italia

Pil

Cos’è il Pil e cos’è il Pil effettivo e potenziale?

Obiettivo di questo articolo è quello di tentare una spiegazione  e di  valutare i famosi ratio Debito/Pil e Deficit/Pil.

Ne ho già parlato in questo articolo.

Questo concetto è dipeso da una riforma nei metodi tradizionali di stima dei parametri Debito/Pil e Deficit/Pil, che ad un certo punto sono stati introdotti come riforma dei trattati europei.

Partiamo da un esempio semplice.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Pil reale e potenziale

In un sistema economico il Prodotto interno loro è pari alla somma del numero dei prodotti e servizi realizzati moltiplicati per il loro prezzo.

In un ipotetico microsistema economico, ad esempio, se 100 sono i prodotti realizzati, ognuno con un prezzo di 1 euro, e 100 i servizi, ognuno con un prezzo di 1 euro, avremo un totale di 200.

Sin qui il Pil effettivo, reale.

Ma in questo sistema economico abbiamo delle risorse inutilizzate, come capitale finanziario, mano d’opera, ed altri fattori, che potrebbero contribuire a realizzare un maggior numero di prodotti e servizi.

Cosa succede se utilizziamo anche questi fattori?

Possiamo immaginare che ad esempio il Prodotto interno loro  s’incrementerebbe di un 20 per cento, passando quindi da 200 a 240.

Questo secondo valore  rappresenta il cosiddetto Pil potenziale, cioè il teorico cui si potrebbe tendere, se tutte le risorse produttive e finanziarie fossero utilizzate.

Questo significa idealmente considerare un sistema in cui comunque la disoccupazione non può scendere oltre una certa soglia.

Insomma,  il prodotto che un Paese potrebbe realizzare usando tutte le risorse di cui dispone, senza interventi strutturali che creino un maggior potenziale produttivo e quindi senza nuove aziende, senza nuovi posti di lavoro disponibili, etc., costituisce quello  potenziale.

Nell’esempio di sopra, abbiamo considerato un caso in cui il prodotto  potenziale è superiore a quello effettivo.

Sono situazioni in cui sono carenti spinte inflattive, perché una eventuale maggior domanda di beni o servizi rispetto all’offerta disponibile, tende a determinare un maggior utilizzo della capacità produttiva, ancora disponibile, non prezzi maggiori.

Ma possiamo anche avere casi in senso contrario, cioè in cui il prodotto  effettivo sia superiore.

Qualcuno potrebbe obiettare che non è possibile.

Come è possibile che il Pil di un Paese sia superiore a quello che il Paese stesso può produrre?

In effetti questo succede, quando la domanda di beni e servizi è superiore rispetto all’offerta disponibile.

Questo significa che il Paese in questione, invece di incrementare l’offerta, tramite un maggior utilizzo della propria capacità produttiva, semplicemente incrementa i prezzi.

Pertanto abbiamo spinte inflattive, ed il prodotto effettivo, superiore a quello potenziale, è semplicemente dato da un incremento dei prezzi, a parità di quantità offerte di prodotti e servizi.

Ma cosa ha a che fare tutto questo con i famosi parametri  Debito e Deficit?

E’ facile intuire che può essere ben diverso il valore di questi parametri, se basati sul prodotto  effettivo o su quello potenziale.

Pil effettivo e potenziale e il caso Italia

In particolare, per l’Italia le stime del  potenziale differiscono molto tra UE, Ocse e valutazioni di singoli economisti.

Ma questo vale anche per altri Paesi.

Questo dipende dal fatto che il potenziale non è una misura osservabile, come invece il Pil reale, quantificato da istituti come l’Istat.

Pertanto, secondo le diverse stime del potenziale produttivo di un Paese, avremo necessariamente anche stime diverse del suo potenziale.

La differenza tra  Prodotto interno lordo effettivo e potenziale si chiama output gap e in una situazione ideale tende a zero.

Quando il valore è positivo, siamo in presenza di un  effettivo superiore a quello potenziale, e viceversa in caso di valore negativo.

Parametri del Debito e Deficit

Quanto ai parametri Debito/Pil e Deficit/Pil, ovviamente un potenziale stimato su bassi livelli non può che incrementarli.

A questo punto, incominciano però le dispute sui numeri, perché per quanto il Pil potenziale di un Paese possa essere stimato basso, se l’ effettivo è su livelli più elevati, i parametri di cui sopra, basati su di questo, potrebbero essere decisamente migliori.

Inoltre, il Prodotto interno lordo  potenziale, proprio perché basato su ipotesi, può essere, come dicevo, molto diverso nelle stime di diversi analisti.

Ad esempio l’UE ritiene (e su questo si basa la famosa letterina di richiamo, che ci ha gentilmente inviato qualche giorno fa) che il  Prodotto interno lordo potenziale sia inferiore di circa uno 0,1 per cento rispetto all’ effettivo, e di qui elevati valori dei soliti parametri.

Ma questo, ad alcuni economisti, non quadra.

Infatti, anche volendo considerare come strutturali determinati livelli di disoccupazione attorno al 9 per cento per l’Italia, stima UE, in quanto disoccupazione ritenuta inevitabile, senza interventi strutturali, occorre però dire che si proietta una disoccupazione superiore, attualmente attorno al 10 per cento.

Ed in effetti, nel calcolo del potenziale gli organismi UE basano le loro stime su una disoccupazione al 9.

Questo però significa che, con una disoccupazione al 10, allora abbiamo un 1 per cento di disoccupati che dovremmo calcolare nella stima del Pil potenziale.

In altri termini, il   potenziale dovrebbe essere stimato superiore, e non inferiore a quello effettivo, proprio perché si dovrebbe calcolare quanto  Prodotto interno lordo in più sarebbe realizzato facendo lavorare quell’1 per cento che sono attualmente disoccupati.

Stime contrastanti

Ecco uno dei motivi di contrasto sulle stime del Prodotto interno lordo potenziale e, quindi, sulle stime dei famosi parametri Debito  e Deficit.

Ecco probabilmente anche perché la curva dei rendimenti italiani non presenta quelle tensioni, che invece presentano curve di altri Paesi.

Evidentemente i mercati, ammesso che anche loro vogliano basarsi sul concetto di  potenziale, lo stimano decisamente superiore rispetto alle valutazioni UE.

Di qui valori più contenuti di Debito/Pil e Deficit/Pil nelle probabili stime di alcuni economisti e dei mercati, e lo spazio, volendo, per quelle misure espansive, tanto desiderate, ad esempio, da Salvini.

A ben vedere, non si tratterebbe di realizzarle in deficit, sulla base della stima di un  Prodotto interno lordo  potenziale diverso e maggiore rispetto alle stime UE.

Del resto, è inevitabile considerare contraddittorie le stime della commissione europea.

Parla di un  potenziale inferiore all’effettivo, partendo però da stime di disoccupazione strutturale del 9 per cento.

Conclusioni

Se è così, allora dovrebbe considerare l’immissione nel mondo del lavoro almeno di 1 per cento di disoccupati, visto che il livello di disoccupazione attuale è del 10 per cento, e calcolare l’incremento relativo del Pil potenziale.

Credo che tali argomentazioni occuperanno probabilmente buona parte della risposta italiana a Bruxelles.

Comunque, vedremo come andrà a finire, e sarà anche interessante valutare come l’UE risponderà a tali probabili osservazioni.

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