Piazza Affari: i motivi del ribasso?

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Piazza Affari continua a rimanere sotto i riflettori dei mercati internazionali.

Spread in altalena con una fiammata che lo porta oltre 336 punti per poi scendere pian piano fino ad arretrare a 324 intorno alle 12.30. Sullo sfondo un Ftse Mib che oscilla intorno a un passivo dello 0,6%. Il resto del Vecchio Continente non è da meno con un Dax che, sempre alla stessa ora vede quota -0,8% insieme al Cac40 di Parigi e a Ftse100 che invece se la cava con un -0,2%.

Colpa di Wall Street, di un’economia Usa che sta lanciando i primi segnali di un’inversione di tendenza, ma anche di un’Europa che tra Brexit e soprattutto con l’incertezza Italia ormai perenne (lo scontro sembra portare inevitabilmente ad una procedura di infrazione del deficit) sta evidenziando più di una fragilità.

Da qui un Btp Italia che non ha più lo stesso fascino di un tempo, (come anche l’intero mercato italiano) e che al suo secondo giorno di offerta supera di poco in mattinata i 570 milioni. Segnale inquietante se si pensa che il target di riferimento è lo stesso che per i prossimi 12 mesi dovrebbe assorbire i 55 miliardi di nuove emissioni nette. Partendo da questo indizio, i money manager indicano sempre più spesso l’Italia come possibile canarino nella miniera europea. Il primo della lista è Pimco che sottolinea la vulnerabilità del settore bancario tricolore, aumentata dalla pressione dello spread.

E le quotazioni a Piazza Affari gli danno ragione. Poco dopo le 12.30 infatti, i maggiori istituti di credito vedono tutti il segno più. Analizzando nello specifico i singoli titoli si notano il -1,465 di Unicredit, il -2,7% di Ubi, -1,1% per Intesa, -2,1% per Banca Mediolanum, -3,9% per Banco Bpm e il -2,9% di Banca Mps.

Chi invece può festeggiare è Enel con il suo +1,7% arrivato dopo la presentazione del piano industriale nel quale si evidenziano target migliori delle attese e aumento anche sul fronte dei dividendi.

Ma c’è anche un’altra “vittima”: come accennato, l’aria pesante sui mercati del Vecchio Continente (quindi Piazza Affari e lo spread passa in secondo piano?) non è altro che la conseguenza prevedibile di quanto avvenuto poche ore fa su Wall Street.

La piazza statunitense, durante la settimana che porterà al Giorno del Ringraziamento prima e al Black Friday poi, ha visto il Nasdaq chiudere a -3% con forte pressione sui colossi FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix, Google/Alphabet). Inevitabile che quanto visto dall’altra parte dell’oceano non si abbattesse anche sull’Europa: il Ftse Mib, infatti, accusa perdite anche sul settore tecnologico con Stm a -1,5%

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