Pfizer: un vaccino con luci ed ombre

Pfizer

La scorsa settimana il titolo Pfizer, operativo nel settore farmaceutico, ha conosciuto un improvviso exploit rialzista seguito, poi, da una rapida discesa.

Soprattutto a seguito della vendita di cinque milioni di azioni da parte del proprio direttore finanziario.

Ma perché questi repentini movimenti e cosa nasconde tutto questo?

In realtà la risposta è di pubblico dominio, si tratta della questione del vaccino che l’azienda sta realizzando in collaborazione con BionTech.

Quello che si conosce poco, e che invece spiega molto di quanto accaduto, sono le luci ed ombre relative al vaccino contro la pandemia da Covid-19.

Pfizer: un vaccino con luci ed ombre

Ma perché un vaccino luci ed ombre?

Il forte rialzo delle quotazioni del titolo Pfizer (NYSE:PFE) è stato soprattutto conseguenza della notizia di un vaccino che sarebbe efficace nel 90 per cento dei casi.

Ma allora, se si ritiene che un vaccino sia così efficace, perché proprio il management dell’azienda produttrice, invece di puntare su un rialzo, che dovrebbe essere logica conseguenza dei successi scientifici, ne vende un consistente quantitativo?

Evidentemente, è soprattutto il management della società a conoscere meglio lati positivi e risvolti negativi della propria produzione, essendo più direttamente a contatto con tecnici ed esperti.

Ed uno dei principali nei del nuovo vaccino riguarda proprio la sua efficacia.

Vaccino Pfizer: quanto realmente efficace?

Un aspetto che colpisce, nella ricerca relativa al nuovo vaccino, è la presenza di solo metà della ricerca condotta.

In particolare quella che riguarda il test sulla popolazione ricompresa sino a 45 anni d’età.

Ma quanto è efficace sulla popolazione più debole, quella con più anni d’età?

Non lo sappiamo. Non esiste un dato divulgato dalla Pfizer, ed è possibile che su questa altra fascia d’età i risultati possano essere molto meno efficaci.

Ne conseguirebbe una netta diminuzione, rispetto a quel dato divulgato di circa un 90 per cento di efficacia.

Problemi legati all’Rna ed alle modifiche del genoma

Il vaccino della Pfizer è basato essenzialmente sull’Rna. Ma questo fattore lo rende particolarmente vulnerabile, in caso di mutazioni del genoma del virus.

Se il virus andasse incontro a significative mutazioni, sarebbe necessario reiterare il vaccino e modificarlo, anche diverse volte in un ristretto lasso di tempo. Il che non sempre è possibile, ma il lasciare il vaccino immutato rischierebbe di comprometterne l’efficacia reale.

Problemi logistici

Questa tipologia di vaccino, per essere correttamente conservata, necessita di temperature molto basse, prossime ai meno ottanta gradi centigradi sotto zero.

Il che lo rende particolarmente difficile da gestire logisticamente, non essendo molti i dispositivi che consentono tali temperature.

Abbiamo quindi compreso perché il vaccino della Pfizer non consenta ancora di cantare vittoria contro il virus e sia costellato di luci ed ombre, e perché, probabilmente, da parte del management aziendale si siano venduti titoli in significativa quantità dopo il rialzo conseguente alle notizie su un possibile vaccino.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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