Petrolio sulle montagne russe: dove è diretto?

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Dopo le recenti vicissitudini che hanno riguardato il petrolio le previsioni diventano piuttosto difficili sul lungo periodo. Soprattutto in considerazione del fatto che per il petrolio le dinamiche classiche di domanda-offerta sono solo elementi relativi nell’ampio ventaglio delle variabili sui prezzi.

I prezzi del greggio

Da inizio anno le quotazioni dei futures del petrolio hanno registrato continui rialzi. I numeri confermano un aumento dei futures sul Brent del 30% e sul Wti del 40%. Aumenti arrivati grazie a fattori come i tagli dell’offerta voluti dall’OPEC, le sanzioni statunitensi su Iran e Venezuela e l’intensificarsi dei combattimenti in Libia. A questo si aggiungano anche il calo delle scorte statunitensi e il calo della domanda a causa di un rallentamento economico a livello mondiale. Ma, come detto, è sempre più difficile riuscire a individuare un trend specifico nell’andamento dei prezzi del greggio.

Petrolio in altalena

Il paradosso è che proprio per questo motivo risulta essere difficile prevedere l’andamento addirittura da un mese all’altro. Basti pensare che il Brent ha toccato 86 $ al barile in ottobre, 50 $ al barile a dicembre e attualmente si aggira intorno ai $ 70.

Guardando l’andamento del greggio, comunque, si parla di un Brent che è a70,73 dollari al barile (in calo dell’1,4%) e di un Wti a 63,45 dollari al barile (in calo dell’1,8%).

Tutto questo rende l’idea sull’impossibilità di poter fare speculazioni sulle performance anche nel breve periodo. Un esempio dei tanti punti interrogativi che aleggiano sul settore? Basti pensare alla situazione in Libia, situazione di pieno caos. Secondo alcuni investitori il rallentamento economico già evidenziato da Fed, Bce ed ultimamente anche dal FMI potrebbe, nei prossimi mesi ridurre in modo significativo la domanda di carburante.

Il fattore Trump

Inoltre non bisogna dimenticare i famosi tweet del presidente Usa Donald Trump. I messaggi dell’inquilino della Casa Bianca, infatti, sembra stiano perdendo di efficacia. La volontà di Trump, come da lui stesso più volte dichiarato, sarebbe quella di convincere l’Opec a riaprire i rubinetti per riuscire ad abbassare le quotazioni del barile. Un proposito che attualmente l’organizzazione dei paesi esportatori non sembra intenzionata a prendere in considerazione. Ancora di più se si pensa che nel progetto da loro portato avanti sono riusciti a coinvolgere anche potenze esterne al club, prima fra tutti la Russia di Vladimir Putin. Attualmente la quota di produzione in mano alla cosiddetta Opec+ (membri Opec più nuovi alleati) ammonta a 1,2 milioni di barili al giorno. Un livello che è stato confermato fino a giugno.

Petrolio Analisi grafica

Fin dove continuerà la corsa del petrolio? Nei prossimi mesi diventa molto probabile un ritorno verso i massimi dell’anno 2018 in area 78$. Al momento nuove debolezze sotto area 60$.

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