Petrolio in ribasso ed impatto sulle economie

BP Prudhoe Bay Royalty Trust

Il petrolio sta precipitando: ieri le quotazioni sono scese ai minimi degli ultimi cinque mesi dopo avere verificato l’incremento delle scorte USA.

L’eccesso di offerta è sempre più evidente accompagnato dal costante abbrivio verso le energie alternative.

Oggi va un po’ meglio e il prezzo del Brent è risalito a quota 61,2 dollari al barile, dopo avere in precedenza toccato il minimo a 59,45 dollari.

Livello più basso da inizio anno.

Più o meno identica la sorte del WTI statunitense, prezzato a 51,87 dollari ovvero un +0,3% dopo il picco di negatività di ieri a 50.60 dollari.

Petrolio in bear market: -20% dai picchi

Tutte e due le tipologie di oil si possono considerare in bear market dopo che ieri hanno fatto registrare prezzi a -20% dai recenti massimi dei prezzi.

La crescita delle riserve statunitensi viene attribuita alle tensioni internazionali sui dazi e non solo.

“Cavilli” in grado di frenare la crescita economica globale e con essa la domanda di petrolio.

Petrolio: pesano le scorte USA

Numeri da paura per le scorte USA che sono salite di 6.77 milioni di barili mentre le attese erano per un calo di almeno 0,85 milioni di barili.

Tra l’altro dopo l’estensione delle tensioni doganali al Messico hanno preso a salire anche gli stock di benzina e di altri prodotti petroliferi.

Di fatto su queste merci si è registrata la maggiore crescita settimanale da addirittura il 1990, ai tempi dello shock da guerra del Golfo!

Calo greggio: Iran e Venezuela non bastano a sostenere i prezzi

Vi sono anche paesi che stanno diminuendo l’offerta disallineandosi dall’OPEC e sono Iran e Venezuela. Ma questo evidentemente non basta a sostenere i prezzi.

Evidentemente altri paesi stanno scantinando e aumentando la propria offerta o comunque il calo della domanda nel complesso è superiore.

Petrolio: il parere di Goldman Sachs

Anni fa in un intervista su Bloomberg Tv mi chiesero di commentare il parere di  Goldman Sachs che col petrolio in vista di 160$ veniva visto dalla banca americana a breve a quota 200$.

Risposi dicendo che sarebbe stato più facile vederlo a 40$ o anche a 20$. Basta vedere i grafici per verificare cosa accadde.

Stavolta invece mi trovo d’accordo con Goldman Sachs che ha giustamente evidenziato come: “le crescenti incertezze macro e la crescita della produzione USA bilanceranno le carenze di offerta in Paesi come Iran e Venezuela”.

In sostanza per rivedere il petrolio in forza dovranno accadere mutamenti al momento non percebili.

Ma, vista la crescita costante e lo sviluppo delle energie alternative e dei materiali rinnovabili, eviterei ASSOLUTAMENTE di collegare in modo inscindibile, come era in passato, la crescita globale al prezzo del greggio.

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