Petrolio e sua volatilità: quali indicazioni?

BP Prudhoe Bay Royalty Trust

Cosa attendere dal petrolio dopo queste ultime oscillazioni?

Oggetto specifico di questo articolo è quello di fornire un primo sguardo alla situazione grafica di una delle due grandi commodities. La prima, l’oro, è stata preliminarmente trattata alcuni giorni or sono. La seconda è ovviamente il petrolio.

Di questa seconda commodity, si tratterà della sua volatilità, o meglio della volatilità a 30 giorni (OVX) calcolata dal CBOE col metodo VIX con sottostante l’ETF americano USO, OIL-based.

I due strumenti sono circa opposti l’uno all’altro: flussi di liquidità in uscita da USO causano incremento di prezzo della sua volatilità ad 1 mese, e viceversa (i due strumenti sono contrarian tra essi).

Grafici

➣Grafico a chiusure semplici settimanali (scala lineare; estensione completa per l’indicatore di volatilità; fornitore StockCharts) al fine di smussare gli eccessi intraday e daily dell’indicatore di volatilità. Le curve OVX (verde) e USO (grigia) vengono proposte sovrapposte.

Si ricorre alle semplici tecniche qualitative di analisi grafica riassunte nel breve articolo didattico Graphical Contest

Considerazioni

E’ interessante notare come dal 2009, il fondo USO abbia realizzato due minimi chiave (cerchiati in bianco) decisamente decrescenti e poi una lunga fase di congestione 7-15$ post-2016 .

OVX invece non ha seguito la medesima (ma inversa) dinamica sui massimi, i quali appaiono visibilmente decrescenti (vedasi trend-lines verdi discendenti).

La larga base di congestione di USO 2016-2019 viene in parte confermata da OVX, che mostra massimi decrescenti ma minimi crescenti.

Come usare questi dati?

L’indicatore CBOE di volatilità sul fondo USO (OIL-based) indica una pressione ribassista sul settore OIL decrescente dal 2009 in poi (massimi OVX decrescenti). Questo in ottica di lungo termine potrebbe indicare un esaurimento in progresso della pressione ribassista nata sui massimi dell’OIL.

Dall’altro lato però i minimi (vedasi trend-line ascendente rossa) dell’indicatore di volatilità, mostrano ancora un deciso assetto rialzista, fin dal 2014, segno che la struttura complessiva del sottostante OIL non è ancora definitivamente mutata in chiave rialzista.

Pertanto, massimi della volatilità sotto le due trend-lines discendenti, convalideranno lo scenario di esaurimento di lungo termine della pressione ribassista strutturale sull’OIL.

Valori di volatilità stabilmente inclusi nella banda marcata in grigio (vedasi minimi 2010-2011-2012-2019) accompagnerebbero OIL in una inversione strutturale di lungo periodo.

Questi dati ovviamente devono essere accoppiati ad una analisi precisa delle curve di lungo termine di Brent, WTI e del rispettivo spread, al fine di analizzarne al meglio lo stato evolutivo dei prezzi.

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