Pesante tassa sulla ricchezza: risparmi degli italiani a rischio

Pesante tassa sulla ricchezza risparmi degli italiani a rischio

Pesante tassa sulla ricchezza: risparmi degli italiani pericolo. E’ indubbio che dopo avere risolto l’emergenza sanitaria bisognerà pensare a ricostruire una economia in ginocchio da settimane di inattività. Con il decreto Cura Italia il Governo cerca di mettere una pezza alle prime emergenze stanziando 25 miliardi e altri 25 ne dovrebbe mettere sul piatto nei prossimi giorni. Basteranno? E soprattutto dove trovare i soldi?

Pesante tassa sulla ricchezza: risparmi degli italiani in pericolo

Il blocco quasi totale di una economia creerà una forte recessione, in questo e nel secondo trimestre. Per l’anno le stime di Goldman Sachs parlano di un calo del Pil Italiano che potrebbe arrivare al 10%-11%. Molte piccole attività non ripartiranno, molte lavoratori non riprenderanno a lavorare, molti professionisti si dibatteranno nelle difficoltà. Il mercato immobiliare subirà un nuova battuta d’arresto, sia nelle compravendite che nei valori. Il calo repentino della Borsa scesa del 50%, ha tagliato della metà i risparmi di chi ha investito sui mercati finanziari. Mercato immobiliare e risparmio, investito in buona parte in strumenti finanziari (fondi, assicurazioni, titoli di stato, ecc.), sono fonti di ricchezza importanti per gli italiani.

Le attese influenzano pesantemente la propensione al consumo

Pesante tassa sulla ricchezza: risparmi degli italiani in pericolo. Perché alla fine della emergenza sanitaria, quando ripartirà tutto, gli italiani si sentiranno molto più poveri, molto meno ricchi. Studi di Banca d’Italia stimano che noi siamo il Paese che dopo il Giappone ha la più alta percentuale di risparmi per famiglia. I risparmi sono sempre stati una fonte di reddito importante per gli italiani. Non è un mistero che negli ultimi 10 anni, ovvero dopo la doppia crisi dei subprime del 2008 e quella valutaria del 2012, i risparmi hanno integrato il calo di reddito delle famiglie. La crisi del 2008 ha spazzato via buona parte della classe media italiana che basava la sua ricchezza sulla illusione che il prezzo delle case sarebbe salito all’infinito e che la Borsa avrebbe arricchito tutti. C’era una forte euforia e si spendeva non in funzione di ciò che si aveva ma in funzione di ciò che si sarebbe guadagnato. La percezione di essere sempre più ricchi spingeva i consumi.

I risparmi degli italiani rischiano adesso uno stop

Nel luglio dello scorso anno Intesa Sanpaolo e il Centro Luigi Einaudi pubblicarono una indagine sul risparmio degli italiani. Da questa emergeva come il 57,5% percepisse un reddito compreso tra i 1.500 e i 3.000 euro al mese e lo ritenesse sufficiente per vivere. Inoltre erano tornate a crescere le persone che risparmiavano. Erano il 52% del campione, contro una percentuale minima del 39% toccato nel 2013. Lo studio metteva in evidenza anche un altro dato interessante. La percentuale di reddito risparmiata lo scorso anno aveva raggiunto il massimo storico, al 12,6% contro il 9% nel 2011.

Le date non sono casuali. Dopo il tonfo del 2008 e del 2012, con pesante cali di Borsa e mercato immobiliare in forte caduta, dal 2013 la situazione economica era riuscita lentamente a migliorare. Il risparmio aveva ripreso a crescere, la ricchezza a salire, la classe media lentamente a riformarsi. Eppure, nonostante questi dati, la nostra economia non andava così bene. Lo scorso anno la nostra crescita economica è stata la più bassa d’Europa.

Soluzioni eccezionali per risolvere problemi eccezionali

E adesso? Quanto tempo ci metteremo per tornare ad un livello pre-crisi? La sensazione è che la recessione che arriverà peserà anche sulle abitudini dei consumi. Molte famiglie per prudenza o per necessità tireranno i remi in barca, consumando il minimo indispensabile. La bassa propensione al consumo ridurrà ulteriormente la domanda di beni e servizi. Per combattere questa percezione di essere più poveri, che a tutti gli effetti è una pesante tassa sulla ricchezza ci vorranno misure eccezionali. Regalare 1200 dollari ad ogni lavoratore, come ha deciso Trump, forse non è la soluzione definitiva, ma potrebbe aiutare non poco a rimettere in subito in moto i consumi

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