Perchè le etichette a semaforo penalizzano i prodotti agroalimentari italiani

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Un focus per capire perché le etichette a semaforo penalizzano i prodotti agroalimentari italiani.

Si dicono “a semaforo” le etichette indicative dei valori nutrizionali presenti negli alimenti. Pertanto ad ogni colore verrà associata automaticamente un’informazione sul contenuto di calorie, grassi, zuccheri e sale.

La corrispondenza tra tonalità cromatiche e contenuti, in termini percentuali, dei suddetti valori è la seguente. Il verde sta ad indicare un basso contenuto, il rosso al contrario un alto contenuto, mentre  l’arancione si colloca in una via intermedia. Questo sistema è stato introdotto a livello di catene della grande distribuzione inglese con un preciso intento. Vale a dire, di contribuire, in tal modo, alla lotta contro l’obesità e le malattie cardiovascolari. Restringendo ora il nostro focus sull’Italia, vediamo perché le etichette a semaforo penalizzano i prodotti agroalimentari italiani.

Il modello a semaforo

Come sopra anticipato, l’etichettatura con i colori del semaforo classifica il profilo nutrizionale di alimenti e bevande. A questo si associa pure una sorta di punteggio espresso in lettere alfabetiche. Per cui si va dalla A, che corrisponderebbe alla scelta più sana in assoluto. Mentre la E, al contrario, sarebbe la scelta meno sana in generale. Una sorta, quindi, di pagella nutrizionale che rischia di penalizzare tanto del nostro comparto alimentare. Ed è anche per prendere le distanze da questo sistema, non particolarmente apprezzato, quantomeno all’interno dei confini italiani, che qualcuno ha mosso un altro passo.

Il modello a batteria

A compiere una mossa alternativa all’etichetta “nutri-score”, o a semaforo, è stata Federalimentare. In questo modo si è voluto mettere a punto un’etichetta “a batteria”. Tale label consentirebbe di valutare il prodotto sulla base della sua quantità di assunzione. Un sistema dunque che si prefigge una valutazione, a più amplio spettro, rispetto a quella vista sopra.

La penalizzazione

Ma dove si situa il danno per il comparto agroalimentare italiano? Nel fatto che l’etichettatura, ad esempio, con il colore rosso, basata su una percentuale di grassi reputata eccessiva, potrebbe scoraggiare all’acquisto dei prodotti. E’ questo il caso del nostro olio extravergine di oliva, che da alimento rinomato, potrebbe scendere, e di molto, nella valutazione della qualità percepita dal consumatore acquirente. Il tutto in base ad un mero stigma di colore.

Salute e obesità

La rappresentanza permanente d’Italia, tramite l’ambasciatore Cornado, ha peraltro evidenziato pure dell’altro. E cioè che nei vari Paesi in cui tali etichette semaforiche hanno preso piede, in realtà non sembra essersi registrato il minimo miglioramento, in termini di salute pubblica o di incidenza sull’obesità. Una battaglia quindi condotta sul filo di lana che, per l’Italia, sta comportando pure  drammatiche contrazioni delle vendite, nei territori che hanno aderito alle etichettature a semaforo. Un’ingiusta penalizzazione che riguarda tanti, se non proprio tutti, i principali prodotti agro-alimentari del “made in Italy”.

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