Perché la semplicità è così difficile e perché dovremmo riscoprirla

mente

Le parole si fanno sempre più complicate. Usiamo linguaggi contorti e termini obsoleti (eccone uno), da fare invidia al testo di un’aria d’opera o a una poesia del Dolce stil novo. Vedete, è davvero difficile parlare in modo semplice e schietto. E non ricordiamo quando ci troviamo dinanzi al bisogno di scrivere una lettera formale, di lavoro o istituzionale, dove i termini Egregio, Spettabile, e ancora Distinti Saluti, gentilissimo/a. Poi la nostra bella lingua si è arricchita di termini stranieri: più che in passato dove il francese dei nobili colonizzava alcuni nomi di oggetti (abat jour, carnet, garage, premaman), oggi il nostro parlare è ricchissimo di anglicismi (parole in inglese).

I settori dove questo male è più evidente sono quello del marketing (spread), della politica (lockdown), della tecnologia, ma anche della moda e della musica. Leggere un quotidiano dà il mal di testa, e non perché un italiano su dieci non sia in grado di decifrare quello che c’è scritto, ma perché il linguaggio giornalistico è diventato a tratti incomprensibile e caotico. Ed ecco perché la semplicità è così difficile e perché dovremmo riscoprirla.

Riflessione

Abbiamo perduto la facoltà di compiere gesti semplici, di vestirci senza fronzoli e accessori che indichino rispettivamente che siamo sicuri di noi, che siamo modesti, che non vogliamo aggredire nessuno, che siamo sportivi, che non mangiamo animali né usiamo la loro pelliccia.

E poi dobbiamo riflettere su ciò che diciamo, come lo diciamo e se la mano destra accompagna lo sguardo nella stessa direzione. La semplicità di essere e agire come l’istinto ci suggerisce è considerato una forma di debolezza. Come se il mondo non potesse accoglierci privi di sovrastrutture. La semplicità è pericolosa perché rende con chiarezza ciò che intendiamo dire. Pertanto ciò che è semplice è comprensibile da tutti e poco equivocabile. Più siamo contorti più avremo possibilità di rivoltare la frittata se a qualcuno non andasse bene ciò che facciamo o diciamo. E la complicatezza arriva a soffocare anche la burocrazia, quando per una semplice richiesta medica pare di dover chiedere veto all’introvabile sovrano di una isola che non esiste. Sfoltire, alleggerire, sfrondare, agevolare, e alle volte anche banalizzare, perché si sa che “sembra una banalità, ma è proprio vero”.

Complicare il mondo e tutto ciò che ruota intorno a noi, complicare noi stessi è molto facile perché basta aggiungere, senza criterio, imbastire di suoni, parole, gesti, controllare, strutturare. Ecco perché la meditazione, la mindfullness, il contatto di sé fanno concentrare sul respiro: perché esso è la cosa più semplice che ci porta alla vita. Michelangelo compì le sue sculture più belle liberandole dal marmo che le costringevano. E allora perché non possiamo fare lo stesso?

Riscopriamo la semplicità e troveremo noi stessi

Può sembrare una frase fatta ma potrete trovarci la vostra verità. La semplicità ci fa scoprire quella parte di noi che avevamo nascosto sotto la coltre di sovrastrutture e doveri. Per questo motivo quando siamo nella natura tutto improvvisamente appare più…semplice, vero, illuminato.  La semplicità ci renderà più creativi e ci darà energia. La consapevolezza di chi siamo senza che per questo siano necessarie parole per definirlo ci aprirà nuove strade e opportunità.

Siamo portati a non provare un’occasione perché è troppo difficile, tante persone proveranno come me, c’è una lotta spietata, siamo troppi nel mondo, non ho tutte le capacità. Invece, ci stiamo precludendo di andare oltre. E allora…ecco perché la semplicità è così difficile e perché dovremmo riscoprirla. Ricordate che “l’essenziale è invisibile agli occhi” diceva il Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery.

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