Perché in Italia non è possibile ridurre le tasse?

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Perché in Italia non è possibile ridurre le tasse? Mettiamo subito in chiaro una cosa. Volere è potere. Se si volesse, una riduzione delle tasse sarebbe realmente possibile. Forse non di molti punti percentuali, ma sarebbe comunque possibile. Allora perché non si fa? E che riduzione sarebbe giusta? Le tasse dovrebbero essere ridotte solo alle imprese, solo alle persone, o ad entrambe? L’argomento, come potete capire, è parecchio spinoso.

E’ opinione di chi scrive che le tasse vadano ridotte sia alle imprese che alle famiglie. Ma, pistola alla tempia, la priorità va data alle imprese. Perché? E’ presto detto. I creatori di ricchezza, in qualunque economia di mercato, sono le imprese. Sono le imprese che occupano i lavoratori, non viceversa. Solo un sano tessuto produttivo, che paghi le giuste tasse, può consentire un aumento dell’occupazione. Solo così possono aumentare i consumi. Perché solo così possono essere assunte più persone. Più lavoratori che paghino più tasse e che consumino di più. Il circolo può essere vizioso solo se inizia dalle imprese.

Perché in Italia non è possibile ridurre le tasse?

Torniamo alla riduzione delle tasse. Tutti parlano di farlo, ogni anno. Ma spesso si concentrano sulle famiglie, quindi sull’IRPEF. Ed anche quando parlano di taglio del cuneo fiscale alle imprese, spesso il tutto rimane un semplice desiderio. Ma perché? Beh, ad essere schietti, in Italia non è possibile ridurre le tasse a famiglie ed imprese per un motivo molto semplice. Perché un eventuale taglio impedirebbe di mantenere in piedi il sistema che pervade il Paese. Sistema di diffuso malaffare, evasivo e corruttivo. Che è stato messo in piedi nei decenni post dopoguerra. E che ci fa perdere competitività. Oltre che penalizzare il meglio che abbiamo. E che ormai, purtroppo, è talmente parte della Nazione da non sembrare più eliminabile. Sistema che vede nell’eccessiva assunzione di personale della Pubblica Amministrazione la punta dell’iceberg. Ma che, ovviamente, è molto più diffuso.

Non siamo i soli a pensarla così, fortunatamente. Studi di atenei nostrani importanti certificano ormai da tempo che il personale della Pubblica Amministrazione sia in eccesso. E che deve essere tagliato non di migliaia, decine o centinaia di migliaia di persone. Ma di circa un milione e mezzo di unità. Ed allora perché non si fa? Per due motivi, sostanzialmente. Il primo è che se queste persone venissero licenziate, non pagherebbero più le tasse. Il secondo è che metterle a riposo forzato aggraverebbe in maniera enorme il sistema pensionistico. Ovviamente ci sono anche altre ragioni. Tipo l’enorme mole di ricorsi che verrebbero presentati per la forzata sospensione dal servizio. E, politicamente parlando, sarebbe un suicidio. Quindi nessuno lo fa.

Quindi è impossibile fare qualcosa?

No, certo che no. Ma la misura più importante su cui agire, ovvero la riforma, lo snellimento massiccio e la digitalizzazione completa della P.A., non può essere attuata. Le tasse che ci sono servono fino all’ultima. E non bastano. Tanto che le emissioni di debito dello Stato servono solo per pagare interessi sul debito stesso. Non per interventi pubblici ad ogni livello. Segno che il denaro che entra non è sufficiente. E siccome la stragrande maggioranza del denaro dello Stato se ne va in stipendi e pensioni, bisognerebbe fare qualcosa. Purtroppo sembra davvero molto difficile che ciò possa succedere, almeno per il momento.

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