Perché il G20 e la Cop26 potrebbero rappresentare un buon inizio per contrastare il cambiamento climatico

cambiamento climatico

A dirla tutta da qualche anno da più fronti è giunto il monito. Però per molti è stato recepito più come un invito ad un comportamento etico che non un’urgente necessità. Ma un’inversione di rotta sul fronte climatico è ormai una priorità.

Qual è il problema del cambiamento climatico

Il cambiamento climatico in atto sarebbe responsabile dell’innalzamento globale delle temperature che significa anche scioglimento progressivo dei ghiacciai e innalzamento del livello dei mari. Ancora, aumento di fenomeni climatici estremi, rischio inondazioni e rischio idrogeologico. Siccità, che si tradurrebbe in scompensi mondiali a livello di dotazione alimentare e scarsità della risorsa acqua. Poi la possibilità di cambiamenti nell’ecosistema che possono ripercuotersi sulla salute dell’uomo. Tutto questo può creare tensioni sociali e tra Stati, generando la possibilità di nuove crisi mondiali. Ed è questo il grande timore dei capi di governo.

Come risolvere

Proviamo a capire dati alla mano perché il G20 e la Cop26 potrebbero rappresentare un buon inizio per contrastare il cambiamento climatico. L’obiettivo primario è quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra e raggiungere un saldo netto di emissioni di CO2 pari a zero. Tale sintesi è espressa (tra gli altri) dal Consiglio dell’Unione Europea rispetto alla Conferenza di Gaslow.

Perché il G20 e la Cop26 potrebbero rappresentare un buon inizio per contrastare il cambiamento climatico

Al di là delle manifestazioni di protesta, dei commenti e delle note di colore cerchiamo di capire e analizzare i fatti in relazione al cambiamento climatico. Mario Draghi nei giorni scorsi ha portato a Roma per il G20 diversi capi di Stato. È certamente fondata la notizia lanciata da diverse agenzie di stampa secondo cui Cina e Russia (assenti ma collegati da remoto a Roma e assenti a Gaslow) avrebbero segnalato una tempistica diversa nel perseguire gli obiettivi. Però questo non significherebbe contrasto ai buoni propositi. Infatti, in merito, lo stesso Draghi avrebbe parlato di indubbie “divergenze” sui tempi ma anche di “maggiore vicinanza al tema”.

Quali obiettivi

Intanto, una premessa. Convogliare più teste pensanti su obiettivi comuni è impresa ardua se consideriamo che nemmeno nelle riunioni di condominio si riesce a far quadrato sulla riparazione di una finestra nell’androne. Ogni leader è a capo di uno Stato che ha un suo equilibrio e sistema produttivo. Cambiare non è come accendere o spegnere un interruttore. Richiede una riorganizzazione generale del sistema Paese. Il primo obiettivo dei due macro-incontri è quello della consapevolezza. Non è scontato e a nostro avviso è stato già raggiunto.

Altri obiettivi per far fronte al problema del cambiamento climatico sono:

  • arrestare la deforestazione;
  • incrementare le piantagioni di alberi ;
  • decarbonizzazione;
  • impiego di energia alternativa (ad esempio l’Italia pare puntare sul gas; la Francia, si dice, sul nucleare);
  • finanziamenti corposi a sostegno di tali politiche.

Il 12 novembre prossimo chiude la Cop 26 e attesissimo è il documento condiviso. Talora non dovesse esserci tale accordo, di solito si cerca comunque una linea comune che poi diventa esecutiva.

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