Perché i risparmiatori italiani hanno voglia di economia reale?

Gli errori più comuni dei risparmiatori

Perché i risparmiatori italiani hanno voglia di economia reale? Vanno bene i titoli azionari ed i titoli obbligazionari. Vanno bene anche le materie prime, o le valute. E vanno bene anche i derivati, come opzioni, CFD e simili. Tutte queste cose, a grado diverso, sono quello che cercano i risparmiatori, quando vogliono investire. Ma, di recente, sembra proprio che ci sia una forte voglia di investire in qualcos’altro. Sembra proprio che i risparmiatori nostrani abbiano una forte voglia di investire in economia reale.

Vediamo perché.

Pare che la crisi da Coronavirus abbia sensibilizzato gli italiani sul tema degli investimenti in economia reale. Nel farlo, ha rafforzato la loro convinzione che investire in questo settore possa contribuire al rilancio economico della Nazione. Almeno, questo è quanto traspare da una ricerca presentata da Assogestioni e Finer Finance Explorer in occasione di un meeting sui PIR Alternativi. Ma la cosa che fa ancora più sorpresa, secondo questa ricerca, è un’altra. Sembra infatti che sia “colpa” dei private banker e dei gestori se ancora i risparmiatori non utilizzano estensivamente questi strumenti di investimento nell’economia reale. Già, perché pur essendone ovviamente a conoscenza, pare proprio che i professionisti degli investimenti tendano a sottostimare l’aumentata propensione dei clienti verso questo settore. Ma perché i risparmiatori italiani hanno voglia di economia reale?

Perché i risparmiatori italiani hanno voglia di economia reale?

Sembra proprio che il sentimento di contribuire a qualcosa di concreto la faccia da padrone. E il tutto migliora ancora se gli investimenti proposti sono nel settore delle infrastrutture, evidenzia la ricerca. Quest’ultima sottolinea, poi, come questo andamento era già in essere sin dall’introduzione dei PIR “tradizionali”, pochi anni fa. E mette in risalto come ci sia un forte richiesta, da parte dei risparmiatori, ad essere sensibili nei confronti di aziende che abbiano impatto sociale ed ambientale misurabile. Quindi, che applichino al meglio i famosi criteri ESG.

Altre motivazioni che attirano gli italiani verso i PIR alternativi sono le esenzioni fiscali di questi strumenti. Ed anche il focus sulle PMI italiane ed europee. Ma quanto vorrebbero investire in questi strumenti i risparmiatori? La ricerca evidenzia anche questo punto. Il massimo che riservano, o riserverebbero, a questi strumenti alternativi è il 10%. Percentuale assolutamente in linea con altri strumenti alternativi, che non sono mai il “core” di un portafoglio, chiaramente. Infine, chi sarebbe l’investitore tipico in questi strumenti? Donne più sensibili alle tematiche prima enunciate, ma uomini più propensi a concludere ed investire. E vogliono questi strumenti prevalentemente i baby boomers del Nord Italia (cioè i nati tra il 1946 ed il 1964), mediamente con istruzione superiore alla media.

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