Perché è importante il Piano Nazionale di Riforma?

Le riforme

Perché è importante il Piano Nazionale di Riforma? L’epidemia causata dal nuovo coronavirus ha cambiato in modo repentino e drammatico la nostra vita. Ed anche le prospettive economiche. Le misure di controllo dell’epidemia hanno avuto successo. Hanno prodotto due cose. Una significativa riduzione di nuovi contagi e di ricoveri in terapia intensiva. Durante la fase più acuta della crisi, si è intervenuto con misure di grande ampiezza e portata economico-finanziaria. Obiettivo: il contrasto, nel breve termine, dei devastanti effetti economici dell’epidemia. E limitare al massimo i danni di lungo periodo per il tessuto sociale ed economico. È assolutamente necessario evitare che la crisi pandemica sia adesso seguita da altro. Nello specifico, da una eccessiva fase di depressione economica.

Il Governo ha quindi adottato un quarto provvedimento in materia economica. Provvedimento volto a semplificare le procedure amministrative. E la pianificazione e autorizzazione dei lavori pubblici. La finalità principale è quella di rimuovere gli ostacoli che hanno rallentato appalti e investimenti pubblici. Ma anche la crescita dell’economia. La strategia risponde alle Raccomandazioni al Paese approvate dal Consiglio Europeo lo scorso luglio. E si ispira anche alla Annual Sustainable Growth Strategy della Commissione Europea. Ed allo European Green Deal. Accordo che costituisce il principale progetto europeo di medio e lungo termine.

Perché è importante il Piano Nazionale di Riforma?

Alla costruzione di questo progetto verrà dedicato il massimo impegno. Lo si farà facendo tesoro dell’ampia consultazione con le componenti economiche, sociali e culturali del Paese. Cioè con i recenti Stati Generali. Non si tratta solo di assorbire l’impatto della recessione. Si tratta anche di affrontare nodi strutturali. Problemi che ci trasciniamo da troppo tempo. Problemi che inibiscono un pieno e armonioso sviluppo economico e sociale. Bisogna accelerare il processo di modernizzazione. Bisogna ridurre le diseguaglianze sociali e territoriali. Disuguaglianze aumentate negli ultimi anni. Coerentemente con il Green New Deal, le azioni incluse nel Recovery Plan saranno indirizzate verso obiettivi specifici.

Obiettivi come aumentare l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese. Così come della Pubblica Amministrazione. Ma anche a contrastare i cambiamenti climatici. Favorendo la riconversione energetica del sistema produttivo. Non solo. Anche l’economia circolare e la protezione dell’ambiente. Poi, sostenere un’occupazione stabile e di qualità. Insieme all’aumento degli investimenti pubblici, si punta ad altro. Ad accrescere sensibilmente gli investimenti privati italiani e dall’estero. Come? Anche attraverso misure di semplificazione amministrativa e tributaria. E favorendo la canalizzazione dell’ingente risparmio privato. Risparmio privato che deve virare verso investimenti produttivi e di lungo termine. Troppi soldi degli italiani sono inutilizzati sui conti correnti.

Altre cose importanti

Queste politiche saranno anche finalizzate ad altro. Nello specifico, alla riduzione del divario di crescita e di benessere. Ovviamente tra il Sud e le aree interne, e il Nord. Si tratta di un tema cruciale per perseguire una crescita sostenibile e inclusiva. Svolgerà un ruolo cruciale anche il contrasto all’evasione fiscale e contributiva. Politica che assicuri due cose. Una maggiore equità tra le famiglie, e un migliore funzionamento dei mercati. Saranno inoltre messe in campo altre misure. Misure finalizzate a rendere più facile e attraente l’investimento dei giovani nel loro capitale umano.

Bisogna far aumentare il livello del benessere, non solo economico, in Italia. Tali linee di azione sono rese possibili da quanto fatto in passato. Misure che hanno avuto l’obiettivo essenziale di tutelare i redditi delle famiglie e dei lavoratori. E di preservare la capacità produttiva durante la fase più acuta della crisi. Le risorse europee del Recovery Fund sono imponenti. Ma le compatibilità finanziarie non dovranno essere trascurate. Va quindi assolutamente elaborata una strategia di rientro dall’elevato debito pubblico. Che, per una volta, sia efficiente ed efficace. E che punti a ridurlo drasticamente ogni anno di parecchi punti percentuali.

Il rientro del debito pubblico

Tale strategia punterà ad una crescita economica stabilmente più elevata che nell’ultimo ventennio. E, al contempo, al conseguimento di congrui saldi di bilancio. I punti chiave saranno tre. Sostegno alla crescita, contrasto all’evasione fiscale e revisione e riqualificazione della spesa pubblica. In questo modo si miglioreranno i saldi di bilancio. E si ridurrà il rapporto debito/PIL nel prossimo decennio. Questa strategia è credibile? E’ fattibile? Tanto maggiore sarà la sua credibilità, tanto minore sarà il livello dei rendimenti sui titoli di Stato. E lo sforzo complessivo che il Paese dovrà sostenere nel corso degli anni.

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