Perché batte nuovamente forte il vento del ribasso, ma se fossimo ai minimi?

mercati azionari

Perchè batte nuovamente forte il vento del ribasso sui mercati, soprattutto su Ftse Mib e BTP?

La situazione pone diversi quesiti e dubbi, cui cerchiamo di dare una risposta in questo articolo.

Per maggior chiarezza, ecco di seguito una scaletta dei principali argomenti affrontati:

  • Dichiarazioni della Lagarde tra elementi positivi e negativi
  • Il vero motivo della crisi e perchè le dichiarazioni della Lagarde hanno un ruolo solo parzialmente nella attuale fase ribassista
  • Crisi del Governo Conte: verso la caduta?
  • Il contributo negativo delle recenti vicende giudiziarie
  • Ftse Mib e BTP: potremmo essere sui minimi?

Perché batte nuovamente forte il vento del ribasso, ma se fossimo ai minimi?

Le dichiarazioni della Lagarde tra elementi positivi e negativi

Tra i principali fattori che diversi analisti riconducono ai motivi dei recenti ribassi sui mercati, le dichiarazioni della Lagarde.

In realtà queste si sono suddivise tra elementi positivi e negativi, ed i mercati hanno preferito prezzare soprattutto i secondi.

Tra i primi la continuazione di una politica monetaria espansiva, ed il piano di acquisti di titoli di stato almeno sino a marzo 2022 e anche oltre, fin tanto che sarà ritenuto opportuno.

Elemento, questo, sicuramente positivo, anche perché in fondo per definire un trend di mercato elemento determinate è se sono maggiori gli acquisti o le vendite. E in tal senso possiamo quindi contare su una prospettiva rialzista da parte delle cosiddette mani forti della BCE sul mercato dei Titoli di Stato.

Gli elementi negativi riconducono principalmente all’analisi economica, incentrata sulla continuazione della crisi a causa della pandemia.

I mercati paiono aver tenuto conto soprattutto di questi, ma per quali motivi?

Il vero motivo della crisi e perchè le dichiarazioni della Lagarde centrano solo parzialmente

Solo sino a poco tempo fa molte analisi evidenziavano il ruolo positivo del Recovery Fund. Una miriade di risorse che doveva consentire, in ottica neo-keynesiana, un rilancio delle economie europee. Tutto ciò unitamente a un riposizionamento dei conti pubblici dei diversi paesi verso una situazione di miglioramento dei relativi parametri finanziari.

Ma in questa prospettiva c’era un errore di fondo.

L’attuale crisi non è di natura economica. Non è legata ad una fase recessiva del ciclo economico, ma ad elementi esterni, come appunto la pandemia. È  come se, in un film di fantascienza, si dovesse affrontare un attacco esterno da parte di qualche entità aliena, e peraltro l’ipotesi di un virus creato in laboratorio, come noto, rientra tuttora tra le ipotesi avanzate da taluni, certo non provata, ma neppure smentita definitivamente.

Pertanto esiste un errore di fondo nelle analisi relative al Recovery Plan, non solo quello italiano, ma in generale di qualsiasi Stato.

Il meccanismo di fondo su cui dovrebbe fondarsi è il moltiplicatore keynesiano.

Una spesa pubblica in investimenti dovrebbe consentire la creazione di una massa monetaria, in grado di sviluppare la crescita economica, in misura appunto moltiplicata, rispetto all’entità stanziata inizialmente.

Questo tipo di meccanismo, a parte un naturale scostamento che spesso interviene tra previsioni e risultato definitivo, generalmente è in grado di funzionare, ma in questa situazione?

Se infatti la crisi attuale non è economica, non sarà l’economia, in quanto tale, a non far funzionare un piano di investimenti pubblici o privati, ma lo stesso ente che li pianifica.

Infatti sinora i governi hanno affrontato la pandemia essenzialmente a suon di lockdown e misure restrittive.

Pertanto, se una ipotesi di moltiplicatore economico ha anche le migliori fondamenta possibili per poter funzionare, è del tutto evidente che basteranno nuovi provvedimenti restrittivi, per farlo sbandare.

In altri termini, un errore di fondo, che sta commettendo la generalità dei politici europei, è proprio questo.

Ritenere che un Recovery Plan possa contrastare nettamente una situazione di crisi legata a provvedimenti autoritativi di chiusura o di limitazione delle attività economiche e di libertà di movimento dei cittadini.

Non c’è recovery che tenga

Se per motivi sanitari si deve chiudere o limitare la libertà di esercizio delle attività economiche, o la libertà di movimento dei cittadini, a poco o nulla servirebbero le risorse stanziate per il rilancio.

Pertanto, il probabile ragionamento dei mercati, è stato il seguente. Non sarebbe più intelligente spostare i piani di investimento a quando la pandemia sarà effettivamente superata, invece di rischiare di buttare dalla finestra ingenti risorse finanziarie?

Risorse che peraltro non paiono poi così ingenti, come di primo acchito si potrebbe pensare.

Basti considerare che per tentare misure di cosiddetto ristoro, che non sono comunque certo in grado di rifondere il totale delle perdite subite durante le chiusure, si è già spesa circa la metà di quanto perverrebbe all’Italia delle risorse stanziate a livello europeo.

Eppure, solo per rifondere realmente tali perdite, bisognerebbe forse stanziare tra 2 e 3 volte l’intero importo delle risorse destinate all’Italia dal Recovery.

Pertanto anche tale quantificazione delle somme da stanziare in termini di Recovery non pare dettata da chissà quale provvidenziale parametro finanziario. Anzi, pare comunque inidonea ad avere gli effetti che si vorrebbero perseguire.

Del resto, recovery non significa forse recupero?

Ed allora il vero recupero doveva quanto meno partire da un totale di risorse pari a quelle perse dagli operatori economici durante la crisi, certamente n volte quel quantitativo relativo ai fatidici 209 miliardi, se proprio si voleva affrontare la situazione con una certa serietà.

Certo, nell’immaginifico contesto in cui probabilmente il Recovery Fund è stato elaborato, si sarà immaginato un effetto moltiplicatore quasi magico, per cui quei 209 miliardi si saranno immaginati incrementati in misura cospicua.

Ma appunto, senza tener alcun conto che il fattore pandemia, invece, rischia di portarsi via non solo risorse, ma anche moltiplicatori e teorie economiche di diverso tipo, keynesiane e non. Insomma, bisognava avere una visione più realistica ed attenta a una quantificazione del valore del moltiplicatore non in termini generici, ma specifica in un contesto pandemico, visto che la pandemia è tutt’altro che superata.

Strumenti alternativi

E nel frattempo, quindi, in alternativa o ad integrazione del Recovery Fund, si sarebbero dovuti approntare strumenti diversi che, come già detto altre volte, potrebbero andare dalle obbligazioni a lunghissima scadenza a quelle irredimibili, e a mio avviso anche strumenti riconducibili alla necessità di modificare, almeno temporaneamente, le regole in materia di sovranità monetaria, con la possibilità di emissione di nuova base monetaria, non correlata ad una pari emissione di debito pubblico.

Non certo ipotesi da limitare a qualche risorsa a fondo perduto resa disponibile dall’UE, ma da consentire secondo le necessità, non in misura quindi predeterminata.

Il tutto per consentire di rientrare in rapporti migliorativi del parametro debito/PIL, e per avere strumenti anelastici, rispetto alla configurazione delle dinamiche del moltiplicatore economico.

Il rischio di una efficacia troppo limitata di tradizionali strumenti di politica monetarie e fiscale indubbiamente c’è, ed è evidente che ai mercati, a differenza di politici e burocrazie tecniche europee, la cosa non è sfuggita.

Soprattutto in considerazione degli sviluppi che la situazione pandemica va assumendo in questa fase.

Gli attuali sviluppi della pandemia tra problematiche sui vaccini e diatribe legali

È quindi alla situazione pandemica che bisogna guardare, ma questa non va prefigurandosi verso una soluzione definitiva, anzi.

Intanto si stanno moltiplicando le varianti del virus, inglese, sudafricana, brasiliana, giapponese, e chissà quante in realtà ne esistono, comprese altre eventuali ancora non conosciute.

È noto che queste varianti potrebbero inficiare le basi d’azione del vaccino, limitandone o impedendone anche completamente l’efficacia, ed in tal caso sarebbe uno strumento con le armi spuntate.

Ma altri problemi sorgono all’orizzonte.

In particolare diverse aziende produttrici hanno comunicato una diminuzione delle quantità relativa alla fornitura di dosi previste, per non meglio precisati motivi, da cui una serie anche di minacce legali rivolte contro le medesime aziende.

Non certo una bella situazione, quella di stati e dell’UE in contenzioso legale con le aziende che dovrebbero salvarci dalla pandemia.

Vedremo che sviluppi avrà questa situazione, ma certo è indubbio che non depone a favore di una uscita dalla crisi, anzi.

Di suo, il virus sta nuovamente dimostrando tutta la sua virulenza. Forse a causa proprio di alcune varianti, tanto che più che parlare di una terza ondata, alcuni preferiscono considerare l’attuale fase come prosecuzione della seconda.

Situazione politica italiana

La peculiare situazione italiana si caratterizza per una crisi politica. Crisi che al momento è stata superata solo formalmente, in considerazione della mera maggioranza numerica, ma non assoluta, ottenuta da Conte al Senato.

Come già sottolineato in precedenti interventi, tale situazione espone il Governo ad un continuo rischio di andare in minoranza. E ben lo sa Mattarella, che pare abbia sollecitato il Governo all’alternativa tra trovare una più larga base di appoggio parlamentare, o a dimettersi.

In settimana arriverà, tra mercoledì e giovedì, lo scoglio rappresentato dalla relazione del guardasigilli sullo stato della giustizia.

Probabilmente voteranno contro non solo gli esponenti di Italia Viva, ma anche taluni dei parlamentari. Che pure hanno votato a favore della fiducia. Quasi inevitabilmente, tale passaggio dovrebbe quindi segnare la fine formale del Conte bis, con le dimissioni rassegnate nelle mani del Capo dello Stato.

E poi?

Conte non pare essere riuscito a conseguire una maggioranza assoluta dei senatori in questo tempo, che separa il prossimo appunto di metà settimana dalla fiducia ottenuta al Senato. E pare quindi difficile che ci riesca quanto meno in tempi ragionevoli. Anzi proprio l’appuntamento sulla giustizia è uno dei più divisivi, in questo caso soprattutto tra garantisti e giustizialisti.

A questa situazione di difficoltà si aggiungono poi alcune vicende giudiziarie, che hanno coinvolto il segretario dell’UDC e alcuni collaboratori del commissario Arcuri. Peraltro in alcune trasmissioni sono state rilasciate intercettazioni imbarazzanti su tale ambito, e non si esclude che nuove difficoltà possano provenire proprio da tali situazioni giudiziarie, in grado di interessare diverse persone. Non si sa ancora, in particolare, quali effetti possano sortire tali vicende, a partire dall’ipotesi di eventuali dimissioni.

Tutto questo ha sicuramente un suo peso, in negativo, sulla possibile evoluzione dei mercati, in particolare quelli nostrani.

Perché batte nuovamente forte il vento del ribasso? Anticipazione su BTP e Ftse Mib

Se quindi la situazione politica, economica e sanitaria, soprattutto del nostro paese, ma non solo, si presenta in chiaroscuro, con una predominanza degli aspetti negativi, non tutto comunque è scontato, non tutto è perduto.

Senza per il momento approfondire un tema, che ci porterebbe lontano, mi limito ad anticipare alcuni risultati di analisi svolte in particolare su BTP future e indice Ftse Mib 40.

Anche in base ad una particolare tecnica, che amo definire delle parallele retrograde, potremmo effettivamente essere ai minimi, o quanto meno su rilevanti supporti. In combinato disposto con la politica dichiarata da una delle principali mani forti, quella della BCE, saranno in grado di rilanciare le quotazioni?

Rimanendo alla domanda sul perché batte nuovamente forte il vento del ribasso, non resta che verificare l’andamento dei mercati.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Consigliati per te