Per non perdere soldi ecco cosa bisogna guardare sui mercati

mercati azionari

I mercati finanziari si muovono al rialzo e al ribasso secondo trend che agli occhi dei più sembrano irrazionali. Chi invece non ha la capacità di guardare oltre un metro di distanza, giudica gli andamenti di Borse come il frutto del caso. Entrambe visioni distorte. Perché i listini azionari rispondono sempre a logiche precise, coerenti e sensate. Ossia riflettono oggi, al momento dell’osservazione, la capacità futura delle aziende in essi contenuti di generare utili. E – domanda madre – se ne può prevedere il trend? In un certo senso sì, nel senso – pi- corretto – che vi sono degli indicatori che, monitorati, forniscono segnali importanti. Quindi per non perdere soldi ecco cosa bisogna guardare sui mercati per cercare di non restare vittima degli eventi.

I trend delle materie prime

Sebbene la nostra sia una società abbastanza dematerializzata, la domanda delle materie prime di base è comunque un indicatore che non può non considerarsi. Al riguardo l’indice CRB Rind si presta bene allo scopo: esso misura le oscillazioni dei prezzi di 22 materie prime di base. I cui mercati sono soliti intraprendere un trend (al rialzo o al ribasso) agli inizi di un ciclo. Ecco perché seguirlo da vicino può servire a carpire mega movimenti i atto.

I livelli dei tassi di disoccupazione e dei lavoratori autonomi  

Stiamo analizzando alcuni dei parametri che hanno “il dono” di premonire su eventuali trend in atto. Utilissimi per non perdere soldi: ecco cosa bisogna guardare sui mercati in merito ai livelli occupazionali:

  • i tassi di disoccupazioni. Se questi iniziano a salire, è inevitabile che i consumi crollino; quindi le aziende inizieranno a ridurre le produzioni e a rivedere i loro programmi d’investimento. L’azione combinata del tutto porta alla stagnazione o alla recessione.
  • i tassi di crescita dei lavoratori autonomi sono altrettanto indicativi. Di norma infatti crescono quando l’economia è in salute, ma quando giungono alla saturazione settoriale possono (specie nelle forme concorrenziali) scatenare “guerre sui prezzi”. Queste poi si trasferiscono sui margini e portare al fallimento delle realtà meno efficienti.

Crescita del commercio globale

L’investitore accorto sa tuttavia che per non perdere soldi, ecco cosa bisogna guardare sui mercati, non solo domestici. L’esempio classico è quello relativo alla crescita del commercio globale che andrebbe confrontato con la crescita economica globale. Infatti se il commercio globale dovesse crescere meno rispetto alla crescita del PIL (globale), ne scaturirebbe un segnale d’allarme. Ossia potrebbe tradire l’ascesa di protezionismo, scarsa liberalizzazione, o ancora un ristagno dei Pil dei mercati emergenti (o nelle economie mature).

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