Per la Federal Reserve il 2022 potrebbe essere un anno difficile

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Per la Federal Reserve  il 2022 potrebbe essere un anno difficile. La Banca centrale americana ha, infatti, annunciato la scorsa settimana i suoi piani per iniziare a ridurre il suo massiccio sostegno all’economia, una mossa che rappresenta il primo passo verso la cessazione delle immissioni di denaro che essa ha lanciato nel 2020 per salvare i mercati durante la pandemia.

La mossa che potrebbe venire successivamente, ovvero quella dell’aumento dei tassi d’interesse, sta causando apprensione tra gli investitori di Wall Street che finanziano il debito americano e sta creando preoccupazione anche all’interno del Partito Democratico, alle prese con la campagna per le elezioni del 2022.

La crescita economica più debole del previsto registrata nel terzo trimestre dell’anno, il rallentamento dei posti di lavoro e le strozzature nella catena di approvvigionamento globale che probabilmente continueranno fino al prossimo anno, se non oltre, sono tutti segnali negativi per l’economia made in USA, nonostante l’intonazione generale positiva che ha mandato il mercato azionario alle stelle prosegua. Allo stesso tempo, i banchieri della FED esprimono sempre più la preoccupazione sul fatto che l’inflazione rimanga ad alti livelli per un periodo di tempo superiore a quello atteso. Se la recrudescenza inflazionistica dovesse rivelarsi permanente, anziché temporanea, come per lungo (forse troppo) tempo sostenuto proprio dai funzionari della FED, per l’economia USA potrebbero essere guai grossi.

Gli investitori hanno già cominciato a ponderare seriamente questa possibilità, tanto che a Wall Street è palpabile una forte preoccupazione sul fatto che la FED  possa davvero aumentare i fed funds già a metà del prossimo anno, per combattere l’aumento dei prezzi. Una mossa che potrebbe mettere a rischio la ripresa economica.

Per la Federal Reserve il 2022 potrebbe essere un anno difficile

La prospettiva che la Banca centrale aumenti i tassi di interesse durante un anno di elezioni causerebbe forti malumori nel mondo politico americano, considerando che i democratici stanno lottando duramente per mantenere le loro magre maggioranze al Congresso. La gestione dell’economia da parte del presidente Joe Biden è una questione dirimente per gli elettori, considerando che gli avversari repubblicani hanno già attaccato ferocemente le sue politiche di spesa pubblica, ree, a loro dire, di essere la causa dell’impennata dei prezzi. Una posizione fortemente avversata dalla Casa Bianca, che ritiene, invece, i ritardi di produzione e spedizione che si stanno osservando nelle catene del valore globali, come il principale colpevole.

Il segno più chiaro della preoccupazione che i mercati hanno sull’andamento futuro dell’economia è rappresentato dai rendimenti sul debito a lungo termine, recentemente scesi al di sotto di quelli di alcune scadenze a breve termine. Un evento raro, noto in finanza come “inversione della curva dei rendimenti”, che identifica aspettative di crescita più basse del previsto.

Un indice che in passato è stato spesso anticipatore delle recessioni

L’economia in rallentamento non è solo una preoccupazione americana: le curve dei rendimenti nella zona euro si sono appiattite la scorsa settimana dopo che la Banca centrale europea ha confermato le aspettative di aumenti dei tassi a partire dal prossimo anno. I mercati non prevedono ancora una fase recessiva ma stanno iniziando a credere che una stretta monetaria prematura possa compromettere le prospettive a lungo termine per l’economia statunitense.

In un’intervista di domenica con Bloomberg News, il segretario al Tesoro Janet Yellen ha detto di non essere preoccupata dall’aumento dei rendimenti del Tesoro: “Penso che quello che vedremo è una buona e solida ripresa. Il tasso di disoccupazione è sceso considerevolmente, e questo non è niente di simile alla ripresa dalla crisi finanziaria del 2008”, ha dichiarato l’ex governatrice della FED.

Aumento dei tassi di interesse

Oltre all’annuncio del tapering da parte della FED nella riunione di settimana scorsa, i funzionari hanno detto che, probabilmente entro la metà del 2022, ci potrà essere un ciclo di aumento dei tassi d’interesse. Si apre quindi una fase delicata per la Banca centrale, perché se la FED si muovesse troppo rapidamente per frenare la spesa dei consumatori e delle imprese, nell’intento di raffreddare l’inflazione, questo sarebbe dannoso per la crescita a lungo termine e la creazione di posti di lavoro.

Se la Banca centrale, al contrario, aspettasse troppo nell’aumentare i tassi, dovrebbe agire successivamente in modo più aggressivo per aumentarli, il che potrebbe anche innescare una seria recessione. Da qualsiasi angolazione la si veda, il periodo di phasing out dalle politiche monetarie “ultra espansive”, sarà quindi tutto tranne che indolore. Per la Federal Reserve il 2022 potrebbe essere un anno difficile, per questo è bene che gli investitori comincino a prenderne seriamente atto.

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