Per il centro destra è nostalgia canaglia, si riparte da Arcore

Berlusconi Salvini Meloni

L’elezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto emergere non solo la crisi dei partiti ma anche le discrepanze interne agli stessi. Tra gli altri, ne è uscito con le ossa rotte il centro destra con la maretta del tutto evidente tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Al punto da dire e pensare che l’assenza fisica di Silvio Berlusconi in quel di Montecitorio nei giorni scorsi, si è fatta sentire. Anche se dal San Raffaele, dove è stato ricoverato e ieri è stato dimesso, ha seguito tutti gli accadimenti.

Matteo Salvini

Il leghista con la mascherina del tricolore ieri è tornato “alla casa del padre” si potrebbe dire con un eufemismo. Infatti, dopo il rientro di Silvio ad Arcore, nel pomeriggio di ieri Matteo Salvini ha varcato la soglia del Comune della Brianza. Una visita di cortesia si potrebbe pensare. Nei fatti però il leader della Lega consapevole dei frantumi del centrodestra, vorrebbe vagliare l’idea di una federazione sul modello del partito repubblicano americano. E per ragionare, Matteo Salvini non poteva che ripartire dall’origine anche per combattere quella nostalgia che – direbbero Albano e Romina Power – “ti prende proprio quando non vuoi e ti ritrovi con un cuore di paglia e un incendio che non spegni mai”.

Per il centro destra è nostalgia canaglia, si riparte da Arcore

L’escalation ha raggiunto il culmine ieri sera durante la partecipazione di Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) alla trasmissione Quarta Repubblica condotta da Nicola Porro. La Meloni, che se ne dica, è donna verace e spudoratamente autentica ed è rimasta col cerino acceso. Delusa dal tradimento consumato all’interno del centrodestra da parte di Salvini in particolare. Sul banco, l’accordo per l’elezione del Presidente della Repubblica che, per la Meloni, doveva essere persona diversa da Mattarella e preferibilmente del centrodestra. Così come convenuto all’interno della coalizione. Pare però, e i numeri lo confermano, Salvini abbia cambiato idea per salire sul carro del vincitore di Sergio Mattarella. Nulla da dire nei confronti della persona e del profilo dell’attuale capo dello Stato. Quello che è dispiaciuto alla Meloni è la mancanza di fedeltà ad un accordo interno e alla parola data.

Risuscitare dalle macerie

A questo punto per raccogliere i cocci, il pensiero va a monte. Alla leadership indiscussa di Silvio Berlusconi. Amato e odiato, bisogna dare atto che all’interno del centrodestra la capacità di tenere i fili annodati è una sua prerogativa. Basti pensare che nel passato è riuscito anche a domare e tenere con sé Umberto Bossi col suo bacino consistente di voti che però tanto ha fatto storcere il muso agli elettori “terun”. I quali, pur di votare Berlusconi, hanno preferito farlo ad occhi chiusi. Poi la visione per così dire secessionista è naufragata (pare) nelle acque del Po’ da cui è emersa la personalità unificatrice di Matteo Salvini. Che indossa il tricolore.

A questo punto è lecito pensare che per il centro destra è nostalgia canaglia. E forse non è male ripartire dal padre fondatore.

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