Per i problemi di prostata si usa il serenoa repens, ma fa davvero bene?

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I problemi della prostata sono molto comuni, l’iperplasia prostatica benigna è una patologia molto diffusa. È caratterizzata dall’ingrossamento non maligno della ghiandola prostatica che fa nascere disturbi nella minzione. In linea di massima i sintomi sono rappresentati dal rallentamento del getto urinario e la necessità di urinare molto spesso. Soprattutto, nella notte bisogna alzarsi per urinare, in alcuni casi si arriva all’incontinenza da urgenza.

L’iperplasia prostatica è curata con una terapia medica mirata, infatti, coloro che hanno questa patologia devono seguire le indicazione del medico. Il fai da te in questi casi è sconsigliato, perché si rischia di peggiorare la malattia. Solitamente per i problemi di prostata si usa il serenoa repens, ma fa davvero bene? Ci sono numerosi studi in merito e sono discordanti tra loro. Analizziamo le ultime ricerche e gli effetti correlati.

Per i problemi di prostata si usa il serenoa repens, ma fa davvero bene?

Di solito la terapia medica è rappresentata da uso farmacologico di piante ed erbe (fitoterapia). Come detto la maggior parte dei farmaci utilizzati per scopi terapeutici sono costituiti da estratti di serenoa repens, conosciuta anche con il nome botanico di “sabal serrulatum”.

Le bacche di serenoa repens contengono principi attivi che sembrano inibire la 5alfa-reduttasi. In commercio si trovano molti prodotti, in compresse, capsule, in bustine per il tè o forma liquida.

Nonostante le varie testimonianze di uomini che hanno rilevato un beneficio con l’uso di serenoa repens nel trattamento dell’iperplasia prostatica benigna, non ci sono prove sufficienti che ne dimostrano la riduzione. Studi clinici hanno messo in dubbio l’efficacia, almeno nelle dosi standard (320 mg/die).

L’assunzione di serenoa repens non rileva grossi effetti collaterali. Tuttavia, non si conoscono in modo evidente tutti gli effetti. Devono fare molta attenzione i pazienti che utilizzano il warfarin (farmaco anticoagulante cumarinico) per un possibile rischio di epatotossicità.

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