Pensioni: un tema centrale per il futuro dell’Italia

Pensioni

Il richiamo della Commissione UE all’Italia tratta vari temi ma quello evidentemente più centrale riguarda le pensioni.

Certo venire eventualmente sanzionati perché si pagano le dovute pensioni è qualcosa di inaccettabile.

Passiamo però dal generale allo specifico.

L’Italia si trova a procedere in un contesto demografico pessimo.

All’auspicabile aumento dell’aspettativa di vita media fa riscontro il crollo del tasso di natalità.

I dati sono stati forniti dall’Osservatorio sui Conti Pubblici guidato da Carlo Cottarelli, che ricordiamo ex commissario alla spending review.

Il rialzo del dato della vita media è significativo.

La media uomini e donne supera gli 85 anni contro gli 80,3 del 1980.

Di contro la natalità media per ogni donna è scesa a 1,37 figli!

In Italia si vive di più

Estrapoliamo dalla ricerca un passaggio molto significativo.

“In questo contesto l’Italia rappresenta il primo Paese in Europa per aspettativa di vita, con 13,5 milioni di persone che hanno più di 65 anni. In aggiunta, tale valore subirà un ulteriore importante incremento, in considerazione del fatto che la fascia della popolazione tra i 50 e i 60 anni è la più ampia della collettività, ugualmente distribuita tra uomini e donne”.

E’ chiaro che questo comporta un numero crescente di pensionati da sostenere.

Nel contempo un numero decrescente di lavoratori verserà contributi per le pensioni.

D’altronde col sistema contributivo per cui ognuno versa nel suo cassettino personale questo aspetto dovrebbe essere irrilevante.

Certamente se nei decenni precedenti le cose fossero state  fatte perbene.

Pensioni baby, pensioni d’oro

Nel momento in cui Governi precedenti avallarono le cosiddette pensioni baby concesse per lo più a dipendenti pubblici anche sotto i 40 anni era evidente che avrebbero fatto felici queste persone.

Nel contempo però venne creato un disastro dal punto di vista contabile per l’INPS.

Rimediare ora d’acchito è “mission impossible”. Infatti, solo una pianificazione di lungo termine e l’individuazione di nuove risorse può rimediare a questo colossale danno contabile.

Ma per uno Stato che deve fronteggiare la contingenza contabile non è facile.

Così’ come danni ingenti hanno procurato le pensioni d’oro.

E si badi non parliamo di quelle di dirigenti che magari per decenni hanno pagato fiori di contributi, ci riferiamo a chi, come i politici ha goduto e gode di pensioni altissime.

Il tutto anche dopo un solo mandato (spesso nemmeno giunto al termine dei 5 anni) parlamentare o regionale!

Assurdo!

Il Governo attuale ci ha e ci metterà mano ma i danni del passato restano.

La Cassa integrazione a carico INPS

Ammesso e non concesso che nelle contribuzioni INPS ci fosse un accantonamento finalizzato a mantenere in vita l’istituto della Cassa Integrazione questo è stato certamente svuotato da tempo.

Dopo di che l’INPS ha continuato a fungere da serbatoio di risorse per pagare la Cassa Integrazione o la cosiddetta “disoccupazione”.

Anche qui criteri contabili logici pari a zero.

E vuoto a perdere nel bilancio dell’INPS.

A questo punto è logico chiedersi: ha senso che lo Stato continui ad utilizzare risorse altrui per pagare “stipendi” a personale di aziende private?
Società che così rendono collettive le annate negative e poi si tengono gli utili negli anni buoni?

Non sarebbe ora che la Cassa Integrazione venga pagata da queste aziende private allo Stato con appositi aumenti di capitale?
Lo stato riceve azioni che poi potrà rimettere sul mercato ovvero incassare i dividendi negli anni favorevoli come un qualsiasi azionista.

Se in Gran Bretagna i conservatori (si noti i conservatori di destra non i laburisti di sinistra) hanno nazionalizzato le banche perché qua non debbono, per il bene comune, essere adottati criteri analoghi?

Aumento consistente del numero di pensionati

Nei prossimi anni lo studio, conferma la crescita esponenziale del numero di pensionati.

“Alla luce di questo scenario, il numero di anziani italiani che dovrà essere sostenuto da ogni 100 persone in età lavorativa salirà dall’attuale 37 a 62 nei prossimi trent’anni”.

Carlo Cottarelli ha difeso le riforme degli ultimi anni: “Le riforme delle pensioni in Italia degli ultimi anni sono state inevitabili per contrastare il fenomeno dell’Aging”

Ovvero l’innalzamento dell’età media.

“Le previsioni ufficiali indicano che, per effetto delle passate riforme, la spesa pensionistica resterà più o meno stabile sui livelli attuali fino al 2045, scendendo solo in seguito…”

E questa sembrerebbe una buona notizia ma poi si specifica che già così l’impatto sui conti pubblici resta altissimo e difficilmente contemplabile con l’aggiustamento dei conti pubblici.

Qui però casca l’asino perché anche solo pensare che proprio dal settore delle pensioni possa venire l’aggiustamento anche parziale del bilancio statale mostra un pretestuoso e di parte posizionamento.

E non è così che si fa il bene comune!

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