Pensioni: perché i giovani sono penalizzati da Quota 100?

quota 100

Pensioni: perché i giovani sono penalizzati da Quota 100? Ma non solo da quella. Lo sono anche dalle baby pensioni. Cioè dalle pensioni di coloro che hanno smesso di lavorare molto presto. Anche prima dei 40 anni, a volte. Quindi, perché Quota 100 e le baby pensioni penalizzano i giovani? Lo scoprirete presto. Continuate a leggere.

Non è un dato realmente sorprendente, poiché si tratta di uno scandalo assai noto, e da tempo. Fa comunque impressione constatare quanto ci costino ogni anno. Diversi esperti hanno calcolato il costo delle baby pensioni. Esse costano alle casse dello Stato circa 7 miliardi di euro all’anno. Basta recuperare i dati INPS riferiti ai pensionati baby presenti nel nostro Paese, per saperlo. E confrontarli. Nello specifico, con la dimensione economica del reddito di cittadinanza e di quota 100. Due misure, queste ultime, che sono nel mirino dall’Unione Europea. In totale sono quasi 562 mila le persone che non timbrano più il cartellino da almeno 40 anni. E che pesano enormemente, da sole, sul debito pubblico.

Di queste, oltre 386 mila sono costituite in massima parte da invalidi o ex dipendenti delle grandi aziende. Giova ricordare come abbiano fatto ad andare in pensione molte di queste persone. Molti hanno potuto lasciare definitivamente la scrivania dell’ufficio in età giovanissima grazie ad una legge, ovviamente. Nello specifico, la legge approvata nel 1973 dal governo allora presieduto da Mariano Rumor. I dettagli si trovano nell’art. 42 del DPR 1092 di quell’anno.

Pensioni: perché i giovani sono penalizzati da Quota 100?

E quota 100? Cosa c’entra? Beh, è piuttosto facile. Anche quota 100 è una misura tipo le baby pensioni. Infatti è parecchio distruttiva. Perché fino alla sua conclusione naturale, nel 2021, manderà in pensione 350.000 persone. Un numero che andrà in pensione prima di quanto avrebbe dovuto fare. In questo modo, ovviamente, gravando sulle casse dello Stato. Cioè sul debito pubblico. Non è un caso, infatti, che il debito pubblico italiano sia iniziato a salire proprio a partire dal 1970. Quando, guarda caso, era Presidente del Consiglio proprio Rumor.

Tutto ciò, però, è stato reso possibile dall’affermazione di una diffusa cultura politica. E, in particolare, dall’abbandono di ogni atteggiamento improntato a serietà e frugalità. Ora pretendiamo di vivere grazie a sussidi. Questo lo si deve a un’involuzione che ha radici profonde. È quindi giusto che ora, anche dopo le elargizioni dell’Unione, si ponga sotto i riflettori la riforma di Quota 100. Misura che contribuisce a tenere bassi i redditi dei giovani. E molto spesso li costringe a emigrare.

I giovani sono penalizzati da ogni politica che anticipi l’età pensionabile. Questo fatto potrebbe porre le premesse per un conflitto intergenerazionale. Oltre che per un’imprenditoria politica che cavalchi il tema. Invece non è così. Molti giovani non sanno di subire conseguenze. Purtroppo l’ignoranza impera sovrana. E lo fa anche la “società signorile di massa” teorizzata dal sociologo Luca Ricolfi. Che, purtroppo, ha creato una diffusa empatia a favore di ogni beneficio solidale senza niente in cambio.

Consigliati per te