Pandemia: come uscire da questa situazione?

pandemia

Pandemia. Ormai l’OMS l’ha detto a chiare lettere.

Tecnicamente, una situazione di diffusione del contagio nella maggior parte dei paesi e della popolazione, almeno secondo la definizione classica.

Quali le conseguenze? Ma quali aspetti comportano difformità tra situazione reale ed apparenza? E, soprattutto, quali le reali conseguenze sui piano sanitario e giuridico, ma anche politico, economico e finanziario?

Con questo articolo, cerchiamo di fare chiarezza su molteplici aspetti, anche perché non sempre i media restituiscono una rappresentazione reale.

Aspetti sanitari

Intanto, pare abbastanza evidente che i tentativi di contenere la diffusione del virus, sia in Italia, che all’estero, non stiano dando i risultati attesi, eccettuata forse la Cina.

Se si fosse riusciti veramente a frenare il virus, non si parlerebbe di pandemia.

Forse, fa eccezione la Cina, ma occorrono ancora alcune conferme.

Del resto, anche il governo italiano non ha avuto le idee troppo chiare, cambiando spesso opinione.

Circostanza che riconduce a quanto osservavo alcune analisi fa: il tentativo di fermare il virus distanziando le persone, separando persone e territori, semmai andava assunta in via preventiva.

Non è un mistero quanto chiaramente indicato in diversi testi di epidemiologia o virologia. Questa impostazione di chiusura è, appunto, anche questo, solo un tentativo, come quando si spera che il ladro non arrivi.

Molto meglio capire cosa fare se il ladro arriva, e, fuor di metafora, cercare di autoimmunizzare le persone, così da evitare le conseguenze negative. Cosa possibile secondo diverse scuole di pensiero medico e scientifico, a prescindere dalla disponibilità di un vaccino.

Basti pensare alle terapie di immunomodulazione, ma non mi soffermerò su tali aspetti.

Ma le diatribe e la dialettica, anche aspra, tra diversi orientamenti, ha avuto comunque modo di manifestarsi.

Ad esempio in questi giorni un noto virologo, Burioni, ha accusato il capo della protezione civile addirittura di dire il falso sulla pandemia. Questo  in relazione alla dichiarazione di pazienti anziani deceduti per una serie di concause, senza indicare che il coronavirus sarebbe causa esclusiva.

La verità è che per fare affermazioni di questo tipo, come ha fatto Burioni, sarebbe necessaria una serie di prove autoptiche, o comunque scientifiche, che mancano completamente.

La protezione civile ha assunto un comportamento comunicativo che possiamo, invece, ritenere corretto. Si è limitata a constatare una situazione e  a notare che la morte è per lo più giunta in pazienti già affetti da altre patologie.

E tali circostanze, dichiarate dalla protezione civile, sono vere o false, non possono essere fraintese, come invece vorrebbe far pensare Burioni.

Cosa è una pandemia?

Quanto ad altre affermazioni che andrebbero corrette, va anche detto che probabilmente l’uso del termine pandemia non è corretto.

Una pandemia, almeno stando a diversi testi di epidemiologia e di virologia, presuppone non solo una espansione in molti paesi, ma anche un coinvolgimento della maggior parte della popolazione dei singoli paesi. Cosa che ancora non si è verificata, e numeri in espansione in tutti i paesi.

Proprio la Cina, invece, principale area in cui ha avuto originariamente luogo l’espansione, dimostra una curva che ha iniziato a dare segni di inversione.

Gli aspetti giuridici e pandemia

Il governo ha cercato di inseguire e contenere la diffusione del virus, cambiando a distanza di tempo ravvicinata le norme relative ai comportamenti da tenere.

A prescindere dall’idoneità o meno dei provvedimenti sinora assunti per tentare di contrastare la diffusione del contagio, il decreto governativo, come già abbiamo notato, contiene un grave difetto, nella parte sanzionatoria.

Questo quando definisce la tipologia dei comportamenti sanzionati.

Ma, a prescindere da questo aspetto, pur presente, consente poi comunque, di fatto, di poter legittimare le proprie condotte con semplici affermazioni, la cui attendibilità non è necessariamente verificabile.

Basta dire di voler andare a fare una passeggiata al parco, o a fare la spesa, o di doversi recare in farmacia, e chi potrebbe controllare che non sia vero?

Del resto, sono gli stessi esponenti dell’esecutivo a dichiarare che tali situazioni giustificano le uscite.

Ma come? Verrebbe da pensare che allora, appunto, basta dichiarare di voler andare al parco.

Ma non si diceva che le uscite dovevano essere giustificate da motivi seri?

Andare al parco lo è?

Tutto questo ci restituisce un’immagine di serietà e di consapevolezza effettiva di quello che si sta dicendo o facendo?

A me, francamente, non pare.

Il classico fatta la legge, scoperto l’inganno. Direi che questa breve frase forse spiega meglio il senso di quanto si sta affannosamente e confusamente tentando di fare.

Non credo che l’esecutivo non lo sappia, ma forse conta sul senso di responsabilità e che il prevedere sanzioni per i casi di inosservanza possa meglio far comprendere alle persone il senso delle misure, a prescindere dalla concreta applicazione di misure sanzionatorie. Come a dire che il governo sapeva benissimo di non poter mettere in reclusione sessanta milioni di persone, e quindi si è limitato al classico…vi arresto, ma poi vi concedo la condizionale. Sperando più in un atteggiamento operoso della popolazione, che altro.

 Gli aspetti politici

I precedenti aspetti sono naturalmente anche di tipo politico, essendo le norme nient’altro che un mezzo di realizzare una determinata impostazione. Occorre però anche notare un esecutivo in affanno già prima dell’epidemia, decisamente sfilacciato ed in continua tensione tra le sue diverse componenti.

Ma stanno riaffiorando le polemiche, su capacità di analisi e di programmazione di questo esecutivo.

Dalle carceri ai provvedimenti economici.   Ma crediamo che nel tempo sarà difficile mantenere in piedi un esecutivo.

Ferma restando l’immagine di un governo cui sta sfuggendo di mano la situazione sotto molteplici aspetti, compresa la tenuta sociale e la sicurezza del paese, come dimostrano le rivolte carcerarie.

Provvedimenti economici

Il principale provvedimento assunto dal governo riguarda l’approvazione di spesa in deficit, consentita dall’UE.

Ma consentire spesa in deficit non significa cancellare il debito, non vorrei che si cadesse in questa illusione. Significa solo che certi capitoli di spesa non andranno conteggiati al fine dei calcoli relativi alle regole del debito.

E’ utile?

Da parte sua l’UE vorrebbe stanziare un fondo, ma con quali risorse?

Personalmente, continuo a ritenere che la formula migliore sarebbe quella degli investimenti a fondo perduto, cioè soldi conferiti direttamente al sistema economico, senza obbligo di restituzione.

Ma non per consentire nuovi debiti alle aziende colpite, nuovo indebitamento, ma restituendo a queste aziende il fatturato perso in questo periodo.

Poi lo si tassi pure, ma intanto si dica: su base statistica questa azienda, bilanci alla mano, non ha incassato tot. E quel tot lo si dia come investimento a fondo perduto, formula che significa che ad una impresa vengono dati soldi, che l’azienda poi non deve restituire. Altro che non pagare tasse e bollette.

Anche se l’azienda non paga tasse e bollette, rimane sempre nella situazione di colui cui manca la liquidità per poter continuare a stare in piedi.

Qualcuno obietterà che non ci sono i soldi.

E probabilmente avrebbe ragione, rimanendo nello stretto corridoio delle regole europee.

Ed infatti il tutto sarebbe da coprire non con sforamenti di bilancio, o con risorse provenienti dall’UE, ma con una rinnovata sovranità monetaria, non correlata alla necessità di emissione di nuovo debito, né nazionale, né internazionale.

Come si dice, forse non tutti i mali vengono per nuocere, ed allora, almeno si colga questa circostanza, per ribaltare completamente l’ottica con cui finora è stata gestita l’UE. Altro che la Von der Leyen (peraltro molti continuano a chiamarla Von der Layen, ma il suo vero cognome richiede la e) che dice che siamo tutti italiani.

Evidentemente non è così.

Non è così quando si abdica alla propria sovranità e si devono richiedere autorizzazioni internazionali per sforare le regole su debito, e non è così in tanti altri casi, a partire dalle politiche immigratorie.

Ma al tempo stesso mi rendo conto che forse sarebbe troppo rivoluzionario per la mentalità UE, pur in una situazione di questo tipo.

Dovremo accontentarci, a quanto pare, di qualche sforamento dei parametri UE nonché, forse, di strumenti UE come il Tltro, che comunque transiterebbe per le banche, al più qualche investimento in azioni.

Io non credo che basti, non sarebbe bastato prima, per dare vero slancio all’economia, a maggior ragione adesso.

Forse, passata l’ora più buia della pandemia, come ha detto Conte citando Churchill, sarà varato un nuovo esecutivo, a guida Draghi?

Questa l’ipotesi più probabile, l’altra resta l’opzione elettorale.

E sarebbe interessante conoscere quale impostazione di politica economica seguirebbe Draghi, ma è prematuro porsi questo tema.

Strategie di investimento

Molto spesso si sente parlare in questo periodo di strategie basate sull’analisi fondamentale, sullo scostamento tra fair value e quotazioni.

Tuttavia questo non basta.

Cioè non bisogna prendere alla lettera le indicazioni di investitori come Warren Buffett, ma comprenderne il significato effettivo.

Ogni strategia va attentamente commisurata alle proprie esigenze.

E’ ovvio che chi gestisce milioni o miliardi possa decidere di fare acquisti, senza dover necessariamente centrare tempistica delle inversioni.

Su un portafoglio costituito da una miriade di titoli, molti dei quali con rilevanti cedole, si potrebbe tranquillamente attendere la manifestazione del mean reverting. Proprio perché si hanno molti soldi investiti, e non tutti allo stesso livello di prezzo, si è in grado di liquidare precedenti investimenti in più tranches, oltre a poter continuare a contare su una sostanziosa liquidità.

Ma diciamo qualcosa sul mean reverting. E’ quel fenomeno per cui un prezzo, a sconto sul fair value, torna alla media, al proprio fair value.

Ma per un piccolo investitore non è così.

Quanto è disponibile il piccolo investitore ad attendere per ritornare in possesso dei proprio capitale, eventualmente ridotto a seguito di ulteriori ribassi, rispetto al punto di acquisto, quando invece si pensava che il fondo fosse stato toccato?

Esigenze e tempistiche

Appunto, ognuno ha esigenze e tempistiche diverse, soprattutto in base ai capitali di cui dispone.

Il piccolo investitore non ha molti soldi investiti in un portafoglio troppo articolato, e spesso neppure gode di ampia liquidità, anche perché non gode di quella copiosa fonte costituita da interessanti cedole azionarie in misura cospicua.

Sicuramente non gode di quella liquidità di cui godono investitori come Buffett.

Quanto è in grado di attendere, quindi, rispetto al tempo di attesa, di cui può invece godere l’oracolo di Omaha?

Fatevi questa domanda, e capirete la sostanziale differenza.

Si dice che il tempo è denaro, e questo semplice esempio lo dimostra.

Il tempo è denaro, ma è vero anche il contrario, proprio nel senso che chi dispone di molto denaro gode quindi anche di una maggior discrezionalità nella gestione del tempo, e viceversa per chi ha meno risorse finanziarie.

Ed a tale riguardo va considerato che, probabilmente, nel caso di confermate rotture ribassiste di lungo, il bottom potrebbe non venire toccato sino ai primi mesi del 2022.

Questo implicherebbe che si possa anche acquistare con quotazioni a sconto, rispetto alle valutazioni dell’analisi fondamentale.

Asset allocation e pandemia

Ma questo non deve autorizzare a pensare che il ritorno ad un rendimento positivo o almeno neutro della propria asset allocation possa necessariamente intervenire in tempi brevi.

Anche perché sinora, diciamolo a chiare lettere, i mercati speravano in una epidemia, il più possibile veloce e con scarso impatto economico.

Trattandosi di pandemia dichiarata (fermo restando il probabile errore contenuto in questa definizione), potremmo forse anche assistere ad una certa velocità nella curva epidemiologica, ma probabilmente le conseguenze economiche poi rischiano di risultare decisamente più profonde, di quanto si potesse ritenere in un primo tempo.

A maggior ragione se si assumono provvedimenti autoritativi di chiusura di tutte le attività, con eccezione solo dei beni e servizi essenziali.

E non necessariamente a curva epidemica veloce corrisponderà comunque ripresa veloce delle Borse. La pandemia ha creato non pochi problemi e avrà strascichi nel tempo.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

 

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