Oro e petrolio a che punto sono?

Oro

In momenti di burrasca l’attenzione si concentra per lo più su due asset: oro e petrolio

Mercati in tensione in queste ore con il nefasto tweet di Donald Trump che ha agitato non poco le acque. Le prime conseguenze si sono viste su alcuni asset in particolare: oro per primo.

La situazione dell’oro

Sui mercati asiatici le quotazioni dell’oro sono in rialzo con il lingotto con consegna immediata a +0,2% (1.287 dollari l’oncia). Indubbiamente un aiuto è arrivato proprio dallo scossone visto nelle scorse sedute dopo la minaccia di un inasprimento della guerra commerciale.  L’obiettivo dei 1.300 dollari non è poi tanto lontano ma potrebbe esserlo qualora si raggiunga un accordo in extremis tra le delegazioni.

La strategia Usa

Alla luce di questo parametro appare decisiva la reale motivazione che ha spinto il presidente Trump ad inviare al mondo quel tweet di esplicita minaccia. Una mossa strategica come pensato da molti, oppure una reale volontà di chiusura?

La prima ipotesi sembra essere la più probabile, anche in considerazione della Cina stessa che, come Washington, non ha alcun interesse a protrarre ulteriormente queste tensioni. Attualmente, comunque, la tendenza ribassista a medio termine vista sull’oro non sembra essere stata scalfita.

Panoramica sul petrolio

Discorso leggermente differente per il petrolio. Attualmente, alle 15.15 (ora italiana), il Brent arriva a 69,83 dollari al barile, una situazione praticamente invariata (in realtà in calo frazionale dello 0,03%). In contemporanea, però, è da sottolineare un Wti a 61,63 dollari ovvero un +0,37%. Di queste ore, intanto, la notizia di un accordo trentennale da 53 miliardi che l’Iraq starebbe chiudendo con Exxon Mobil e PetroChina.

L’accordo dell’Iraq e Oro e petrolio

Questo quanto dichiarato dal primo ministro Adel Abdul Mahdi. Una firma che permetterebbe l’entrata di 400 miliardi di dollari nelle casse dello stato iracheno fino al 2050. Tutto questo sarà possibile grazie ad alcune opere di sviluppo dei giacimenti di Nahr Bin Umar e Artawi. A questo si affiancherà il potenziamento della produzione che potrebbe arrivare, dagli attuali 125mila ai futuri 500mila barili al giorno (bpd)

Intanto un anno dopo il ritiro dell’America dall’accordo del 2015 sul nucleare con l’Iran, Teheran ha annunciato che potrebbe riprendere i progetti di arricchimento dell’uranio interrotti con l’intesa.

Oro e petrolio e le minacce dell’Iran

Una decisione che diventerebbe effettiva qualora l’Europa, che da parte sua ha confermato gli impegni presi nel 2015, non riuscisse a trovare una soluzione entro 60 giorni. Non solo, ma se entro questo termine nemmeno Cina e Russia, gli altri paesi firmatari, non si adopereranno per modificare la situazione, il premier iraniano Hassan Rouhani ha confermato la possibilità di completare l’impianto nucleare di Arak.

 

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