OCSE: Italia in ginocchio (-14%) se torna la pandemia

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OCSE: Italia in ginocchio (-14%) se torna la pandemia. Una seconda ondata di Coronavirus in Europa, dopo quella che è costata la vita di 184.256 persone, è più che un’ipotesi. I premier di Francia e Germania Emmanuel Macron e Angela Merkel, insieme ai leader di Danimarca, Spagna, Belgio e Polonia lo hanno scritto alla Presidente dell’Unione Ursula von der Leyen. Sottolineando con preoccupazione che è ora di prepararsi, per affrontare una nuova emergenza. Stupisce l’assenza dell’Italia, primo Paese ad aver affrontato il morbo nel Vecchio Continente, tra i firmatari di questa missiva. Si può immaginare che il premier Conte e il Ministro degli Esteri Di Maio fossero occupati a leggere le previsioni Ocse uscite giusto ieri: un ritorno del morbo metterebbe economicamente in ginocchio l’Italia.

Ocse: Italia in ginocchio (-14%) se torna la pandemia

Secondo l’Ocse, infatti, il nostro Pil potrebbe crollare del 14% per il 2020 e poi risalire del 5,3% nel 2021. Una previsione che fa tremare i polsi del premier Conte, perché il nostro debito pubblico è già fuori controllo (col 134,8%). Con una previsione tanto disastrosa al 169,9% e poi al 165,5%, è chiaro che la nostra politica economica verrebbe decisa da altri e fuori dai nostri confini nazionali.

Ma succederebbe lo stesso, anche se la previsione fosse più clemente: la flessione del nostro Pil potrebbe fermarsi a -11,3% nel 2020 e recuperare a quota 7,7% l’anno dopo. Comunque le cifre del nostro debito pubblico resterebbero stratosferiche, a 158,2% quest’anno e a 152,2% nel prossimo.

Arriva il Club di Parigi?

Già se ne parla di ristrutturazione del debito italiano a cura del cosiddetto Club di Parigi. Già, proprio quello: il circolo informale per la negoziazione internazionale necessaria per la regolazione dei debiti degli stati sovrani. Quello che si dedicò al salvataggio, nel 2012, della Grecia. Un Paese che non ha più voce in capitolo in ambito europeo, appunto. L’ipotesi è uscita in Germania qualche giorno fa dalle labbra di un noto falco, Hans-Wernerr Sinn, ex Presidente dell’Istituto Ifo di Monaco. L’istituto Zew di Mannheim, invece, prepara già l’agenda per una ‘conferenza internazionale sul debito pubblico italiano’ nella quale i creditori dovranno decidere ben poco, solo quanto saranno disposti a rinunciare sulle loro spettanze.

I settori di attività che saranno ancora colpiti

In entrambi gli scenari, i settori dell’Italia più colpiti sarebbero il turismo, il piccolo commercio di prodotti non alimentari, le piccole e medie imprese manifatturiere di prodotti di qualità non elevata e non organizzate con l’e-commerce. A rischio di chiusura permanente teatri, piccoli musei privati, locali, luoghi di intrattenimento dal vivo. Vedremo cosa si inventerà il governo per supplire al mancato gettito Iva. C’è la nuova idea della tassa sui prelievi bancomat. Ma funziona bene anche la vecchia idea del taglio delle pensioni.

Correre ai ripari? Centralizzando

I leader europei chiedono all’Unione il supporto per prepararsi alle future crisi. Occorrono una specifica politica industriale, nuovi fondi per la ricerca, la digitalizzazione. Occorre rafforzare il compiti della protezione civile a livello europeo. Anche dal punto di vista sanitario si prepara una richiesta di ampliamento delle competenze europee in tema di politica sanitaria. Ovviamente questo è un punto molto delicato, sia in vista dell’adozione dei vaccini che sono in fase di test. Sia in vista dell’approvvigionamento di dotazioni sanitarie e medicali, che come abbiamo visto sono oggetto ad accaparramenti e protezionismi inauditi.

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