Nuovo Governo di minoranza: che significa?

Governo

Ieri Conte è riuscito ad ottenere una maggioranza relativa, dando in tal modo vita ad un Governo di minoranza.

Ecco quindi un nuovo Governo di minoranza: ma che significa?

Le maggioranze che si possono formare in un’aula parlamentare sono di due tipi. Assoluta e relativa.

Il primo tipo si forma quando i voti favorevoli sono almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto.

Il secondo tipo si forma quando i voti favorevoli superano quelli contrari, anche se sono in misura inferiore al 50 per cento più uno degli aventi diritto.

Cosa è successo durante le votazioni?

I voti sulla mozione di fiducia al Governo Conte hanno rappresentato, alla Camera ed al Senato, proprio i due diversi tipi di maggioranza, che sopra abbiamo descritto.

Alla Camera si è ottenuta la maggioranza assoluta.

Così non è stato nel voto di ieri al Senato.

Considerando il totale degli eletti e dei senatori a vita, nominati dal Presidente della Repubblica, il totale dei seggi senatoriali ammonta attualmente a 321.

La mozione di fiducia ha ottenuto 156 voti favorevoli, mentre i contrari sono stati 140.

Ma questa mozione è quindi valida?

La Costituzione si limita a dire che il Governo deve ottenere la fiducia, votata dalla maggioranza di Camera e Senato.

Ma non è prevista, in effetti, la necessità di una maggioranza assoluta o qualificata da un numero minimo di voti.

Peraltro, la Costituzione, laddove richiede questo tipo di maggioranza, lo dichiara espressamente. Pertanto, anche in base al brocardo ubi lex voluit dixit, è da ritenere che in assenza di specificazione, valga appunto la maggioranza relativa.

Problemi di funzionamento e di costituzionalità

Tuttavia, si pongono comunque alcuni problemi di costituzionalità, oltre che di funzionamento, di un esecutivo di questo tipo.

Il principale problema di costituzionalità non riguarda, come abbiamo detto, il fatto che la mozione di fiducia abbia ottenuto solo la maggioranza relativa in uno dei rami del parlamento.

Il problema del Governo Conte, infatti, è che non si compone degli stessi membri di prima, a seguito delle dimissioni della delegazione di Italia Viva.

Cambia quindi, intanto, la composizione del Governo

Non solo.

Cambia anche la maggioranza politica che sostiene il Governo.

Venuta meno la quasi totalità dei parlamentari di Italia Viva, altri parlamentari, che prima non erano in maggioranza, hanno invece votato a favore, compresi esponenti del centrodestra.

Personalmente, sotto il profilo costituzionale, ci sarebbe parso decisamente procedura più corretta che Conte si fosse dimesso nelle mani del Presidente della Repubblica, per poi riottenere l’incarico relativo al nuovo esecutivo.

Questo esecutivo, infatti, parrebbe più un Conte ter, che la prosecuzione del precedente Governo.

Ma, a quanto pare, in tempi di pandemia tutto diventa molto relativo.

E la mia osservazione è volutamente polemica, perché ritengo che taluni valori, e financo principi costituzionali, siano irrinunciabili.

Ma, come poco fa osservavo, tutto pare essere diventato relativo.

Del resto anche il diritto alla libertà ed all’esercizio delle attività imprenditoriali.

Qualcuno potrebbe dire: che vuoi che siano banali principi costituzionali?

Lo scotto da pagare

Ma Conte è perfettamente consapevole che c’è un prezzo elevato da pagare, per essere riuscito ad ottenere solo una maggioranza relativa.

Il Governo funziona se riesce a far passare i necessari provvedimenti, che devono intanto ottenere il via libera dalle commissioni e poi dalle aule parlamentari.

Ma se la maggioranza è solo relativa, il rischio è appunto quello di provvedimenti che non passano, a fronte della bocciatura in commissione o in aula.

E, quindi, soprattutto per far fronte ad un periodo di emergenza, l’Italia può andare avanti con una situazione di questo tipo?

Francamente, anche sotto tale profilo, per via proprio di quel senso di responsabilità tanto invocato da Conte, mi sarei aspettato che, dopo aver acquisito solo la maggioranza semplice al Senato, fosse quindi salito al Colle per rassegnare le dimissioni.

Non perché un Governo fondato sulla non sfiducia non sia legittimo, come abbiamo visto.

Ma per senso di responsabilità, cioè soprattutto per consapevolezza della necessità di un Governo che possa avere vita facile nell’ottenere l’approvazione dei provvedimenti da parte del parlamento.

A quanto pare la decisione è ben diversa.

A questo punto, dopo la quasi certa bocciatura di diversi futuri provvedimenti, mi domando per quanto tempo sia in grado un tale esecutivo di andare avanti.

Certo, potrebbe, come in tanti altri casi, porre la fiducia su singoli provvedimenti, ma rischierebbe ogni volta di essere bocciato. Ed in tal caso il Governo cadrebbe automaticamente.

Il tutto, fermo restando che immagino comunque che dopo talune bocciature, potrebbe essere lo stesso Presidente della Repubblica a fare un rischiamo al senso di responsabilità istituzionale, indicando a Conte l’opportunità delle dimissioni.

Un politico realmente responsabile, tuttavia, non attenderebbe di trovarsi in una tale situazione.

Nuovo Governo di minoranza: una battuta finale

Abbiamo quindi trattato il tema dei Governi di minoranza, basati sulla cosiddetta non sfiducia.

Per alleggerire l’argomento, lascio il lettore con una battuta finale, che ho letto recentemente.

Mattarella dice a Conte: aho, ti manca solo Don Matteo, poi li hai fatti fuori tutti!

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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