Nuovo credito d’imposta per investitori in imprese

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È stato da poco firmato il decreto attuativo del programma “Pari Passu”, nel corso dell’incontro tra i dicasteri Economia, Finanze e l’AD di Invitalia. La misura concede il nullaosta agli incentivi fiscali a vantaggio sia degli investitori che versino danaro sia  per le imprese ricapitalizzate. Ossia il beneficio va a vantaggio sia degli investitori che delle stesse aziende che ricevono quei conferimenti. Il programma mira a rendere più robusti i patrimoni delle piccole e delle medie imprese italiane.

In più è stato istituito il “Fondo Patrimonio PMI”, che chiama in causa lo Stato per la parte di sua competenza, nel co-investimento. Questo fondo dispone di 4 miliardi di euro ed è gestito da Invitalia. Tuttavia, di tale misura si attende ancora il decreto attuativo. Pertanto esponiamo subito il nuovo credito d’imposta per investitori in imprese.

Di cosa si tratta

Il decreto attuativo appena firmato non è casuale, ma nasce quale precisa risposta alla forte crisi che ha colpito le PMI nell’anno del Covid-19. Ancora, si tratta di fondi e misure che trovano pieno sostegno anche dalla Commissione europea, che li fa pienamente rientrare nella cornice del “Temporary framework Covid-19“.

Premesso ciò, come anticipato si tratta di crediti di imposta di cui può beneficiare sia chi effettua i conferimenti in denaro, sia la stessa impresa ricevente. Il nuovo programma ha inoltre stabilito anche un plafond massimo di spesa, che è pari a due miliardi di euro.

Chi ne può beneficiare?

I beneficiari della misura sono tutte le persone fisiche e giuridiche che abbiano effettuato un conferimento in denaro alle PMI. Il credito d’imposta ad essi riconosciuto è nella misura del 20% della somma versata. I soggetti beneficiari non devono però essere banche, assicurazioni, holding e società dello stesso gruppo.

Vengono inoltre posti alcuni paletti:

a) i conferimenti in denaro (massimo due milioni di euro) vanno fatti entro il 31 dicembre 2020. Possono essere conferiti solo: a titolo di capitale sociale, o di riserva da sovrapprezzo;

b) la partecipazione societaria acquisita va tenuta in portafoglio fino a tutto il 2023;

c) è fatto divieto alla società ricapitalizzata di procedere alla distribuzione delle riserve fino a tutto il 2023.

La società conferitarie

La società che quel denaro lo riceve, deve aver avuto, nell’esercizio 2019, ricavi compresi tra i 5 ed i 50 milioni di euro (riferite al gruppo). Anche in questo caso la conferitaria non può essere una banca, una holding o una società assicuratrice. Inoltre, tra marzo e aprile di quest’anno, deve aver dovuto registrare un calo dei ricavi pari almeno un terzo di quelli dell’anno prima.

Anche la conferitaria ha diritto a un credito d’imposta. Questo è pari al 50% delle perdite che superano il patrimonio netto (unito alle perdite) e fino al limite del 30% dell’aumento di capitale.

Nuovo credito d’imposta per investitori in imprese

Anche per le conferitarie ci sono paletti da rispettare:

a) nell’esercizio 2019 devono aver avuto ricavi compresi tra i 5 e i 50 milioni di euro (riferiti al gruppo);

b) tra marzo e aprile 2020 gli stessi ricavi sono stati pari ad almeno un terzo dello stesso periodo 2019;

c) non possono distribuire nessuna riserva presente in bilancio fino a tutto il 2023.

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