Novità importanti sul salario minimo

commissione europea

Sembra un tema piuttosto  lontano dai tempi, ma, anche a seguito della pandemia da coronavirus, il salario minimo europeo è tornato un argomento di stretta attualità. In un precedente articolo era stata evidenziata la difficoltà di portare questo progetto in porto.

In questi giorni ci sono state novità importanti sul salario minimo che lasciano immaginare che sia finalmente in arrivo una normativa ad hoc.

Infatti, la Commissione Europea, ha ufficialmente presentato la sua proposta per introdurre “un salario minimo adeguato, per garantire uno standard di vita dignitoso”.

La proposta della Commissione non mira a introdurre un salario minimo obbligatorio; piuttosto, a rafforzare la contrattazione collettiva, soprattutto nei Paesi che ne fanno meno uso.

Novità importanti sul salario minimo: fissati gli obiettivi

Uno degli obiettivi è quello di agire verso gli Stati che non arrivano a una copertura del 70% di lavoratori sotto contratti collettivi, spingendoli a produrre una normativa ad hoc principalmente dedicata ai salari più bassi.

Le parti sociali  avranno, quindi, un ruolo cruciale da svolgere nella negoziazione dei salari a livello nazionale e locale.

Perché un salario minimo?

Secondo Nicolas Schmit, Commissario per l’occupazione e i diritti sociali, «quasi il 10% dei lavoratori nell’Ue vive in povertà».

La Commissione Europea ritiene che chiunque abbia un lavoro non dovrebbe mai essere nelle condizioni di lottare per sbarcare il lunario. I salari minimi devono recuperare terreno rispetto agli stipendi più alti.

Al via il monitoraggio: 2 anni per convertire la direttiva

Oltre a incentivare la contrattazione, la Commissione prevede di istituire un sistema di monitoraggio e di valutazione dei salari in tutta la Comunità Europea. Un’attenzione particolare viene posta sulla filiera dell’edilizia e degli appalti dove, persistono i maggiori squilibri a livello salariale.

La valutazione dell’impatto della direttiva dovrebbe portare a una riduzione di oltre il 10% della povertà e della disuguaglianza salariale. Inoltre si prevede un’ulteriore riduzione del 5% del divario salariale tra il genere maschile e quello femminile. Gli Stati membri avranno due anni per convertire la direttiva nel diritto nazionale.

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