Non solo mobbing, ecco tutte le altre pratiche di intimidazione

stress mobbing

In seguito al caso di cronaca riguardante la scomparsa della ginecologa Sara Pedri, è tornata di estrema attualità la parola “mobbing”. Vediamo, quindi, in cosa consista e come si distingua nettamente dallo stress lavorativo.

Le definizioni che si possono utilizzare per comprendere il mobbing sono molte sia a livello giurisprudenziale che a livello psicologico.

L’etimologia ci può aiutare a fare chiarezza. “Mobbing” in inglese indica l’azione di attaccare, colpire, vessare. Il termine “mob”, che troviamo anche nella parola “flash mob”, indica la folla in tumulto, in agitazione. Il “mobber” fa esattamente questo, ossia attacca in modo persistente nel tempo un individuo al fine di escluderlo dal processo produttivo dell’azienda o dell’ente.

Terrorismo psicologico

La discriminante fra un periodo di stress lavorativo e il mobbing è proprio la persistenza e la durata. Lo psicologo e ricercatore tedesco, Heinz Leymann, delineò i criteri per riconoscere questa aberrante pratica che definì “terrorismo psicologico”.

Secondo Leymann devono ricorrere le circostanze di durata e frequenza del comportamento vessatorio. Deve, cioè, verificarsi un atto di mobbing almeno una volta a settimana e almeno per una durata di sei mesi.

Si tratta, infatti, di una situazione di deterioramento del rapporto di lavoro che avviene per fasi, provocando il progressivo danno psicologico della vittima.

Non solo mobbing, ecco tutte le altre pratiche di intimidazione

Sebbene in Europa, molti Stati abbiano già adottato una legge che introduca il reato di mobbing, il legislatore italiano è ancora silente. A onor del vero va detto che è al momento in discussione alla Camera una proposta di legge per colmare questo vuoto legislativo.

Come spesso accade, la giurisprudenza ha colmato questo gap. Come spiega qui la Redazione di ProiezionidiBorsa, il mobber può esser condannato in base all’art. 2043 c.c. sulla responsabilità civile e all’art. 2087 c.c.

Facciamo chiarezza quindi sulle varie tipologie di mobbing.

Mobbing diretto o verticale o bossing

In questo caso le condotte vessatorie sono tenute da parte di un superiore o da un collega con mansioni più rilevanti della vittima. In questo caso i colleghi potrebbero essere testimoni degli accadimenti senza intervenire e in questo caso vengono definiti “side mobbers”.

Mobbing orizzontale 

Sarebbe questo  il tipo di mobbing di cui si parla per la vicenda Sara Pedri. In questo caso le condotte illegittime vengono adottate dei colleghi di pari grado.

Mobbing ascendente

Si riscontra quando le vessazioni sono rivolte dai lavoratori con un grado più basso verso un superiore e sono tese a minarne l’autorità.

Straining

È una condotta da parte del superiore che può generare stress nei dipendenti. Lo straining ricorre anche qualora non si ravvisi una sistematicità dei comportamenti o l’intento persecutorio del mobbing. Affinché si verifichi basta anche un solo atto singolo come ad esempio un demansionamento.

Come chiedere aiuto

In prima istanza ci si può rivolgere al medico di base oppure ad una sede INAIL. Sono stati istituiti Centri specializzati come il “Centro stress e disadattamento lavorativo” presso il Policlinico di Milano. Inoltre ci sono moltissime associazioni che aiutano i lavoratori mobizzati nel fare outing offrendo anche assistenza legale.

Infine ma non ultime le Forze dell’Ordine, come Carabinieri e Polizia. Cliccando questo link, si può trovare un decalogo pubblicato dai Carabinieri di consigli per la vittima di mobbing.

Abbiamo spiegato come esistano più fattispecie di aggressione psicologica sul luogo di lavoro: non solo mobbing ecco svelate tutte le altre pratiche di intimidazione.

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