New York rivive l’incubo dell’11 settembre 21 anni dopo l’attacco terroristico, la criminogenesi della sparatoria nel metrò

New York

Per alcuni minuti la città di New York ha rivissuto il terrore. Il timore e la paura forte di attentati terroristici non hanno mai abbandonato gli americani da quell’11 settembre passato alla Storia. Per numero di vittime e straordinarietà della tipologia di attacco che ha preso di mira le Torri Gemelle. Un film degno dei più fantasiosi registi di film di fantascienza.

I fatti

Ieri mattina, nell’ordinarietà della vita da pendolari della metropolitana, la sparatoria tra la gente. Quel che si sa finora, è noto ai più. Al centro della scena ci sarebbe un afroamericano di 62 anni titolare di una carta di credito utilizzata per affittare un furgoncino col quale si sarebbe recato sul luogo dell’attacco. 23 feriti e tantissima paura. Così New York rivive l’incubo dell’11 settembre. Nei fatti, gli States non sono nuovi ad eventi del genere e, al momento, le indagini in corso lascerebbero escludere la pista terroristica. In merito ci siamo confrontati con Marialaura Cunzio, professoressa aggregata di Criminologia presso l’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli.

New York rivive l’incubo dell’11 settembre 21 anni dopo l’attacco terroristico, la criminogenesi della sparatoria nel metrò

La docente ci dice: «Credo sia prematuro escludere un movente terroristico, in ogni caso gli USA non sono nuovi ad eventi di questa natura, che ormai dilagano anche in Europa. Si è ben scritto sulla facilità di accesso alle armi, sulla disinvoltura con cui vengono maneggiate. Evidentemente si può ipotizzare un forte stato di alterazione, di disagio psichico».

La professoressa prosegue e dichiara: «Per comprendere il senso profondo del gesto, la criminogenesi e la scelta della metropolitana, bisognerebbe sapere qualcosa in più sull’attentatore. Le testimonianze parlano di un afroamericano, travestito da addetto alla metro, con casco e pettorina. Questo rappresenta un fatto non scontato perché di solito gli attentatori sono cittadini americani spesso convertiti all’Islam, prevalentemente bianchi. Il travisamento rimanda alla premeditazione. A quell’ora sul treno c’erano per lo più pendolari e ragazzi che vanno a scuola. Sono stati pochi istanti, ma drammatici». Tuttavia, la professoressa di Criminologia attende di conoscere dettagli ulteriori per comprendere a fondo ciò che può aver spinto un comportamento del genere.

L’origine

Di solito gli attacchi terroristici creano effetti (in termini di vittime) molto maggiori. Probabilmente il reo non dev’essere stato nella forma migliore visto che i danni si “limitano” a 23 persone ferite. Ma questo non basta ad escludere una matrice terroristica. Tuttavia l’altra pista da seguire, come indica la stessa docente, è di natura squisitamente violenta.

Nella Storia

In America fenomeni analoghi si sono già avuti. Gli esperti d’oltreoceano per i fatti del passato parlano di mass shooting (fucilazioni di massa). Difatti tale espressione fa riferimento a stragi con almeno 3 vittime. Negli States sembrerebbe che il tasso di attacchi con armi da fuoco sia triplicato a partire dal 2011. Nel 2017 c’è stata la Strage di Las Vegas che ha provocato 58 vittime. Nel 2016 è toccato ad Orlando con un attacco con pistola e fucili ai danni di 49 civili. Sempre nel 2017 nell’elenco compare la strage di Sutherland Springs, in Texas. E la lista potrebbe continuare.

La controversa genesi del fenomeno

Se non si tratta di terrorismo (aspetto ancora non escluso del tutto) i fattori scatenanti di solito pendono su uno stato mentale alterato, come ci dice anche la professoressa Cunzio. Aggiungiamo anche la facilità di accesso e possesso delle armi in America. Ancora il divario tra aspettative e obiettivi realmente perseguiti nell’ambito di una cultura fortemente individualista e volta all’affermazione della persona. Così New York rivive l’incubo dell’11 settembre e, inutile negarlo, il pensiero va anche alle recenti antipatie verso (e “provenienti da”) la Russia. Ma anche alle dichiarazioni del Presidente di El Salvador, Nayib Bukele. Secondo quest’ultimo il governo degli Stati Uniti «sosterrebbe» bande criminali nel Paese. Un’accusa molto forte da cui prendiamo le distanze.

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