«Nella salute e nella malattia» diminuiscono i matrimoni a causa della pandemia, ecco i dati ISTAT

matrimonio

«Se scappi» non «ti sposo», verrebbe da dire manipolando il titolo di un film del 1999 interpretato dalla celebre coppia artistica Julia Roberts e Richard Gere. Al centro la storia di Maggie abituata a lasciare il proprio lui davanti l’altare per diverse volte. Nel film il motivo è diverso da quello per cui oggi c’è un netto calo di matrimoni. E ce lo dice l’ISTAT che nella giornata di ieri ha divulgato i dati relativi agli anni di picco pandemico su «matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi».

I dati

L’impatto della pandemia ha lasciato un forte segno sull’eterno «sì» e sull’espressione del «finché morte non ci separi» resa con la promessa di «amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Il Covid, come dimostra l’Istituto di statistica, «ha indotto molte persone a rinviare o rinunciare alle nozze. I matrimoni celebrati sono stati il 47,9% in meno rispetto al 2019. In calo soprattutto le nozze con rito religioso (-67,9%)». Questo riferito al 2020. Nel primo periodo del 2021 c’è stata una ripresa del «sì» per sempre con un raddoppio dei matrimoni. Tuttavia il dato, secondo l’ISTAT, non riesce a sanare quanto perso nell’anno precedente.

Unioni civili

Segno meno anche per le unioni civili tra persone dello stesso sesso con un meno 33%. Idem per le separazioni che sono diminuite per il 18% e i divorzi (-21,9%). Insomma a dispetto di un aumento di liti e discussioni in casa dichiarate da molte famiglie a causa della convivenza protratta e lo smart working persistente dovuto ai periodi di lockdown, le coppie già sposate o conviventi, hanno retto. Nel 2021 diversi procuratori generali delle principali Corti d’Appello hanno evidenziato l’aumento di maltrattamenti e violenze domestiche. Ma in qualche modo, la baracca è andata avanti. E i divorzi e le separazioni non registrano un aumento per il periodo considerato.

«Nella salute e nella malattia» diminuiscono i matrimoni a causa della pandemia, ecco i dati Istat

I dati ISTAT vengono interpretati dall’Istituto come un ulteriore mannaia sulla tendenza alla diminuzione della nuzialità che si osserva da oltre quarant’anni. Il tutto è anche collegato ad un calo della natalità per cui ci sono sempre più anziani (già sposati) e sempre meno giovani. Quindi anche meno matrimoni. Nel frattempo si sono diffuse le unioni per così dire «libere» che ovviamente hanno eroso il numero delle nozze celebrate in Chiesa.

Il boom del 2000

Per vedere numeri più entusiasmanti, l’ISTAT ci riporta al 2000. Tale anno infatti, con tre zero, si sarebbe dimostrato «attrattivo» perché rappresentava l’inizio di un nuovo millennio. Intanto l’ondata pandemica nell’ambito dei matrimoni avrebbe intaccato fortemente il rito religioso. Difatti più di due matrimoni su tre, riferiti al periodo pandemico, sarebbero con rito civile. Perché mai come in questo periodo «nella salute e nella malattia» diminuiscono i matrimoni e questo anche a causa della pandemia, proprio perché il virus mette paura e semina incertezza. La formula rituale «nella gioia e nel dolore» prende corpo e sostanza. E fa paura.

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