Nel processo penale esiste sempre contraddittorio tra accusa e difesa?

Processo penale

Qualche tempo fa avevamo introdotto il tema del contraddittorio nel processo penale, di fondamentale rilievo per la effettiva difesa di uno Stato di diritto.

Esercizio fondamentale del più generale diritto di difesa del cittadino da accuse penali, purtroppo dobbiamo ammettere che non sempre esiste un vero contraddittorio.

Può infatti capitare che, di fatto, alcuni elementi a carico di chi indagato, nella fase delle indagini preliminari, si formino senza un vero contraddittorio tra accusa e difesa.

Mi riferisco, in particolare, al riconoscimento fotografico.

Nel processo penale esiste sempre contraddittorio tra accusa e difesa?

Capita spesso che testimoni e vittime di reato siano chiamate a riconoscere eventuali fotografie di sospettati, per individuare un potenziale colpevole.

Questa delicata procedura, che spesso è il primo atto che porta ad individuare un colpevole, non può naturalmente svolgersi in presenza di un contraddittorio.

Il rappresentato in una fotografia non è ancora indagato, e deve prima essere individuato.

Si tratta di una procedura, che trova precise garanzie solo successivamente.

Quando si tratta poi di individuare un possibile sospetto, posto in presenza di altre persone che gli somigliano.

E solo in questo secondo step parteciperà anche la difesa.

Ma all’inizio tutto questo non succede.

Il codice non prevede neppure un minimo di indicazioni sulla procedura da osservare.

Ad esempio il numero di foto, tra cui far scegliere, oppure al massimo di quanto possano essere datati tali rilievi fotografici.

Tutto è rimesso alla discrezionalità degli apparati di polizia, che possono prevedere procedure molto diverse tra di loro.

Rilievi critici

L’esperienza di questo tipo di accertamento ha quindi condotto a riscontrare diversi elementi critici.

Innanzi tutto, spesso il riconoscimento di un potenziale colpevole non è svolto da testimoni terzi ed imparziali, ma dalla stessa vittima, che assume anche qualità di testimone.

Il che porta, inevitabilmente, ad un riconoscimento gravato da quell’interesse personale e da quella sequela di condizionamenti emotivi, che non dovrebbe invece mai sussistere, soprattutto per un atto per cui una persona diviene indagata, senza alcun elemento di garanzia e di contraddittorio.

Successivamente non è poi raro che in un riconoscimento posteriore, si confondano le cose. Ed emerge spesso il ricordo della fotografia, confuso con l’identificazione del soggetto, invece, nelle circostanze di tempo e di luogo del commesso reato. Identificazione che inquina quello che dovrebbe invece rappresentare un corretto quadro probatorio.

L’effetto yes

Alcuni studi hanno peraltro evidenziato un effetto noto come effetto yes.

Spesso chi viene chiamato a rilasciare un riconoscimento fotografico alle forze di polizia, desidera risultare utile nel portare all’identificazione del colpevole. E senza che anche su tale elemento possa intervenire alcun contraddittorio da parte di un difensore, tale testimone si lascia talora condizionare da eventuali pressioni anche verbali nel riconoscere un determinato soggetto.

Potrebbero intervenire, da parte dell’operatore di polizia che procede, frasi come: è proprio sicuro di non riuscire tra queste foto ad individuare nessuno?

Ragion per cui il soggetto sottoposto al test di riconoscimento fotografico potrebbe sentirsi un po’ in colpa, se non addiviene ad un riconoscimento.

Il rischio, quindi, è che entrino nel processo penale elementi che di fatto hanno costituito elemento di identificazione del responsabile. E che rischiano quindi di entrare nella successiva fase dibattimentale, senza una formazione della prova in contraddittorio delle parti sin da quando essa si forma inizialmente.

Abbiamo quindi compreso, a proposito di “Nel processo penale esiste sempre contraddittorio tra accusa e difesa?”, come un elemento fondamentale per portare all’identificazione del colpevole, possa entrare nel processo senza contraddittorio tra le parti.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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