Molto rumore per nulla per l’euro dollaro

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Molto rumore per nulla. E’ con il titolo di una delle più famose commedie di William Shakespeare che potremmo sintetizzare l’andamento osservato nell’ultima settimana del dollaro, misurato nei confronti del suo peer principale, l’euro. Settimana, quella appena trascorsa, caratterizzata da una delle più accese e incerte elezioni presidenziali americane che la storia recente ricordi. Elezione culminata con la vittoria del candidato democratico Joe Biden ma che non può ancora considerarsi conclusa, considerando che il rivale Donald Trump ha già promesso una battaglia legale senza sconti sull’esisto di un risultato che il candidato repubblicano e il suo entourage ritengono frutto di una colossale truffa. Una situazione intricata, che non ha precedenti nella storia della politica americana e che così come genera incertezza sul futuro della più grande potenza economica mondiale. Di riflesso ha generato, e ancora genererà, una forte incertezza sui mercati forex.

Molto rumore per nulla per l’euro dollaro

L’Euro-dollaro, appunto nell’ultima settimana, ha vissuto una fortissima fase di volatilità, scivolando dal trading range 1.1800 – 1.1900 osservato immediatamente prima delle elezioni del 3 novembre, e considerato un equilibrio di breve periodo, fino al livello 1.1600 il giorno successivo alle elezioni, nel pieno dell’incertezza sull’esito delle urne. Da lì in poi la ripresa, fino a ritornare al trading range iniziale 1.1800 – 1.1900. Un upward trend che nemmeno le (scontate) decisioni monetarie prese dalla Federal Reserve del 5 novembre, che ha confermato i fed fund al livello di 0,25%, sono riuscite a fermare. Il dollaro ritorna quindi nell’esatto punto da cui era partito la settimana precedente.

I trader hanno possibilmente prezzato il rischio che questo stallo politico, le possibili battaglie legali successive alla fine dello spoglio minacciate da Trump, e i rapporti di forza al Congresso, lontani dall’essere caratterizzati dal netto dominio di uno dei due partiti, possa creare una America nettamente spaccata in due e, di conseguenza, un rallentamento nel piano fiscale di stimolo che occorre all’economia USA, anch’essa alle prese con la seconda ondata di crisi pandemica. Crisi che ha lasciato sul campo una enorme disoccupazione, fallimenti di imprese e di famiglie. Nel momento in cui occorrerebbe piena unità per poter varare le politiche economiche utili ad uscire dalla crisi, gli Stati Uniti si ritrovano invece nel mezzo di una grande divisione. Divisione, che i forex trader hanno già iniziato a punire che i policy maker del Congresso farebbero bene ad usare come segnale da prendere in assoluta considerazione.

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