Molte donne non sanno di essere vittime da parte degli uomini del mansplaining ma bisogna reagire e difendersi

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Come si sa, le donne sono spesso vittime di violenze di ogni genere e di discriminazioni. E non si deve fare riferimento solo ai Paesi esteri, dove la donna non è ancora emancipata, o a casi di degrado familiare e lavorativo come spesso si sente nelle notizie di cronaca. Purtroppo, anche in Italia non sono pochi i comportamenti sopra le righe degli uomini nei confronti delle donne. Oggi affrontiamo un caso di cui poco si parla e che forse, anche molte donne non comprendono a pieno. Parliamo del mansplaining, un termine derivato dall’inglese e da due parole, cioè uomo e spiegazione. Nessun reato o illecito, ma è un comportamento che molti uomini adottano in maniera spesso inconscia nei confronti delle donne.

Molte donne non sanno di essere vittime da parte degli uomini del mansplaining ma bisogna reagire e difendersi

Con il termine di mansplaining si fa riferimento al comune meccanismo secondo cui un uomo pensa di saperne più di una donna. Si può chiamare maschilismo o tentativo di imporre una superiorità di genere che non è motivata nella maggior parte dei casi. Fatto sta che questo comportamento da parte degli uomini è diffuso sia nelle famiglie che negli ambienti lavorativi. La spiegazione dell’uomo verso la donna, questo tradotto in italiano ciò che vuol dire mansplaining. Oltre a differenze di salario, mobbing, abusi, e spesso discriminazione di genere, anche questo comportamento non va sottovalutato. Anche perché spesso le cose prima citate nascono dal fatto che l’uomo pensa di sapere sempre qualcosa di più delle donne. E così a volte sembra che quando un uomo interloquisce con una donna, su qualsiasi argomento, parla come se di fronte ha una persona che non capisce la lingua.

Come reagire a comportamenti poco opportuni da parte degli uomini

Tutto nasce dal fatto che un uomo, 9 volte su 10, crede di saperne di più di una donna. E spesso si accompagna questa tendenza con un tono di voce o con atteggiamenti paternalistici. Se accade in una famiglia o tra coniugi, anche se poco opportuno, la donna può benissimo e più facilmente reagire.

Purtroppo però se ciò accade sul posto di lavoro, la situazione cambia, soprattutto se la donna è sottoposta ad un uomo come incarico lavorativo. Effettivamente in alcuni posti di lavoro, specie in quelli a trazione maschile (sia numericamente che come ruoli e posizioni), questa situazione è quasi una prassi. Lo dimostrano recenti studi inglesi che hanno dimostrato che, anche in seminari e convegni, se il relatore è una donna, le interruzioni e le domande da parte di chi interviene sono maggiori per le donne che per gli uomini.

Ciò che possono fare le donne, per smontare quello che come abbiamo detto è una specie di credo collettivo degli uomini, è l’indifferenza. Occorre ribadire con fermezza i propri pareri e se l’interlocutore è troppo legato al mansplainig, meglio ignorarlo o reagire con ironia. Perché sottolineare che si tratta di un comportamento sbagliato spesso trova un muro davanti. E se molte donne non sanno di essere vittime di questi comportamenti, molti uomini non hanno sensibilità e cultura adeguate a capire che sono in torto.

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