Metteranno le mani nelle nostre tasche con la patrimoniale. Un prelievo forzoso per combattere l’emergenza?

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Metteranno le mani nelle nostre tasche con la patrimoniale?

Se l’economia resterà ferma troppo a lungo, Il Paese necessiterà di interventi di stimolo per rimetterla in moto. Dove può trovare il denaro un Paese indebitato come l’Italia? Nelle tasche dei cittadini, diamine! Come mettere al riparo i risparmi?

Fino ad ieri, il Governo aveva detto che avrebbe messo in campo misure per aiutare le imprese pari a 25 miliardi, più altri 25 in un secondo decreto, da approvare ad aprile. Poi ieri sera è arrivata un’altra misura. Per le imprese – anche quelle davvero piccole – arrivano 200 miliardi di garanzie sui prestiti, più 200 miliardi per l’export, che si sommano ai 350 già previsti (i 50 appena citati più 300 di garanzie). Il totale fa 750 miliardi, circa la metà del PIL.

Cosa vuol dire? Che In pratica lo Stato garantirà i prestiti (al 100% fino a 25.000 euro per le piccole e piccolissime aziende) che le imprese chiederanno alle banche. Ma c’è un ma. Bisogna che le imprese non eroghino il dividendo sugli utili del 2019. Quindi, tenere gli utili in azienda, ed utilizzarli come cash per far sopravvivere le imprese. Perché il denaro dato dallo Stato potrebbe non bastare…

Metteranno le mani nelle nostre tasche con la patrimoniale?

Basteranno queste misure a risollevare l’economia italiana? È impossibile dirlo ora, anche perché, oggi, è altrettanto impossibile stimare durata e impatto sull’economia reale della pandemia da coronavirus. La tentazione che il denaro che serve, i soldi di cui le imprese hanno disperatamente bisogno per ripartire sia trovato anche in maniera, diciamo, alternativa, è sicuramente grande, nel Governo. E rimane un’alternativa sul tavolo di qualunque ministro che si occupi della cosa.

Che i conti dell’Italia non siano floridi è un dato di fatto, e non è neppure una novità. Il debito pubblico è dato al 134,8% (tu hai uno stipendio di 100, ed ogni mese spendi 134,8…). Si può pensare che, di fronte alla necessità di reperire molti fondi, il Governo italiano cerchi delle scorciatoie per rimpinguare le casse del Bel Paese. Non sarebbe la prima, né l’ultima volta (vi ricordate il prelievo forzo di Amato nel 1992?). La possibilità peggiore, ma anche la più veloce, sicura e realistica per il Governo, è quella di ricorrere ad una patrimoniale.

Che cos’è una patrimoniale? E’ un prelievo forzoso dai conti correnti?

In Italia circola con insistenza il mito della “grande ricchezza”, cioè del patrimonio privato degli italiani. A quanto ammonti in realtà non lo sa dire nessuno. Si parla di 1.400 miliardi di denaro fermi sui conti correnti. A questi vanno aggiunti gli immobili, che per il 75% delle persone sono di proprietà. Le cifre quindi variano. Si arriva fino a 4.000 miliardi, ma di recente si sono lette cifre anche del doppio. Quel che conta è che per tutti rappresentano davvero un bel gruzzolo.

E sul denaro depositato sui conti correnti degli italiani sarebbe facile mettere le mani, dato che è già in forma liquida. Nel 1992, fu prelevato lo 0.6% dai conti correnti. Stanti il numero di questi esistenti oggi, e le cifre su di essi depositate, un provvedimento analogo consentirebbe di raccogliere oltre 6,8 miliardi di euro in un colpo solo. Tanti soldi, ma anche pochi, al contempo. Soprattutto per le esigenze del momento.

Governo

Quando approvato ieri dal Governo, per adesso, escluderebbe un prelievo forzoso o una patrimoniale. Ma anche un aumento del bollo sui conti correnti (che è già una patrimoniale, pensateci bene), ad oggi pari a 34,2 euro. Oppure di aumentare l’IVA, come era paventato fino alla scorsa manovra, e come potrebbe tranquillamente accadere con quella di ottobre prossimo.

L’unica cosa che conta è che la situazione sanitaria migliori ancora, che le imprese riaprano, e che possano lavorare con le spalle coperte, cioè senza problematiche finanziarie. Una patrimoniale non sarebbe certamente una soluzione con effetti di lungo termine, e non risolverebbe le problematiche dovute all’emergenza da coronavirus.

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