Metà di noi italiani non è soddisfatta della propria banca: troppe spese impreviste

La nuova preoccupazione degli italiani

Metà di noi italiani non è soddisfatta della propria banca: troppe spese impreviste. Proprio così. Il 47% degli italiani non è soddisfatto della propria banca. E il 27% non vede tutelati i propri interessi. E’ quanto emerso dalla ricerca globale effettuata dalla neobanca mobile N26. Dalla quale emerge anche che gli italiani, come in qualunque altro Paese, pagano anche commissioni nascoste e inaspettate. Questione che abbiamo già delineato in questo articolo.

I principali motivi di insoddisfazione dei clienti sono vari. Ma si può chiaramente evidenziare come sia ritenuto che alla banca importi ben poco dei propri clienti. Non ci credete? Poco meno di un terzo degli italiani (31%) ritiene che la propria banca stia solo provando a guadagnare altro denaro. Un altro terzo (31%) pensa che la banca non abbia a cuore gli interessi dei clienti. Un quarto pensa (26%) che la lealtà verso il proprio istituto finanziario non ripaghi, dato che le migliori offerte vengono suggerite sempre ai nuovi clienti. Quindi metà di noi italiani non è soddisfatta della propria banca: troppe spese impreviste. Non sorprende.

Metà di noi italiani non è soddisfatta della propria banca: troppe spese impreviste

Pensate che il 30% degli italiani si lamenta di una cosa a cui pochi pensano. Il tentativo ossessivo della banca di vendere prodotti o servizi accessori oltre a quello di cui abbiano appena usufruito. E questa insistenza chiaramente non piace, anche se è sospetto che non piaccia solo al 30% delle persone… N26 ha poi chiesto ai clienti delle banche che cosa cambierebbero nel modo in cui le banche operano. Senza sorpresa, circa la metà ha detto che non vorrebbero sgradite sorprese sulle commissioni. E, visti anche i problemi portati dalla recente pandemia, il 38% ha espresso il desiderio di vedere ridotti costi ed interessi.

Sembra palese come la gestione della finanza personale sia tutt’ora difficile, per molte persone. E sembra ancora di più che sia così in virtù della marcata mancanza di educazione finanziaria in Italia. Purtroppo, ad oggi, si vedono poche soluzioni. L’educazione finanziaria non rientra nei programmi scolastici. E, come è facilmente intuibile, una maggior consapevolezza dei clienti non è ben vista dai fornitori di servizi, che certamente non spingono per una loro educazione. Le banche devono tuttavia trovare un linguaggio diverso per dialogare col cliente. Devono essere più trasparenti, semplici e comprensibili. Ne avrebbero solo un grande vantaggio, perché il cliente si fiderebbe di più. E quindi opererebbe di più con loro, facendole comunque guadagnare di più senza sotterfugi.

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