Merrill Lynch: nessun pericolo per le azioni

Merrill Lynch

Tempo di sell in may. Ma questo antico adagio sarà confermato anche per questo 2019? Secondo Merrill Lynch no.

Le ragioni di Merrill Lynch

Il famoso Sell in May and go away è uno dei motti che accompagna da tempo chi opera sui mercati. Eppure, a volte, non sempre si è dimostrato un buon consiglio. Soprattutto considerando che, negli ultimi 10 anni, le regole che hanno caratterizzato storicamente lo stivale, non sempre sono state rispettate. Anzi, complici le politiche ultra accomodanti delle banche centrali, il famoso Sell in May è stato spesso oggetto di diffidenza.

E il 2019 non fa eccezione

Infatti a dispetto delle paure di fine 2018, l’inizio del nuovo anno è stato uno tra i migliori dell’ultimo decennio. Non solo per la questione economica. Basti pensare che gli Usa, locomotiva a livello mondiale, hanno portato a casa nel primo trimestre del 2019 un PIl al 3% su una disoccupazione ai minimi storici del 3,6%.

Naturalmente è indubbio che la guerra commerciale tornata nel mirino possa creare in futuro qualche problema e il Pil del secondo trimestre non essere, forse, all’altezza del primo.

Merrill Lynch: accordo in extremis

Ma non è ancora detto, soprattutto in vista delle rassicurazioni fatte proprio dal presidente Usa Donald Trump di un possibile accordo in extremis. Resta anche la Spada di Damocle dell’Iran e della sua volontà di ritornare alla ricerca sul nucleare come ritorsione per le sanzioni inflitte dagli Usa. 2015. Il tutto senza dimenticare che, guardando al mercato italiano, resta la forte incertezza politica dettata anche dall’arrivo delle elezioni europee. Elezioni che, bisogna ricordare, vede Lega e M5S, cioè i due partiti attualmente alleati al governo, come avversari.

Ad ogni modo la tentazione di cedere al Sell in May è forte anche per gli investitori nostrani.

Sell in may. Una buona idea?

Secondo Merrill Lynch potrebbe non esserlo. Almeno per questo 2019. Infatti, dando un occhio alle statistiche si sono accorti che, pur ammettendo il periodo maggio-ottobre come uno dei più deboli dell’anno per i mercati, hanno notato che il maggiore degli indici mondiali, l’S&P500, è aumentato il 64,8% delle volte, con un rendimento medio del 2,04%.

In altre parole, a differenza di quello che a differenza di quello che si è comunemente pensato, statisticamente la parte dell’anno che va da maggio a ottobre non è un periodo di inattività dei mercati.

Viene però confermata anche un’altra realtà: il periodo che va da novembre ad aprile è storicamente il periodo più forte per l’azionario, con indici in aumento il 71,4% delle volte con un rendimento medio del 5,11%. Forte anche in periodo di difficoltà: l’S&P 500 è infatti riuscito a portare a casa  un rendimento dell’8,63% anche durante la correzione drastica del 2018.

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