Mercato immobiliare USA: improvvisa frenata

ProiezionidiBorsa

Proprio mentre i listini USA stanno provando a smaltire brillantemente la scivolata “trumpiana” sui dazi accusata ieri sera nel dopo borsa ecco che esce un doppio dato sul mercato immobiliare americano in entrambi i casi sotto le attese e di parecchio. In particolare la vendita di case esistenti a -0.7% da +0.6% è dato particolarmente significativo. Per ora gli indici paiono non avere accusato il colpo: d’altronde come sosteniamo da tempo la correlazione coi dati macro da parte delle borse è a reattività differenziata e variabile. Intendo dire che in alcuni casi il dato in uscita è già scontato nei prezzi, talvolta (ma sempre meno che in passato ) registriamo delle reazioni immediate, nella più parte delle situazioni è la sommatoria dei dati macro che si forma nel tempo a determinare il sentiment e il comportamento degli operatori qualificati , le cosiddette mani forti, sui prezzi di borsa.

Sembra quasi che questa disarmonia dei dati sia pianificata per consentire il mantenimento dello status quo a livello di politiche monetarie accomodanti. D’altronde come farebbe Powell , nuovo capo della FED, a pianificare un rialzo dei tassi ovvero anche a semplicemente annunciarlo in un contesto in cui proprio il mercato immobiliare, da cui è sgorgata violenta la lava della crisi, batte in testa?

Dopo un periodo così prolungato senza cicli veri e propri di ribassiche ha battuto ogni record storico delle borse USA , prima o poi un vero ribasso che duri più di due sedute ci sarà… ma quel che è certo è che nessuno vorrà prendersi la responsabilità di averlo innescato. Né la FED , né tantomeno Trump, il quale pur talvolta tirando il freno con la storia già raccontata dei dazi, semmai terrà in serbo le sue migliori cartucce per la fase finale del suo mandato in vista di una possibile rielezione.

L’unico dubbio che rimane è nel constatare la diversa risoluzione registrata dalle varie economie e relativi mercati azionari al quantitative easing:

  • il Giappone non si è più veramente ripreso e il Nikkey è poco sopra la metà rispetti ai suoi massimi storici;
  • gli USA usciti dal tunnel dei sub-prime grazie alla politica di liquidità gratis finalizzata a chiudere buchi compresi gli asset tossici, hanno inanellato un ciclo di ripresa economica favorevole e prolungata, fin qui senza eccessi che poi spesso hanno richiamato fasi recessive;
  • stessa cosa , sia pure in misura molto più blanda, è capitata all’Europa dei paesi forti industrialmente (Germania ed Olanda in testa)
  • sorte più o meno giapponese è capitata invece ai listini dei paesi mediterranei ma ahimè anche alle loro economie: Italia, Grecia, Spagna hanno gli indici lontani anni luce dai massimi storici.
    Queste nazioni però a differenza del Giappone, che ha sempre tenuto sotto controllo grazie alle sue manovre la disoccupazione , vedono il numero degli occupati ai minimi storici e questo del livello occupazionale  alla lunga ma forse anche a breve sarà l’elemento dirimente tra l’ uscita vera e propria della crisi o il proseguimento di questa mascherata monetaria che ignora il benessere e la dignità dei cittadini.

 

Gianluca Braguzzi
CFI Asset Management and Organization WIAM

 

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