Mercati: venti di crisi o ripresa?

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VENTI DI CRISI O RIPRESA?

 

INTERVISTA A GIAN PIERO TURLETTI

 

 

VORREMMO INNANZI TUTTO RICORDARE LA SUA PREVISIONE, GIA’ DA TEMPI NON SOSPETTI, QUANDO ANCORA ERANO TUTTI PESSIMISTI SULLE POSSIBILITA’ DI RIPRESA ECONOMICA, DI ESSERE ALLA FINE DEL TUNNEL.

COM’E’ RIUSCITO A FORMULARE TALE PREVISIONE, ORA CONFERMATA DAI RECENTI DATI ECONOMICI?

La ringrazio, innanzi tutto, per aver ricordato una mia analisi controcorrente, quando praticamente la quasi totalità degli economisti era ancora in procinto di prevedere nuovi ed imminenti cadute del ciclo economico.

Oserei dire che mentre altri analisti si limitano ad una lettura dei dati economici di tipo statico, personalmente preferisco una lettura in chiave tecnica e dinamica.

Infatti, come è possibile, evidentemente, una analisi tecnica dei mercati finanziari, la stessa cosa è possibile anche con dati di natura macroeconomica e fondamentale, come il PIL.

Avevo notato che da qualche tempo si stavano registrando delle interessanti divergenze rialziste, nell’andamento del PIL di diverse aree dell’eurozona.

E quando questo scenario  si protrae per un certo periodo, è quasi certo che si stia vedendo la classica luce in fondo al tunnel.

I dati mi hanno dato ragione.

 

PUO’ SPIEGARE PER I NOSTRI LETTORI, TECNICAMENTE, DI COSA SI TRATTA?

Praticamente, quando il PIL sta ancora calando, dato che conferma un periodo di  contrazione economica, tuttavia va anche considerata la velocità di ribasso.

Quando questa tende a diminuire, è come se assistessimo ad una vettura in discesa, che tuttavia sta frenando.

Poco per volta la velocità di discesa rallenta, ed alla fine della frenata, la vettura tende ad arrestarsi, quindi la vettura è pronta a ripartire magari invertendo direzione.

La stessa cosa capita spesso con l’economia.

 

COME SPIEGA CHE TALORA, COME IN QUESTO PERIODO, SI ASSISTE AD UNA DIVERSITA’ TRA ANDAMENTO DELLE BORSE E DELL’ECONOMIA?

Praticamente, le borse tendono ad anticipare futuri movimenti della situazione economica.

Quando li hanno anticipati, prendono eventualmente atto che le cose già si stanno verificando, e preferiscono ripiegare, se sono salite, in attesa di ulteriori miglioramenti.

Questo spiega anche perché, pur in periodi di rialzo, le borse possano conoscere diverse fasi correttive più o meno lunghe.

Oppure potrebbe succedere che in una fase di ripresa economica, intervengano crisi, talora generali, talora settoriali, a porre talune ipoteche sulla ripresa stessa.

 

IN QUESTO PERIODO, QUALI POTREBBERO ESSERE QUESTE CRISI?

Intanto, va comunque notato come si parli di ripresa, ma più per altri paesi dell’eurozona e per gli USA, che per l’Italia.

Questo dipende soprattutto da un gap di competitività strutturale, che la nostra economia presenta, rispetto a quella di altri paesi e che la politica tuttora non è riuscito a colmare.

Inoltre, non vanno sottovalutate le possibilità di crisi politica nel nostro paese, e le eventuali implicazioni generali di un confronto militare relativo alla situazione siriana.

 

COSA PENSA IN PARTICOLARE DELLA SITUAZIONE POLITICA ITALIANA?

SARA’ CRISI?

A tale proposito, amo distinguere tra crisi effettiva e crisi formale.

Naturalmente, la crisi formale sussiste solo, istituzionalmente, con le dimissioni del capo del governo nelle mani del presidente della repubblica.

Tuttavia, è chiaro che questo passaggio è solo una sorta di istituzionalizzazione di una situazione già pregressa.

A mio avviso, siamo già in una situazione di probabile crisi politica, proprio perché i rapporti tra i due principali partiti di governo si sono molto deteriorati, in questi ultimi tempi.

 

LA CAUSA E’ LA QUESTIONE DELLA DECADENZA DI BERLUSCONI?

Questo elemento sussiste, ma non è l’unico.

Sulla decadenza si sono andate delineando posizioni diverse e contrapposte, anche nell’ambito dello stesso partito.

Ad esempio Violante, per il PD, ha parlato di una deriva di giacobinismo da evitare, esprimendo quindi posizioni garantiste, che invece altri esponenti, tra cui il segretario Epifani, sono più restii a seguire.

Questo elemento contribuisce, unitamente alle fibrillazioni interne al PD in vista del congresso ed alla conflittualità tra PD e PDL, a mantenere una situazione di sostanziale precrisi dell’esecutivo, ma non è sicuramente l’unico motivo.

 

A COSA SI RIFERISCE?

Principalmente, al fatto che stanno emergendo taluni nodi politici, che nel tempo erano solo stati rinviati.

In particolare, si devono affrontare le esigenze di copertura finanziaria per tutta una serie di situazioni, sulle quali esistono nette divergenze di opinioni all’interno della coalizione.

Ad esempio in materia di incremento dell’IVA.

C’è chi lo ritiene inevitabile, e chi pensa invece che vada evitato a tutti i costi.

Insomma, stanno venendo al pettine tutta una serie di questioni la cui definizione, sinora, era solo stata rinviata.

 

A SUO AVVISO, SI STA QUINDI AVVICINANDO UNA CRISI DI GOVERNO?

Direi di si, anche perché le questioni economiche non sono le uniche a tener banco.

Pensiamo, ad esempio, alla questione, da tempo ormai sul tavolo del dibattito politico, di un’eventuale amnistia, caldeggiata da tempo dai radicali.

Con i numeri dell’attuale parlamento non sarebbe possibile approvarla, viste anche le diverse posizioni dei partiti.

Ne consegue che,per tradurre il progetto in legge, bisognerebbe necessariamente passare per nuove elezioni politiche, e forse non è un caso anche l’avvicinamento di Berlusconi ai radicali, con la sottoscrizione dei referendum sulla giustizia.

Sono tutti segnali di una situazione in evoluzione che potrebbe sfociare proprio in una crisi.

 

COSA PENSA DELL’ALTRO IMPORTANTE APPUNTAMENTO POLITICO EUROPEO, CIOE’ LE ELEZIONI IN GERMANIA?

Pare, anche dagli ultimi sondaggi, riconfermata la vittoria della Merkel.

Soprattutto per l’Europa, le cose potrebbero tuttavia essere diverse, secondo talune varianti del risultato elettorale.

Un conto è se la Merkel potrà fare un governo da sola, altro conto se continuerà l’attuale alleanza con il partito liberale, ed ancora diversa sarà la situazione in caso di necessità di una cosiddetta grossa colazione con la socialdemocrazia.

In quest’ultimo caso, sarà privilegiato un approccio favorevole ad una maggior integrazione europea, e ad un maggior contributo dei singoli paesi anche a programmi e progetti di sviluppo in sede europea.

Diversamente, in caso di coalizione con i liberali, si continuerà la politica sinora adottata, favorevole sopratutto ad una impostazione di rigore economico, mentre in caso di governo della sola Merkel, potrebbero essere favoriti gli investimenti in taluni settori, visto che il partito liberale è invece più favorevole a certi tagli e semmai ad una politica di defiscalizzazione.

 

I FRONTI DI CRISI, TUTTAVIA, NON RIGUARDANO SOLO L’ITALIA, BASTI PENSARE IN PARTICOLARE ALLA SIRIA.

COSA POTREBBE SUCCEDERE E QUALI LE CONSEGUENZE A LIVELLO ECONOMICO?

A mio avviso, hanno ragione coloro che non ritengono la crisi siriana riconducibile solo ad una questione di diritti umani, ma la inquadrano in un contesto più vasto a livello geopolitico.

Il possibile intervento USA sul fronte siriano si comprende meglio, inserendolo in un generale contesto di confronto tra USA e Russia, legato al ruolo militare delle due superpotenze.

Va in tal senso ricordato che il tradizionale ruolo di potenza egemone degli USA, proprio sotto il profilo militare, pare messo in crisi ormai da tempo.

Soprattutto per un motivo.

Secondo diversi studi, poi confermati da precise esperienze militari, pare che strategie, tattiche ed armamenti degli USA siano assai meno efficaci, se usati al di fuori di uno scenario bellico relativo alla NATO.

Ad esempio, proprio durante la guerra dei balcani, i militari russi erano riusciti a raggiungere i principali aeroporti, senza che la loro avanzata fosse contrastata da attacchi dell’aviazione militare USA.

Non è probabilmente un caso che la Russia stia divenendo il principale esportatore di armi nel commercio internazionale, a dimostrazione di una possibile superiorità bellica in molti campi.

Ovviamente, è interesse dell’amministrazione statunitense che questo non avvenga, e proprio lo scenario bellico siriano potrebbe costituire un significativo banco di prova.

Gli interessi in gioco sono molto elevati, ed in particolare si tratta di affermare o smentire la superiorità bellica di USA o Russia.

Se viene dimostrato che armamenti russi sono in grado di controbattere quelli americani, con ogni probabilità negli anni a venire l’export di armi si sposterà ancora più a favore dei russi, e sarebbe quindi di vitale importanza per gli americani che questi non siano in grado di controbattere ad un’offensiva USA.

Ovvi anche i risvolti a livello militare.

Gli USA sono già in crisi in ambito NATO, che sotto molteplici aspetti pare ormai in netta decadenza come alleanza militare, e non solo nei rapporti tra USA e paesi dell’Europa centrale o meridionale, ma anche per quanto riguarda la tradizionale alleanza con i britannici.

Evidentemente, una conferma dell’efficacia dei sistemi  d’arma russi contro sistemi statunitensi, metterebbe ancora più in crisi tali relazioni.

Ad esempio si dice che i russi avrebbero un sistema molto efficace contro il missile a guida radar Tomahawk che, dalla prima generazione a testata atomica, ha conosciuto successivi sviluppi a testata convenzionale.

Se venisse confermata questa ipotesi, sarebbero seriamente messe in crisi quelle tattiche e strategie sui cui gli USA sinora hanno fatto affidamento.

Di qui anche un certo tentennamento da parte americana.

Non decidere a favore dell’intervento, potrebbe convalidare la tesi che gli USA siano in seria difficoltà militare, rispetto a scenari esterni alla NATO, ma  un intervento che confermasse la superiorità russa sortirebbe effetti ancora peggiori.

Quanto alle conseguenze economiche, già in questo periodo il rialzo dei prezzi dei carburanti denota quelle che sarebbero le ripercussioni anche rispetto a dinamiche inflattive.

 

MA DA COSA DIPENDE QUESTA EVENTUALE SUPERIORITA’ RUSSA?

Vede, il problema di fondo degli USA è che per troppo tempo hanno concentrato la loro attenzione quasi esclusivamente su uno scenario particolare, che risale ai tempi della guerra fredda.

Un confronto militare diretto tra NATO e Patto di Varsavia.

E  su questo scenario hanno ideato tattiche, strategie ed armamenti.

Ma ciò che vale per certi scenari, non è detto che valga per altri.

Questo scenario si basava su una superiorità numerica non indifferente di forze a tutto favore del Patto e sulla pratica impossibilità, quasi sicuramente, di poter affrontare solo con armi convenzionali un’eventuale invasione dell’Europa occidentale da parte dell’URSS e dei suoi alleati.

 Di qui la dotazione, in primis ai militari USA di stanza in Germania, anche di armamenti nucleari tattici, da usare sul campo.

Ma questo scenario è venuto meno con la fine dell’URSS e del Patto di Varsavia.

Gli USA si sono trovati a fronteggiare scenari molto diversi, che poco o nulla avevano a che fare con gli scenari tipici della guerra fredda e di un eventuale conflitto con l’URSS e con i suoi alleati sullo scacchiere europeo.

Si pensi all’Iraq, piuttosto che al Vietnam, alla Corea ed ora la Siria.

Invece prima i sovietici, ora la confederazione russa, hanno sempre dovuto fronteggiare scenari militari differenziati, ad esempio nel confronto con la Cina e un tempo anche con il Giappone.

Sono quindi più abituati ad una maggior versatilità di comportamenti nei diversi scenari, ed hanno già dimostrato di poter aggirare le tattiche e le strategie americane.

La posta in gioco è quindi davvero notevole, anche sul fronte economico.

A parte le conseguenze che un’escalation in Siria potrebbe avere su prezzi dei carburanti e sulle dinamiche inflattive, oltre che, evidentemente, sui mercati finanziari, va proprio presa in considerazione la prospettiva, negli anni a venire, del consolidamento di una leadership russa nel commercio di armi a livello mondiale, a tutto svantaggio degli USA.

 

QUESTO SI RIVELA UN PERIODO DENSO DI EVENTI A LIVELLO INTERNAZIONALE.

ALL’ORIZZONTE SI PROFILA ANCHE IL G 20.

COSA PENSA POSSA USCIRE DAL SUMMIT?

In genere, questo tipo di eventi non produce particolari risultati concreti, a livello economico.

In questo caso, infatti, l’importanza del summit è legata più al confronto tra USA e Russia proprio sulla questione siriana, che ad altri aspetti.

E soprattutto in tale ottica sono molti gli osservatori che lo seguono.

 

MA VENIAMO AI MERCATI:

A SUO AVVISO A COSA SOPRATTUTTO DOVREBBE FARE ATTENZIONE UN INVESTITORE O TRADER DI MEDIO/LUNGO TERMINE SULLE PRINCIPALI BORSE INTERNAZIONALI?

Come dicevo in precedenti interventi, a mio avviso occorre fare particolare attenzione ad un duplice livello di supporto dinamico.

Finchè questo reggerà, il trend strutturale, di lungo termine, dei mercati azionari, permarrà ancora rialzista, mentre un cedimento segnalerebbe inversione di trend.

Questo livello è rappresentato in primo luogo dal bordo inferiore dei canali rialzisti di lungo, in cui i corsi delle principali borse occidentali sono tuttora inseriti.

Altro importante livello è costituito dalla griglia di Attila dell’anno in corso.

Di seguito ecco indicati in sequenza i due livelli, primo livello la griglia di Attila dell’anno in corso, quindi il supporto grafico di lungo, per i principali mercati azionari.

Da sottolineare che, trattandosi di livelli dinamici, cambiano nel tempo.

FST MIB       16442 15470

DOW JONES 14381 14300

DAX               7987   6020

EUROSTOXX   2674  2060

I due livelli supportivi potrebbero essere interpretati nel seguente modo:

segnale di alert la rottura del primo, segnale di conferma la rottura del secondo.

 

 

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